sabato 31 ottobre 2015

A PROPOSITO DEL MOLO DI LEVANTE






anno scritto:
Ciao
Caro Emilio,
Stanno iniziando i lavori di prolungamento del molo, sarebbe sufficiente e certamente bello se alla fine. Intorno al faro rosso venisse realizzata una piattaforma – terrazza,  
Dovrebbe essere molto semplice e non troppo costoso senza necessità di intervenire sul molo già realizzato.
L’assessore alla “bellezza” e il sindaco dovrebbero intervenire adesso, prima dell’inizio lavori.
Ciao
Roberto Pazzi(Pesaro) 
Bravo Emilio!!!
Condivido pienamente (anche se a distanza). Edo Cajano (Roma)

Pesaro li 31 ottobre 2015.
Pecos Bill


giovedì 22 ottobre 2015

L'ABBAZIA di SAN TOMMASO IN FOGLIA

In data 20 e 22 ottobre sono usciti sulla Cronaca de "Il Resto del Carlino" due interessantissimi articoli di Paolo Montanari riguardanti la storia dell' Abbazia per cui pubblichiamo un sonetto del dr. Pietro Comandini pubblicato nel 1911.


Al piè dei colli che la Foglia bagna
che Montecchio occhieggia in su l'altura,
povera e nuda in mezzo alla campagna
fra gli olmi tace una chiesetta oscura.

Non così un giorno, quando in fra le mura
dritte sul vallo che acque verdi stagna,
prone all'altar miravi la figura
dei fieri imperatori di Lamagna;

o il dì che d'anni e dubbio morbo grave
fra le tue braccia ripiegò suo stelo
Quel di Bamberga, mormorando, ave.

Inni di gloria allora le campane
ricantavano ai monti e per le piane
serve le turbe ed esultante il cielo.

Famosa ed antica abbazia fortificata sulla Valle del Fiume Foglia che più volte diede asilo nei viaggi a Roma o da Roma ad imperatori e pontefici. Ospitò sicuramente Lotario III e forse anche Federico Barbarossa – e vi morì non si sa bene se di morte naturale o di veleno il Papa Clemente II di Bamberga.



lunedì 19 ottobre 2015

IL NUOVO MOLO DI LEVANTE

Un pesarese scrive al Carlino manifestando la sua delusione per la impossibilità di ammirare il panorama di Pesaro dal nuovo molo a causa del muro di cemento che impedisce la vista per tutta la sua lunghezza. Il giornalista Franco Bertini commenta l'articolo dicendo di provare una certa rabbia per non avere scritto lui l'articolo per primo. Lo stesso sentimento di delusione lo prova per la stessa ragione chi ogni mattina arriva in fondo al molo e vorrebbe istintivamente dare una occhiata al di là del muro. Ma è impossibile se non arrampicandosi su gli scogli posti a difesa del molo per vedere cosa c'è dall'altra parte. Ma l'operazione è rischiosa, recentemente un uomo è rimasto incastrato tra i tetrapodi. Ma come si potrebbe rimediare senza usare la dinamite?
Pensa e ripensa con un altro abituè del porto si è pensato che l'unica possibilità sarebbe quella di costruire per un tratto del molo un camminamento di legno fatto come le panchine ora esistenti ad una altezza che permetta di affacciarsi al di la del muro e ammirare il panorama e fare fotografie. Insomma, una specie di camminamento lungo il muro come quelli che erano installati dietro le mura merlate dei castelli. Ma c'è qualcuno che ha una idea migliore?

Ma poi dove è andata a finire la rosa dei venti che era sul muretto del vecchio molo?

Pesaro li 13 Ottobre 2015


P.Emilio Comandini

martedì 6 ottobre 2015

EXPO 2015 di Massimo Tonucci

Mi colpiscono i visi: un seguito sterminato di visi, nella folla che percorre il decumano, l’immensa via dritta che attraversa lo spazio dell’Expo. Altra gente si muove per le vie laterali, entra nei padiglioni o rimane pazientemente in fila anche per molte ore per entrare in quelli più gettonati, come Italia e Giappone. Visi inediti di gente sconosciuta scorrono come ondate di un largo fiume: chiari, aperti, espressivi; o vuoti, assenti, rassegnati; larghi e piatti, tirati e trascurati; belli e limpidi o sbilenchi e incavati, sproporzionati o composti; leccati e tirati oppure appassiti e scarni, gentili o sgraziati. Italiani, europei, asiatici, cinesi tondi e giapponesi sottili… Quanti aggettivi si possono usare per descrivere visi che, quando esprimono l’anima, diventano volti. Donne e uomini, bianchi e negri o gialli, anziani, persone in difficoltà e in carrozzina, bambini docili o saltellanti, ragazzi a gruppetti interessati alle loro trame.  Come nella migliore agricoltura, variamente segnalata nei padiglioni, non trattata a monocultura, ma con semine diversificate, per la diversità di piante e cibi. Lungo le vie dell’Expo la nostra veloce passeggiata ci conduce ad annusare profumi di sementi, piante e cibi, mentre commentiamo le meraviglie architettoniche di costruzioni a vela o in legno o in vetro. Un mondo pervarso dall'incontro fertile e vivace di uomini di ogni terra, che si intrecciano, conoscono, imparano, lavorano, progettano, inventano, producono piante, animali, macchine, in tutte le aree, in tutte le condizioni di acqua, terra e sotto terra. Sterminata potenza e duttilità dell’immenso pianeta creato e tutt’ora in gestazione, creatura che deve ancora esprimere il meglio di sé, capace di alimentare miliardi e miliardi di uomini. Siamo tutti entusiasti perché su Marte c'è acqua, e potrebbe esserci la vita. Ma qui, sulla Terra, la vita c'è e a nessuno importa; tanto che qualcuno dice che distruggerla è un diritto. Un insetto, un microbo, un qualsiasi microrganismo marziano, davvero sarebbe più importante di un uomo? Non dovremmo avere la stessa gioia e rispetto per uno e per l'altro, e per la nostra stessa vita? Qualcuno osserva: «Manca un qualsiasi segno religioso». Né è possibile dire che il grande albero della vita, posto alla confluenza tra cardo e decumano, ne rappresenti un richiamo: troppo mutevole e fantasmagorico, quasi simbolo carnevalesco. Improvvisamente eccoci davanti ad uno slargo quasi nascosto, ma imponente, la statua d’oro della Madonnina del Duomo di Milano brilla alla luce del tramonto. Ecco il volto che trattiene e riconsegna, trasfigurati di bellezza,tutti i volti.
Massimo Tonucci