mercoledì 31 dicembre 2014

A SCUOLA DI GENDER


Anche a Pesaro la propaganda "gender" nelle scuole, è molto vicina a realizzarsi attraverso libretti che verranno distribuiti ai ragazzi; un progetto di indottrinamento agli studenti tendente a sconvolgere la famiglia naturale in nome "Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)."  Sostengo che l'educazione sessuale non deve essere fatta nelle scuole, ma deve essere lasciata alla famiglia, visto che la materia riguarda la parte più intima di ogni persona.  La famiglia è esperta in umanità più di qualsiasi esperto, anche perché la vita non è un talk show, ma è una cosa seria. Semmai, aiutiamo la famiglia a svolgere questo compito, senza sottrarlo alla stessa, convinto che la famiglia è il luogo naturale dove l'individuo possa maturare la propria sessualità. E poi c’è da rispettare la mitica privacy, che mai è stata violata come da quando è stata regolata per legge. E poi, ancora, occorre rispettare la concezione della famiglia dello studente, in un campo in cui essa è strettamente legata alla concezione della vita, su cui la scuola non può e non deve intervenire in modo indiscriminato e, ultimamente, violento. Sono sicuro che molte associazioni educative sarebbero disposte a sostenere con convinzione una battaglia di sostegno di come educare i propri figli anche sessualmente senza bisogno di delegare ad un libretto tali insegnamenti. Un personaggio come Mario Adinolfi, il giornalista, scrittore, nonchè ex deputato del PD (sarà a Pesaro il 10 gennaio 2015), divenuto punto di riferimento nel mondo cattolico per la difesa dei valori etici dopo l'uscita del suo nuovo libro "Voglio la mamma". Si tratta di un testo piccolo sia perché corto sia perché tascabile, ma che tuttavia non è azzardato elevare ad autentico manifesto contro l’abolizione della mamma che alcuni vorrebbero. E, con la mamma, anche di tutti quegli equilibri propri di qualsivoglia società che aspiri ad un ordine, a partire da quello familiare, imprescindibile in assenza della figura femminile e materna. Che fra le altre cose, come acutamente fa notare l’Autore, rappresenta anche un formidabile rimedio contro le derive eugenetiche.
Tonucci Massimo
MA COSA E' QUESTO GENDER?
La questione del "genere" (in inglese gender) è un incrocio fra una dottrina pseudo-scientifica e un bisogno politico, che ha finito col tramutarla in ideologia.
Nella cultura mass-mediatica il termine è ormai egemonico e ha sostituito - anche negli studi internazionali e nelle analisi di sostegno al terzo mondo - il termine sesso. Il linguaggio recepisce velocemente i cambiamenti e il nostro caso non fa eccezione, tanto che questo nuovo significato di genere è passato all'interno delle nostre culture. La teoria del gender è una idea che sostiene la non-esistenza di una differenza biologica tra uomini e donne determinata da fattori scritti nel corpo, ma che gli uomini e le donne sono uguali da ogni punto di vista; c'è quella differenza morfologica, ma non conta niente. Invece la differenza maschile/ femminile è una differenza esclusivamente culturale, cioè gli uomini sono uomini perché sono educati da uomini, le donne sono donne perché sono educate da donne.
Se non ci fossero queste costruzioni culturali non ci sarebbero differenze tra donne e uomini e il genere umano sarebbe fatto di persone uguali. In tal modo la sessualità viene dissociata dalla personalità, non viene naturalmente connessa con la costruzione di una persona.
Pesaro 31.12.2014
Pecos Bill




lunedì 29 dicembre 2014

E' zi Federico










U n'è mai senza un brisul d'ambizion
che me a pens a chi dè, a che tinël
dla casina suleda, e cal riunion
di pariínt torna ló, tott j ann d'Nadêl;

e quand, dal võlti, me a s'era un burdel
e' cunteva ad chi timp e dla person
dla su cundana a morta che a scultêl
t'a t'sintiva int' e' sangv cmà un buliron.

Ancora u m' pê d'avdél: la berba bienca;
u m'pé ad sintì cla su parola frenca
int' j occ sempar un vel d'malinconia.

Anma temprêda a fugh, innamurêda
dla su tëra ch'la n'trema e dla su feda
ch'la s' taglia al veni par no fê la spia!

Pietro Comandini

LO ZIO FEDERICO. (Comandini) – Non è mai senza un poco di ambizione – che io penso a quei giorni, a quel tinello – della casetta assolata e a quelle riunioni – dei parenti intorno a lui, tutti gli anni di Natale, - e quando, alle volte, io ero un bambino, raccontava di quei tempi e della prigione, - della sua condanna a morte , che ad ascoltarlo – ti sentivi nel sangue come un rimescolio. - Ancora mi pare di vederlo. La barba bianca; mi pare di d'ascoltare quella sua parola franca – negli occhi sempre un velo d'i malinconia. -Anima temprata al fuoco, innamorato- della sua terra che non trema e della sua fede – che si taglia le vene per non fare la spia (tentò di tagliarsi le arterie ai polsi ed all'inguine in carcere con i cocci di un bicchiere rotto per la paura di fare delle rivelazioni sotto il dolore della tortura).

Ma chi era zi Federico di cui parla il nonno Pierino? Cosa poteva raccontare nelle veglie di Natale con tutti i parenti avanti al caminetto nel tinello della piccola casa di Cesena? Racconti che facevano rimescolare il sangue del nonno, autore di questa poesia, allora ancora un semplice “burdello” (ragazzino)?

Zi Federico era uno dei sei fratelli di Giacomo Comandini padre di Pierino. Nel 1853 venne da Mazzini l'ordine ai patrioti romagnoli di tenersi pronti, ma il moto iniziato il 6 febbraio a Milano, fu spietatamente represso con ventiquattro impiccati in Lombardia, tre fucilati a Ferrara ed arresti a non finire nel Lombardo-veneto, nelle Legazioni e nelle Marche. Tra questi c'era anche lo zio Federico arrestato a Faenza il 18 luglio dagli austriaci nonostante il tentativo di fuga sui tetti di una casa accanto.

Da quel momento non vide più la moglie ed il figlioletto e, trasferito a Bologna in catene, non tornò a casa se non il 23 giugno del 1865 dopo dodici anni. Accusato di “ripristino di società segreta e di promossa insurrezione” nonostante le torture, non parlò negando ogni cospirazione. Durante l'interrogatorio durato diversi giorni, nel timore di non potere resistere alle torture, tentò di uccidersi tagliandosi le vene con i vetri di un bicchiere rotto, ma un medico militare fece in tempo a salvarlo. Il 18 gennaio del 1855 fu condannato con altri 37 compagni per alto tradimento alla “pena di morte con la forca” con commutazione alla pena in sei anni di prigione “in ferri” .
Dopo essere stato rinchiuso in diverse carceri venne inviato al carcere di Paliano (Castello ancora oggi adibito a carcere modello per i pentiti) dove rimase più di dieci anni. Doveva scontare sei anni, ma a causa della partecipazione ad un ammutinamento e tentativo di fuga fu di nuovo condannato prendendosi una seconda condanna a morte, (commutata dal Papa in galera in vita con obbligo di custodia l'11 gennaio, il giorno dopo che Vittorio Emanuele aveva pronunciato il discorso del “grido di dolore”.
Dopo la guerra vittoriosa di Magenta e Solferino le Romagne si staccarono dallo Stato della Chiesa e furono riunite al Piemonte, ma i prigionieri politici dello Stato della Chiesa non furono però liberati. Nel 1964 venne concessa la possibilità di liberazione purché il prigioniero firmasse una semplice domanda di Grazia al Pontefice, ma Federico si rifiutò perché, piuttosto che firmare, preferiva morire in carcere. Solo nel 23 giugno 1865 uscì di prigione senza firmare alcuna domanda di Grazia.

Pesaro li 16 giugno 2011

Paolo Emilio Comandini



giovedì 25 dicembre 2014

AUGURI A TUTTI GLI AMICI DI PECOS BILL


In questo blog vi è un contatore che registra le visite fatte a Pecos Bill. Ad oggi sono 5195. Mi sembra impossibile. Ai miei amici ed agli amici di Pecos Bill auguro i più cordiali auguri di un sereno e felice Natale ed un migliore Anno Nuovo 2015. Se qualcuno fosse tentato di scoraggiarsi per la situazione critica in cui si trova l'Italia non lo facia perchè rispetto al Natale del 1943 (leggi la preghiera di Natale del 43 pubblicata in questo blog)  non c'è paragone. Il Signore ci ha aiutato allora e lo farà ancora:: basta pregarlo e fare ciascuno il proprio dovere.
Natale 2014
Pecos Bill

domenica 21 dicembre 2014

Bravo Benigni !

Che dieci milioni di persone siano rimasti incollati al televisore a seguire i "Dieci comandamenti" è uno di quelli eventi che vanno catalogati nella categoria  dell'imprevisto. Un incantatore come Roberto  Benigni mi ha colpito per la nettezza e correttezza con cui ha saputo presentare tale narrazione. Qualcuno ha lodato la laicità della sua posizione, ma sinceramente non capisco come si possa presentare diversamente e soprattutto in modo convincente e convinto, un argomento così impegnativo. Avessero molti dei nostri sacerdoti l'entusuasmo di parlare di Dio con tale maestria come ha fatto Benigni! Parole che vanno a provvocare quell'accumolo di pesantezza dettato dall'autoreferenzialità, dal formalismo, dallo spiritualismo e clericalismo, concentrati su una dimensione prettamente dottrinale. Benigni ha fatto riflettere, un' impresa quasi impossibile quella di leggere quel Decalogo come il più grande regalo per noi umani. Che bello se fosse davvero cosi' ... e poi mi sono detto:  ma è proprio questo il modo di leggere la Bibbia! E quel commento sul terzo comandamento  (ricordati di riposarti il settimo giorno perché anche Io mi sono riposato e riposandomi ho potuto contemplare la bellezza di quanto avevo fatto; e questo per noi diventa occasione per la gioia, la condivisione, l'amicizia, il perdono, la pace, e tutto ciò che c'è di bello, buono  giusto in un momento di pausa dalla fatica del lavoro quotidiano). Uno dei tanti passaggi citati dall'attore quello dall'amore insegnatoci da Cristo: "Gesù  ha fatto della sua vita un capolavoro d'amore, ha voluto portare l'amore alle estreme conseguenze "Ma è stato bravo a non fare sconti, a non prendere in considerazioni le possibili obiezioni, a partire da quella sull'esistenza di Dio.: " Partiamo da un presupposto che non ho nessuna intenzione di mettere in discussione", ha detto iniziando "Dio c'è". Un altro aspetto ha sottolineato l'attore è quello del concetto sconosciuto ai più che Dio mi ama. Ama ciascuno ad uno ad uno: " Io sono il Signore Dio tuo". Dio è amore saremo giudicati sull'amore! Insomma la proposta di una religiosità come l'ha fatta Benigni è davvero affascinante e non può essere solo un momento bello da dimenticare col passare dei giorni. Bravo Benigni, perchè hai proposto uno sguardo religioso sulla vita come lo sguardo più appasionante possibile. E perchè come ha detto recentemente Papa Francesco, ha dimostrato cosa succede quando si ha il coraggio di "risvegliare le parole".
Pesaro 20.12.2014.
Massimo Tonucci



CITY BRAND


Chissà perché si continua ad usare termini anglosassoni per indicare cose e concetti che hanno un preciso termine in lingua italiana comprensibile a tutti. Si parla di brand, city brand, per indicare il marchio, il marchio della città di Pesaro; sia il Brand che il Marchio derivano dalla parola “fuoco” che rendeva incandescente il marchio di ferro applicato sulle carni del bestiame per indicarne il proprietario. Marchio e brand hanno la stessa etimologia.
Tralasciando ogni considerazione sulla necessità di dotare la città di Pesaro di un marchio, avendo Pesaro dei “marchi” distintivi ben più esclusivi e conosciuti in tutto il mondo come l'immagine di Rossini, la Palla di Pomodoro – pardon “the tomato ball”-, la Rosa di Pesaro, quello che occorre rilevare è come un marchio per essere tale e svolgere la sua funzione deve essere nuovo, originale, deve avere i requisiti della novità rispetto alla generalità e, se non è nuovo non può essere registrato e, se registrato può essere annullato dal precedente titolare che può agire anche per contraffazione. E perché ci sia contraffazione non occorre che il marchio sia uguale, ma basta che sia confondibile e nel nostro caso i due marchi sono oggettivamente confondibili ed il nuovo marchio per questo può essere oggetto di azione giudiziaria da parte di chi lo ha usato per primo e tanto più da chi lo ha registrato. Il pericolo ed il danno sarebbe maggiore se l'azione venisse esercitata dopo che il marchio concorrente è stato usato e divulgato. Quindi sarebbe prudente mettere il “cuore” in pace e rinunciare al cuore oppure ottenere la licenza dal titolare del marchio registrato.
Per quanto riguarda poi la originalità del marchio, credo che un concorso di idee sarebbe stato utilissimo, un concorso fatto tra gli alunni delle scuole medie. I bambini hanno una fantasia ed una creatività incredibile.
Pesaro li 14 dicembre 2014

Paolo Emilio Comandini

venerdì 19 dicembre 2014

E’ PETROSS








Ch’ u s’el cla maciulina sotta al ros
sora la neva bienca scanadeda?
El una maciulina ad bel sangr ros
cl’a si’ cascheda a le, cl’a si’ cascheda?!

Int’l’eria grisa e cruda una fumeda
ad nebbia fulta la ven so da e’ fos
bienca la seva, i fli^, bienca la streda
e un vent che pela e giaza e’ sangr indos.

Un sint’na vosa, un’sved l’ombra d’un s-cen
ma un tich, un frol, ecco fra mez a i rem
e una palina ad pioma int’e’ rastel

la fa d’inchin, la coda un scatarel:
e tich e tich, tich,tich - In cla fuschia
e’ vent e coj che’ chent e’ ul porta via!...

Pietro Comandini


IL PETTIROSSO. Cos'è quella macchiolina sotto rossa/ sopra la neve bianca calpestata? / E' una macchiolina di un bel sangue rosso / che sia cascata lì, che sia cascata?! / nell'aria grigia e cruda una fumata/ di nebbia fitta e viene su dal fosso / bianca la selva, i filari, bianca la strada / e un vento che pela e ghiaccia il sangue addosso. / Non si sente una voce, non si vede l'ombra di un cristiano/ ma un tich, un frullo / ecco fra mezzo ai rami / e una pallina di piume nel cancello / la fa un inchino, la coda un scattarello: / e tich e tich, tich tich – in quella foschia / il vento coglie quel canto e lo porta via./

martedì 16 dicembre 2014

MUSEO NEL CONVENTO UNA OCCASIONE PERDUTA

Per adibire l'ex Convento dei frati di via San Francesco ad uffici del Tribunale - il volume interno del quale è costituito prevalentemente da ampissimi corridoi, scalinate ed un grandissimo salone - per ricavare gli spazi adatti ad uffici vennero create sovrastrutture di legno e vetro riducendo impropriamente lo spazio dei corridoi dove era possibile.
Non si vede come tale edificio possa ospitare una serie di uffici come quelli che si vogliono mettere per l'urbanistica senza rifare diverse ed improprie sovrastrutture o ristrutturare completamente l'immobile deturpandolo, ammessa e non concessa l'autorizzazione della Sovraintendenza alle belle arti.
Adibire questa struttura a uffici per burocrati è una follia, mentre al contrario l'edificio sembra fatto apposta per un museo per gli ampi spazi che offre e per la grande luminosità dei locali.
Rinunciare ad adibire a museo la struttura è ancora più grave se si considera il contesto in cui viene presa questa decisione da parte della maggioranza contro la minoranza in Consiglio Comunale.
La Biblioteca Museo Oliveriano scoppia per mancanza di spazio. Si vuole abbattere la scuola ex Bramante, edificio storico della città e caro ai pesaresi, quando l'Istituto Agrario Cecchi deve emigrare a Fano per mancanza di aule. Si vogliono
sostituire le con appartamenti e negozi quando i negozi si svuotano e chiudono in serie e gli appartamenti rimangono invenduti e non affittati. Si crede di risolvere un problema finanziario con un gioco a Monopoli che, in attesa della improbabile soluzione renderà l'edificio svuotato e decadente come la nave di Novilara.
Pesaro li 12.12.2014.

P.Emilio Comandini



domenica 14 dicembre 2014

“La piida”











Sdaza burdela, mortla te Palmina;
te corr int’l’era e porta una fasena;
to zo d’int’e’ camin, te, birichina,
la vecia teggia nira; la farena
l’é bona e bienca e u jé la matra pina..

..Ed ecco ch’us spargoja int’ la cusena
cun la fiama cl’arstora, una nuvlina
ad cl’udor che dis; magna, ench st’a n’e fema!

Oh vecia piida cun e’ squaquaron
che sguezza da l’urel di tu quadret,
t’arcordat al clazion sora e’ rivel

a l’eria averta sota e’ nost polmòn?!
Piida e Rumagna, spigul e cor scét;
fasim donca turné dl’etr...un burdel!..
Pietro Comandini
La piada
Staccia ragazza e impasta te Palmira;/tu corri nell'aia e prendi una fascina;/prendi là nel camino, tu biricchina,/la vecchia teglia nera; la farina/ è buona e bianca, e ce n'è una madia piena.../ ...ed ecco che si sparge nella cucina/ con la fiamma che ristora, una nuvolina/ di quell'odore che dice: mangia anche se non hai fame!/ Oh vecchia piada con lo squacquerone / che sborda da l'orlo del tuo quadrato,/ ti ricorda la colazione sopra quel gradino/ e l'aria aperta sopra i nostri polmoni?!/ Piada di Romagna, spigolosa dal cuore schietto;/ fammi tornare ad essere un ragazzo!

martedì 9 dicembre 2014

NOTTE SENTIMENTALE









Notte scura,
scaglie taglienti
lacerano il cielo
per poi infrangersi come i sogni miei.
Vento freddo che mi congeli
e mi porti via
im questo giorno
di tristezza e malinconia.
Da dietro alla finestra
sto ad ammirare
questo spettacolo
di morte
e di dolore
e tutte le persone
piccole laggiù
sotto quell'ombrello
si sentono protette
dalla pioggia

Ottaviano Comandini

nato a Pesaro il 5 agosto 2004

PREGHIERA DI NATALE 1943




Signore, la notte di Natale,
la santa notte della vostra nascita,
passa in questo tempo così crudele
dove la pietà sanguina di sofferenza.

Signore, la notte è molto scura,
nei cieli non si vedono stelle:
i pastori, muti, camminano nell’ombra
popolata di spie che l’ombra vela.

L’altare oscuro, la chiesa deserta
accumula la folla dei nostri morti:
dei colpi cupi danno loro l’allarme,
essi vi raccomandano la nostra sorte.

Signore, ahimè, le nostre donne piangono,
le nostre madri piangono sui loro figliuoli;
i loro figliuoli, Signore, che muoiono
per mancanza di calore e di alimenti.

Bambino Gesù, salvate i nostri fratelli,
asciugate le lacrime da quegli occhi:
che la pace abbrevi la nostra miseria
e riaccenda i nostri focolari così vuoti.

Così vuoti e così muti in quest’ora
che la vostra nascita ha consacrato;
guardate, Dio, vostra madre che piange
sopra la mangiatoia ove foste ospitato.

Non respingete la preghiera,
Signore, in questa notte di Natale;
voi che, per sollevare la nostra miseria
avete lasciato l’Eterno.

                                    *Federico Comandini-26 dic.1943
                                                                        LE TEMPS PERDU Roma, 11 gennaio 1947.

sabato 6 dicembre 2014

DEBITO PUBBLICO e CRISI ECONOMICA

L'Italia ha accumulato un debito pubblico che dicono enorme. Come si è originato e perché?
Possiamo dire che in tutti gli anni passati -tralasciamo le ragioni sociopolitiche- lo Stato ha sempre speso più di quello che poteva permettersi in relazione alla ricchezza prodotta dal paese, indebitandosi insieme alle Regioni, Provincie,Comuni e a tutti gli enti pubblici. Se fossero state aziende private, avrebbero dovuto essere dichiarati falliti da un bel pezzo.
Ma a questi soldi spesi sono corrisposti a equivalenti entrate di altri soggetti: stipendi, prebende, rendite, pensioni e onorari. Pensioni di invalidità a tutti, opere incompiute, fondi a gruppi consiliari dei partiti, insomma una spesa incontrollata ed incontrollabile.
Una massa monetaria andata nelle tasche degli italiani con accumulo di un debito coperto con titoli di credito emessi dallo Stato che produceva inflazione che costituiva un onere per gli stessi italiani che vedevano diminuire il potere di acquisto della moneta da loro percepita.
Ma tale sistema di riequilibrio ora non funziona più con la moneta unica la cui stabilità è difesa strenuamente dalla Germania.
L'Italia è rimasta incastrata. Infatti non può pagare i debiti con l'inflazione come prima e deve rimborsare il debito pubblico in altro modo; cioè in contanti? Impossibile! E' già una impresa raggiungere il pareggio di bilancio, figuriamoci pagare contanti i miliardi di debito.
Una famiglia che ha debiti che non può pagare cosa fa? Se ha un patrimonio lo vende e con il ricavato paga i debiti. I creditori possono aspettare riscuotendo gli interessi, perché sanno che il debitore ha un patrimonio a garanzia, ma quando è necessario aggrediscono il patrimonio del debitore. Nel caso della Stato le garanzie del pagamento del debito sono costituite dal suo patrimonio che può essere messo in vendita. Nel nostro caso però si apre il discorso della fattibilità pratica della cosa il che comporta un ragionamento a parte.
Ora c'è da considerare che gli italiani, che hanno avuto redditi monetari che non avrebbero avuto con uno Stato meno spendaccione, come li hanno spesi?
Per la particolare propensione per il risparmio si può dire che buona parte dell'extra reddito gli italiani li hanno risparmiati investendoli in beni durevoli e questo non è una fantasia perché la Merkel, ha stimato che le famiglie italiane hanno un patrimonio superiore di due terzi rispetto alle famiglie tedesche.
Allora lo Stato italiano ha sperperato, facendo debiti, ma le famiglie hanno aumentato il loro patrimonio che è superiore a quello di altri paesi.
Questa analisi da un lato potrebbe consolarci come paese, ma vediamo gli effetti di questa situazione oggi.
Lo Stato è indebitato; le famiglie, per la crisi che conosciamo sono indebitate; lo Stato e le famiglie hanno patrimoni. Lo Stato e le famiglie debbono vendere. Lo Stato e le famiglie non trovano compratori. Il loro patrimonio si svaluta per questo e si svaluta ancora di più quando lo Stato applica tasse esagerate sui patrimoni.
Se il patrimonio si svaluta ci rimettono anche i creditori. E allora cosa si potrebbe fare?
Ridurre l'imposizione fiscale su gli immobili, non gravare di imposte gli immobili non affittati o non adibiti ad una attività produttiva perché l'imposizione in questi casi diventa una patrimoniale che annulla con il tempo il valore economico del bene. Inoltre occorrerebbe disporre l'esenzione dalle imposte per gli immobili compravenduti per un periodo anche limitato dalla data della cessione. Lo Stato di fronte alla diminuzione di queste imposte vedrebbe aumentare le entrate per le imposte sui trasferimenti come la imposta di registro e catastale.

Pesaro li 5 Dicembre 2014


P.E.Comandini

venerdì 5 dicembre 2014

RICCARDO MUTI E L'EDUCAZIONE MUSICALE



Cinque anni fa sulle pagine del Resto del Carlino una mamma si lamentava per la spesa obbligatoria che aveva dovuto affrontare per l'acquisto di una pianola richiesta dalla insegnante di musica di sua figlia. Non riteneva giusto che per insegnare la musica si dovesse necessariamente comprare un simile e costoso strumento. Non si può che dare ragione a questa mamma. Ai tempi in cui andavano a scuola i miei figli era richiesto un economico piffero di legno con il quale, per un periodo fortunatamente breve, vennero in casa imparate le sette note musicali. Sui pifferi di legno, in occasione della sua visita a Pesaro, fece un garbata ironia il Maestro Muti quando, tra le tante cose interessanti da lui dette, a proposito della educazione musicale nelle scuole, disse che in tanti paesi da lui visitati la musica la insegnano ai bambini con il canto. Riteneva, questo, il mezzo migliore per insegnare la musica. Raccontò di essere rimasto commosso vedendo, mi pare in una scuola israeliana (ma questo non lo ricordo bene), cantare insieme, bambini di diverse razze e culture. Imparare la musica con il canto non costa nulla, ma è, anche socialmente parlando, estremamente educativo. O forse insegnare ai bambini Bianco Natale potrebbe non essere politicamente corretto: i soliti, potrebbero dire che questo offenderebbe la sensibilità di bambini di altre religioni! Peraltro nulla impedirebbe di insegnare e cantare anche canzoni di altri paesi e culture.

Pesaro li 5 dicembre 2014.


P. Emilio Comandini 

Cinque anni fa sulle pagine del Resto del Carlino una mamma si lamentava per la spesa obbligatoria che aveva dovuto affrontare per l'acquisto di una pianola richiesta dalla insegnante di musica di sua figlia. Non riteneva giusto che per insegnare la musica si dovesse necessariamente comprare un simile e costoso strumento. Non si può che dare ragione a questa mamma. Ai tempi in cui andavano a scuola i miei figli era richiesto un economico piffero di legno con il quale, per un periodo fortunatamente breve, vennero in casa imparate le sette note musicali. Sui pifferi di legno, in occasione della sua visita a Pesaro, fece un garbata ironia il Maestro Muti quando, tra le tante cose interessanti da lui dette, a proposito della educazione musicale nelle scuole, disse che in tanti paesi da lui visitati la musica la insegnano ai bambini con il canto. Riteneva, questo, il mezzo migliore per insegnare la musica. Raccontò di essere rimasto commosso vedendo, mi pare in una scuola israeliana (ma questo non lo ricordo bene), cantare insieme, bambini di diverse razze e culture. Imparare la musica con il canto non costa nulla, ma è, anche socialmente parlando, estremamente educativo. O forse insegnare ai bambini Bianco Natale potrebbe non essere politicamente corretto: i soliti, potrebbero dire che questo offenderebbe la sensibilità di bambini di altre religioni! Peraltro nulla impedirebbe di insegnare e cantare anche canzoni di altri paesi e culture. Pesaro li 5 dicembre 2014. P. Emilio Comandini

Cinque anni fa sulle pagine del Resto del Carlino una mamma si lamentava per la spesa obbligatoria che aveva dovuto affrontare per l'acquisto di una pianola richiesta dalla insegnante di musica di sua figlia. Non riteneva giusto che per insegnare la musica si dovesse necessariamente comprare un simile e costoso strumento. Non si può che dare ragione a questa mamma. Ai tempi in cui andavano a scuola i miei figli era richiesto un economico piffero di legno con il quale, per un periodo fortunatamente breve, vennero in casa imparate le sette note musicali. Sui pifferi di legno, in occasione della sua visita a Pesaro, fece un garbata ironia il Maestro Muti quando, tra le tante cose interessanti da lui dette, a proposito della educazione musicale nelle scuole, disse che in tanti paesi da lui visitati la musica la insegnano ai bambini con il canto. Riteneva, questo, il mezzo migliore per insegnare la musica. Raccontò di essere rimasto commosso vedendo, mi pare in una scuola israeliana (ma questo non lo ricordo bene), cantare insieme, bambini di diverse razze e culture. Imparare la musica con il canto non costa nulla, ma è, anche socialmente parlando, estremamente educativo. O forse insegnare ai bambini Bianco Natale potrebbe non essere politicamente corretto: i soliti, potrebbero dire che questo offenderebbe la sensibilità di bambini di altre religioni! Peraltro nulla impedirebbe di insegnare e cantare anche canzoni di altri paesi e culture.

Pesaro li 5 dicembre 2014.



P. Emilio Comandini

giovedì 4 dicembre 2014

Detti pesaresi di Carlo Giardini III



25 – “Patacuc el gioga a bocia ferma”.
Non cantar mai vittoria finchè la cosa non è conclusa.

26 – “L’ha tut i vizi cum e Gagen”
L’ha tutti i vizi com è la volpe.

27 – “L’ha ian d’Asiari”
Un centenario.

28 – “Bambin de ges”
Si dice di un bambino molto carino si paragonano ad una statuetta del Bambin Gesù nel Presepio.

29 – “T’si quaon o t’fa la mor?”
Sei proprio sciocco o sei rincitrullito perché sei innamorato?

30 – “Se chi birb in inquaonasa i quaon cum i faria?”
Se i furbi non si potessero gabbare i meno furbi come farebbero?

31 – « La bol sa du batech! 
Si dice quando la situazione è grave.

32 – “Bugiard cum un cheva dent!”
Nelle fiere e nei mercati i cavadenti promettevano l’estrazione indolore. Invece!

33 – “Facia franca metà d’la spesa”.
Non bisogna essere timidi.

34 – “Le jè cume le puten S’negaia: al giorne le fa cagnera a la not le fa ciataja”.

35 – “Vat fe b’nedì sa un scurcel ruded”.
Vai a farti benedire con una accetta ben affilata.

36 – “La fadiga e el pen bron la jè fata par i minchion”.
Lavori faticosi e pane scuro sono per i fessi!
Il pane scuro che conteneva molta crusca, costava meno ed era meno buono.

37L’è cum a de le m’laranc mal baghen.
E’ inutile dare qualcosa di prelibato a chi non sa apprezzare.

38 – “Ta da fe la fen d’la gagia d’Barul”.
Era una simpatica gazza addomesticata che gironzolava sempre nella cucina dell’osteria di Barul (personaggio citato anche in una poesia di Pasqualon): a forza di ficcare il naso dappertutto è caduta in un caldaio d’acqua bollente.

39 “Ta da fe la fen del bach d’Lucheta”.
Bach (giovane ovino) che si allontanava dal gregge per andare a curiosare qua e là; entrato nel recinto della scrofa, questa gli ha mangiato la testa.

40 – “Luca de La aluca “.
Prendere in giro, canzonare.
40 – “E’ not enc’è un pugn d’erba”.

Proverbio contadino che si riferisce a una giornata durante la quale non si è concluso nulla.

mercoledì 26 novembre 2014

ELEZIONE DEI CONSIGLI DI QUARTIERE

L'esito delle elezioni dei Consigli di Quartiere è stato molto deludente per la scarsissima partecipazione degli elettori. Per quanto riguarda la Lista di Centrodestra “Insieme per Centro Mare” sono stati eletti due consiglieri e precisamente Redaeli Michele e Marchetti-Felici-Giunchi Paolo.
Per la lista “Insieme per Porto-Soria” sono stati eletti tre consiglieri e precisamente Capozzi Gianpaolo, Cambrini Magda, Forlani Ivana.
La scarsissima partecipazione al voto da parte dell'elettorato moderato ha favorito le liste di sinistra che hanno ottenuto la maggioranza dei seggi anche in questi quartieri in cui tradizionalmente erano in minoranza.

In verità questa competizione elettorale democratica è stata completamente ignorata dai mass media sia prima che dopo.

La importanza di questi organismi è stata sottovalutata ed è a dire che in passato hanno svolto una attività di contrappeso al potere della Giunta oltre che di proposta impedendo lo stravolgimento del Borgo cittadino in occasione del Piano Particolareggiato del Centro Storico, la realizzazione del Museo del Mare e la creazione del Parcheggio del Curvone.
Peraltro nei Consigli di Quartiere prevalgono non tanto i numeri dei voti di maggioranza, ma le buone idee e proposte e l'impegno delle persone. Buon lavoro!
Pesaro li 26 novembre 2014.
P.E. Comandini


CARPEGNA









Di bianche nevi tutto il capo avvolto
mite colosso tu, le degradanti
vette, o Carpegna guardi , austero il volto.
Portano ancora a te le nubi i canti

degli antichi pastori e delle erranti
mandrie il tinnìo. Aspero ed incolto
ti sorride il Simone, e di fragranti
biade ferace, Montemaggio folto

e d'olivi. Di Guido e dei tuoi conti
si sussurran le imprese nei tramonti
le annose querce; e parlano di Dante.

Tu l'odi e taci e là tra feltro e feltro
vigile nume t'ergi, ermo, vigile, gigante,
culla gloriosa un dì dei Montefeltro!

P.Comandini
Castelli di Romagna e Montefeltro” 1931.



lunedì 24 novembre 2014

VIALE TRIESTE NON HA PACE?

A seguito della interrogazione del Consiglieri Andreolli e Crescentini l'assessore del Comune di Pesaro ha comunicato che il progetto del Parcheggio sotterraneo di Viale Trieste, poi abortito, è costato 96.202 euro per progetto, accatastamento, indagine geologica, business plan, per consulenze legali ecc. L'assessore sottolineava che di questa somma una parte pari al 70% 65.ooo non sarebbe stata sprecata perché parte del progetto sarebbe utilizzabile per la ristrutturazione e la pedonalizzazione di Viale Trieste.
A parte ogni considerazione circa la validità di un opera che comportava grosse problematicità e e riserve che apparivano subito fin dal momento della sua ideazione, quello che ora preoccupa è l'intenzione di insistere nel progetto di pedonalizzazione di Viale Trieste per i motivi, tuttora validi, esposti nel 2011 che qui di seguito si riportano:

Effetti della pedonalizzazione sulla circolazione.
Il traffico che si svolge su Viale Trieste che è già intenso diventerà ancora più importante con il completamento del nuovo Porto Turistico. Questo traffico verrebbe dirottato su viale Trento e Cesare Battisti che sono attualmente già oberati di traffico ed intasati dai parcheggi liberi ed a pagamento. Su queste vie si accumulerebbe il traffico e la richiesta di parcheggi liberi con il disagio che si può facilmente immaginare. Questi parcheggi liberi sono utilizzati dai residenti, ma, per lo più dai cittadini che lavorano e si recano in Centro e al Mare.
Il progetto del parcheggio che si ispira al parcheggio realizzato a Riccione, si inserisce in un contesto che è molto diverso rispetto a quella della cittadina balneare romagnola. Per quanto riguarda la pedonalizzazione (che non è chiaro se permanente o temporanea), la situazione di Pesaro rispetto a quella della città romagnola è del tutto differente.
Riccione è una cittadina essenzialmente turistica, mentre Pesaro è un centro turistico, residenziale e commerciale di importanza non paragonabile a Riccione.
Su viale Trieste gravita sia d'estate che di inverno un traffico che non è solo turistico ma al servizio di un quartiere residenziale intensamente abitato tutto l'anno oltre che commerciale per le attività che vi si trovano e soprattutto è di collegamento della città con il porto.
La domanda di acquisto dei 360 stalli da parte dei privati potrebbe essere inadeguata rispetto alle aspettative per la esistenza nei giardini delle ville di spazi adibiti a parcheggi e per il fatto che molti Alberghi ne sono già forniti forniti (v. Cruiser, Caravelle, Clipper ecc.). La domanda da parte dei residenti del Centro storico non si può prevedere per la distanza e per il fatto che questa domanda è stata in parte soddisfatta dal parcheggio del Curvone.
Gli alberghi potrebbero affittare posti macchina agli ospiti estivi, però sarebbe poco remunerativo per il periodo di tempo limitato.
Da un punto della circolazione la pedonalizzazione fissa del viale sarebbe una perdita secca della “economia della viabilità” della città.
Pesaro li 30 settembre 2011
Paolo Emilio Comandini

Non si capirebbe la necessità di andare a fare spese per modificare un viale che si presenta ancora decentemente, piuttosto che risanare tutti i viali ed i marciapiedi della zona mare.

Pesaro li 24 novembre 2014.


P.E.Comandini 

venerdì 21 novembre 2014

EMIGRANTI ED IMMIGRATI



A otto anni per la prima volta ho incontrato “l'emigrante” leggendo un libro di Anna Perodi che narrava la storia di “Bernoccolino”, un ragazzetto figlio di due siciliani emigrati in America. Rimasto orfano, Bernoccolino deve tornare in Italia, a Palermo, dalla sua vecchia e povera nonna che abitava in un “castro” (una specie di bottega a pian terreno, senza finestre, che prende aria dalla porta e che corrisponde al “basso” napoletano) sito nella parte più degradata di Palermo. Qui si trova a sopravvivere in un ambiente di pescatori inquinato dalla delinquenza e dalla povertà.
Il secondo incontro con l'emigrante, molti anni dopo, in Urbania dove mi trovavo per ragioni professionali. Avendo alcune ore libere mi misi alla scoperta del fiume, il Metauro, che, provenendo da Barco scorre ai piedi del Palazzo Ducale. Era una mattinata chiara e serena che illuminava il greto del fiume dove l'acqua scorreva limpidissima lungo le sponde ricoperte di erbe e di fiori in una cornice di alberi che non nascondevano la facciata del castello illuminata dal sole. Sembrava di essere tornati indietro ai tempi della Gerusalemme Liberata di Ludovico Ariosto o di vedere le “chiare, fresche dolci acque” del Petrarca. In quel paesaggio incantato, dopo un'ansa del fiume, vidi un uomo intento a pescare con la sua canna. Che bello avere la possibilità di venire al fiume a pescare in quel paradiso.
Fortunato lei che se ne può stare qui tranquillamente a pescare in questo bel posto!” dissi al pescatore, attaccando il discorso. Parlando, venivo a sapere che era un ex minatore tornato in Italia dal Belgio con la silicosi. Dopo tanti anni di miniera, quando i polmoni avevano raggiunto un certo punto di saturazione i minatori venivano, tutti, mandati in pensione, presto, perchè tutti avevano da vivere certamente dieci anni di meno. Fu come mi avessero dato un pugno nello stomaco.
Qualche anno prima di questo episodio mi trovai a trascorrere una notte, sdraiato su di una panca, alla stazione di Basilea. Nonostante avessi un cappotto bello pesante sentivo un gran freddo (quell'anno il lago di Costanza gelò completamente): Al primo albeggiare una svizzerona cominciò a fare le pulizie, aprendo le porte e facendo entrare una corrente gelida. Quando mi alzai per richiuderla mi sentii apostrofare in malo modo in tedesco. Allora mi mi sentii un povero emigrante maltrattato ed abbandonato in un paese straniero.
Nel Pullman che portava un gruppo di avvocati italiani in gita da Boston alle cascate del Niagara c'era, come guida, una signora italiana che parlava un italiano con espressioni ed accento abruzzese che, in America, ci appariva si famigliare, ma anche un po' comico. La guida ci raccontò che lei con i suoi tre fratelli erano tutti emigrati in America. Il primo era stato suo padre che aveva trovato un buon lavoro che gli permetteva di mandare i soldi a casa. Quando il primo figlio maschio aveva raggiunto l'età e voleva partire militare in Africa per una delle guerre del Duce, la madre, non potendo distogliere il figlio da tale proposito disse al figlio: “..vabbè figliu mio, vai. però, prima di partire, va a trovare tuo padre per salutarlo, al ritorno poi farai tu!”
Dopo un po' di tempo il figlio scriveva alla madre dicendo che in America c'erano le automobili, c'era il lavoro e tante altre meraviglie per cui riteneva meglio rimanere lì piuttosto che andare in Abissinia. La stessa cosa fece la madre con gli altri “figli della lupa”. Piano piano tutti si trasferivano in America. Lei, allora, si trovava a fare occasionalmente da guida per turisti italiani e l'interprete. Era tornata recentemente al suo paese in Italia, dopo tanti anni, ma, nonostante i cambiamenti avvenuti, non avrebbe più voluto tornarci. Aveva avuto uno scontro con la burocrazia italiana che l'aveva scioccata non poco. Era rimasta italiana nel cuore, nella lingua ma era fiera di essere Americana. “I am american” diceva con orgoglio, come in altri tempi avrebbe detto: “civis romanus sum”!
Si vuole dare la cittadinanza ai nostri immigrati solo perchè residenti da cinque anni. Il tempo è un requisito relativo: può essere troppo poco o troppo. La cittadinanza andrebbe data solo quando chi la chiede, sinceramente può dire con orgoglio “sono cittadino italiano”. Il problema è quello di fare in modo che tutti gli aspiranti dimostrino di essere degni ed orgogliosi del paese che li ospita, e che non siano come quegli “italiani di nascita” che in nome di una falsa e stupida “multietnicità” sono pronti ad abiurare alla propria cultura, alle proprie tradizioni, alla propria religione e quindi alla propria identità.

Pesaro li 14 gennaio 2007.



Paolo Emilio Comandini

lunedì 17 novembre 2014

“L’automobil”




Poesia in dialetto cesenate



Posta ch’uj vegna un pizighin a umbrela:
mo guêrda sti vigliacch com’i m’ha ardot:
un vstì nov, mes l’et de’,..arviné’ tot!...
I n’ha un riguérd a e’ mond, porca mastela!

Se fa do gozli e un poch ad paciarëla
ch’ i t’ spless sota a la mêlta; e se va sot,
tra la porbia e tra e’ fom it fa un parsot
quand’ int’ ardus come una murtadela!

Mo intent ecco clu ad Rico,...e ch s’a vut dì,
monta so,..monta so...a so munté
e via come e’ vent: mo a meza streda

un caratèr, burdell, un s’vlea scansé
e sona pu,..mo ché: e me a rugì
e dai a che vigliach una rudeda!!

Dr. Pietro Comandini

L’AUTOMOBILE.- Che pigliasse loro un accidente a ombrello (secco)!.../ ma guarda questi vigliacchi come mi hanno ridotto!.../un vestito nuovo, messo l’altro giorno, rovinato tutto!.../non hanno un riguardo al mondo, porca mastella.// Bastano due gocce (di pioggia) e un poco di fanghiglia / che ti seppelliscono sotto il fango; e se va (il tempo) asciutto / fra la polvere ed il fumo ti riducono come un prosciutto (che si mette al camino per affumicarlo) / quando non ti riducono come una mortadella! // Ma ecco che passa colui di Rico: e cosa vuoi dire, / “monta su, monta su...” sono montato: / e via come il vento. Ma a mezza strada / un carrettiere, ragazzi, non voleva spostarsi; e sona pure: macchè: ed io ad urlare:/ “e dà a quel vigliacco una rotata!”..”
La Piè” 9 ott.1928.


venerdì 14 novembre 2014

INCONTRI DI STRADA

Con la sua camminata caratteristica la si riconosce da lontano, anche quando qui al molo c'è nebbia fitta: passo lento e cadenzato oscillante, dondolante a destra e sinistra. “E' la mia schiena che, invece di essere dritta, è fatta così:” e fa con la mano un segno a zg-zag. “E' il risultato di una vita trascorsa su i tetti e capannoni a fare i rivestimenti!” “ Ora mi è rimasto un dolore continuo, ma riesco ancora a fare ogni mattina questa passeggiata lungo il molo”. E' un dolore persistente che mi accompagna durante tutta la giornata e fa parte della mia vita tanto che qualche volta mi sveglio e non sento il dolore ed allora mi spavento perché credo di essere morto!”
Pesaro li 14 novembre 2014.


Pecos Bill

mercoledì 12 novembre 2014

ANCHE LE PIETRE HANNO UN'ANIMA....

Molto tempo fa lessi in un giornale un articolo di uno scrittore o giornalista, ritengo abbastanza noto, trattandosi di un importante quotidiano nazionale, in cui l'autore sosteneva che anche le cose, dovevano avere un'anima. A dimostrazione della sua tesi raccontava un episodio a lui accaduto personalmente. Aveva perso il padre da diverso tempo quando gli era capitato di trovare un oggetto appartenuto al genitore e la vista di tale oggetto, che era stato così intimamente legato alla persona scomparsa, aveva provocato in lui un tale senso di commozione che si era messo a piangere dirottamente, cosa che non aveva mai fatto, neppure quando il padre era morto. Se un piccolo oggetto può avere un'anima, quante anime può avere un edificio che ha visto passare nelle sue aule, per oltre settant'anni, decine di migliaia di giovani pesaresi e tanti docenti e, anche illustri?
Il “Bramante” fa parte della storia di Pesaro e dei pesaresi. Dentro quelle mura venne allestita anche la prima Fiera di Pesaro e venne esposta la prima volta la Medusa di Mengaroni. L'ex “Bramante” potrà essere adibito ad altra funzione, ma non deve essere demolito. E' anche un edificio storico che fa parte della storia della città, come la scuola “Perticari” e il Liceo classico. Non deve essere demolito oltre che per le ragioni esposte dal consigliere Regnoli, perché è nel cuore di tanti pesaresi che non vogliono cancellare la loro storia e i ricordi della loro giovinezza.
Per impedire l'ennesimo scempio sarà sufficiente un appello al buon senso?
Che cosa dicono i geometri, ragionieri, gli insegnati pesaresi che a migliaia sono maturati tra quelle mura e che hanno avuto la fortuna di rimanere a Pesaro e quelli che si sono sparsi in tutta la penisola e che ogni tanto tornano a Pesaro per mostrare la loro città ai loro figli e nipoti? Possiamo sperare in loro, o questi vorranno perdere la loro anima?
Articolo pubblicato 12 o 13 anni fa.

Pesaro 12.11.2014.
Paolo Emilio Comandini



domenica 9 novembre 2014

L'ELEZIONE DEI CONSIGLI DI QUARTIERE

Le elezioni si terranno il 16 novembre 2014 dalle ore 9 alle 19.
I Consigli di quartiere sono molto importanti perchè, oltre ad essere scuola politica per i giovani che vogliono interessarsi ai problemi della Città, hanno un notevole influenza nei conftonti della Giunta Comunale e questo è storicamente provato, infatti a suo tempo il Quartiere Centro ha costretto l'Amministrazione a cambiare il Piano Regolatore del Centro impedendo che tutto il Borgo fosse demolito per fare spazio a enormi condomini. Il Quartiere Mare ha ideato e promosso la costruzione del Parcheggio del Curvone, ha inventato e istituito il Museo del Mare a Villa Molaroni oltre ed ha impedito iniziative sconsiderate della Amministrazione di allora. Pertanto è evidente come sia importante eleggere dei consiglieri che non siano dello stesso colore politico della attuale Governo della Città



per il CENTRO STORICO – MARE
Il seggio è presso la palestra Carducci in via 11 febbraio 68.
Si può dare una preferenza ad un solo candidato o due purchè di genere diverso.
Per la Lista “Insieme per Centro Mare” che fa capo alla candidata sindaco Roberta Crescentini sono
CANDIDATI - Redaelli Michele
- Corrado Maria Luisa
- Spampinato Lucia Rita
- Bambara Pietro
- Marchetti Felici Giunchi Paolo
- Montaccini Mila
- Cecini Angela
- Boschetti Marinella
  • Corsini Simona
PER IL QUARTIERE PORTO-SORIA
il seggio è Baia Flaminia in Piazza Europa, 16
Si può dare una sola preferenza, due purchè di genere diverso.
Per la Lista “Insieme per Centro Mare facente capo alla Candidata sindaco Roberta Crescentini sono
I CANDIDATI:  
- Capozzi Gianpaolo
- Forlani Ivana
- Renzoni Stefania
- Cambrini Magda
- De Marco Micaela
- Tapponi Ugo
- Bertani Camilla
- Piga Antonio
  Pesaro li 8 novembre 2014
P.E.Comandini



martedì 4 novembre 2014

IL PRIMO GIORNO DELLA GUERRA 15-18 A PESARO.



Aiuto! Aiuto! E chi è che grida così nel pieno della notte? La caserma dei carabinieri era allora dove adesso c'è la Camera di Commercio. Prima c'era il Convento di Sant' Agostino poi trasformato in caserma dei carabinieri. Quello che racconto adesso è avvenuto il 16 giugno del 1915. Tutto in una volta un cannoneggiamento da fare paura, Prima avevano cominciato le cannonate e poi a suonare la sirena. Di corsa, di corsa, di corsa: “sotto!”. Allora nella casa c'erano le cantine. Non era come adesso che in quel locale ci si sta e non ci si sta. C'erano le cantine, alte, con le botti ..ci facevano il vino.
Era un incrociatore e due torpediniere austriaci che hanno bombardato il porto di Pesaro perchè, si vede, avevano avuto la spiata che nel porto c'erano due barconi carichi di mine antinave da mettere davanti al porto. Qualcuno aveva fatto la spia: diciotto colpi, mi pare, non gravi danni. Le barche non sono state colpite. Di là c'era un hangar degli idrovolanti, dalla parte del cantiere di Gennari. Un grande hangar avevano costruito. Tra i due porti avevano messo due cannoni da 150 ed altri due ne avevano messi qui vicino, al moletto, ma quelli del moletto non avevano fatto in tempo a montarli che li avevano portati via. Quelli tra i due porti sparavano per esercitazione. Dopo questo bombardamento scappiamo a Candelara dove c'era il podere dello zio Peppino.
Il giorno della dichiarazione di guerra, 24 maggio 1915, c'era l'oscuramento. Udiamo uno che entra ed esce nel corridoio, entra ed esce, fa un po' di lavoro ed esce e torna dentro. Cosa sarà? Subito andiamo a vedere.
Era un ladro che tentava di scassinare una porta che dava nella adiacente farmacia. Il ladro venne messo in fuga da quattro calci nel sedere del babbo di chi racconta.

Fuori c'era già l'oscuramento, per le strade non si poteva uscire ad una certa ora, poi la mattina presto si è sentito un cannoneggiamento a distanza: erano le navi che avevano bombardato Ancona...parecchio... ed anche Senigallia. Da noi c'era un treno, c'erano delle batterie su dei carri. Era un treno costiero che aveva delle batterie sui carri ferroviari. Un treno costiero che aveva lo scopo di impedire eventuali sbarchi sulla ferrovia lungo il mare; c'è stato parecchi tempo questo treno poi è scomparso e non si è più visto. Questo è stato il primo episodio della guerra 15- 18.
Da “I Racconti di Ubaldo”

Pesaro 4 novembre 2014.

P.E.Comandini


venerdì 31 ottobre 2014

IL BRAMANTE E LA GINCANA SULLA SS.16 27 dicembbre 1967

Nei cassetti del Comune di Pesaro esiste un progetto approvato che prevede, all?ncrocio tra Viale della Vittoria e Viale della Repubblica, l'nterramento della Strada Statale ed una strada sopraelevata di collegamento di P.zzale Aldo Moro con Viale della Repubblica.
   Tale strada sopraelevata dovrebbe essere tutta pedonalizzata dalla Piazza del Popolo alla Palla di Pomodoro e, poichnon presenterebbe particolare motivo di attrazione per i pedoni per essere essa affiancata solo da ville private e svolgendo la funzione di collegamento tra il mare-centro e l'entroterra, quivi dovrebbero essere costruiti chioschi o altri simili baracchini commerciali.

La Circoscrizione Mare all'unanimitcon un unico (e dovuto) voto contrario votcontro tale progetto e contrario fu anche il voto del consigliere del PDS perchl'opera, con le conseguenti pendenze, avrebbe provocato una situazione di grave pericolositsulla Strada Nazionale trafficata da veicoli di grosse dimensioni, grave disagio specialmente in caso di pioggia, neve e ghiaccio nonchun enorme turbativa per gli abitanti degli edifici ai lati della strada nazionale esclusi, forse, le due o tre ville adiacenti all'ncrocio con Viale della Repubblica.
   Venne fatto presente che il traffico in quel punto avrebbe subito gravi limitazioni in quanto la circolazione dei veicoli sarebbe stata limitata nei due sensi di marcia verticale e trasversale e che la pedonalizzazione di Viale della Repubblica avrebbe provocato la divisione in due in senso verticale di tutta la zona mare con i prevedibili problemi di traffico e di circolazione.

La realizzazione di tale progetto avrebbe comportato poi un enorme costo aggiuntivo per lo stravolgimento di tutte le opere recentemente fatte per fogne, canalizzazioni e sottopassaggi.
   Queste obiezioni, portate avanti molto puntualmente anche dal qualificato Consigliere del PDS, non vennero prese in considerazione dal Consiglio Comunale che ha approvato il progetto.
Di fronte alle gravi e fondate preoccupazioni manifestate da tutti i Consiglieri di Quartiere i tecnici si premurarono di tranquillizzarli dicendo di non agitarsi troppo perchil progetto non si sarebbe mai realizzato per cu il Comune non avrebbe mai avuto i soldi. Ma sta a vedere che con l'operazione Bramante (che comporterebbe secondo il progetto Secchi anche l'immissione delle auto del parcheggio ivi previsto sulla Nazionale) si troveranno i soldi anche per questa opera sciagurata?
   Allora avremo a Pesaro lungo il tratto di strada Nazionale poco pilunga di un chilometro: un cavalcavia, l'accesso e l'uscita dei veicoli del parcheggio Bramante, una sottovia infossata, l'accesso e l'uscita dei veicoli dall'auspicato (ora realizzato) Parcheggio di Viale dei Partigiani ed infine un bel curvone. Come Gincana non sarebbe male!
Tutte queste belle opere oltre che dannose saranno del tutto inutili nel caso della realizzazione della indispensabile Circonvallazione.
Ma a questo non si pensa.

Pesaro li 27.12.1997.
P.E.Comandini