lunedì 20 ottobre 2014

REGISTRO UNIONI CIVILI UN INGIUSTO AFFARE

Una volta, quando ero ragazzino si sentiva dire che certe persone che allora non si chiamavano gay, ma con altri variegati nomi, frequentavano di notte la stazione e le caserme in cerca di compagni che, credo, venivano pagati per le loro occasionali prestazioni. Si diceva che ogni tanto capitava che gruppi di ragazzacci, oltre a sbeffeggiare queste persone, arrivavano a metterle sotto i cappotti ed a picchiarle. Ciò suscitava in chi aveva una educazione morale e religiosa un sentimento di sdegno e riprovazione. Questo si raccontava e questo era una dimostrazione della avversione popolare nei confronti di quelli che vengono ora chiamati gay. Da allora è passato molto tempo e la coscienza civile e socale ed il costume, ha fatto si che queste persone non solo vengano accettate, ma in certi ambienti anche esaltate e gratificate anche rispetto alle persone “normali”. Si è arrivati a proclamare l'orgoglio di essere diversi. Ma adesso questi, attraverso i mass media, le lobby, le varie istituzioni pretendono di essere uguali agli “altri”.
Certo sono cittadini a pieno diritto e godono di tutti i diritti civili e della stessa tutela penale di tutti, ma si lamentano di essere discriminati e di non avere gli stessi diritti che lo Stato, qualsiasi stato, da sempre, ha previsto per la conservazione, la tutela e la protezione dei cittadini che fondano una nuova famiglia perchè la faniglia, formata da un uomo ed una donna è il nucleo della creazione di nuovi cittadini che costituiscono il futuro della Nazione. E non è a dire che alla famiglia, che al padre ed alla madre si richiede solo la nascita del nuovo cittadino, ma si richiede e si aspetta che nella famiglia venga assicurato al nuovo cittadino il nutrimento, la educazione, la istruzione la assistenza fino a che esso diventa autonomo. E i compiti dei genitori, specialmente di questi tempi, non pare finire con il compimento della maggiore età dei figli, ma di fronte alla crisi economica, ed alle inevitabili deficienze dello Stato sociale, non ha limite.
Abbiamo detto che, stante i compiti della famiglia naturale ogni stato ha previsto, da sempre, provvedimenti di aiuto, di assistenza di tutela della famiglia che si concretizzano in leggi e provvedimenti amministrativi nel campo successorio, previdenziale, assistenziale, abitativo (vedi assegnazione di case popolari) prelazione ai concorsi pubblici ecc. Tutti diritti che fanno da contrappeso ai doveri dei genitori verso i figli in aggiunta al capitale di affetto che non ha limiti.
Se questi sono i diritti di cui le coppie gay si sentono privati, appare chiaro che il tentativo di accedere all'istituto del matrimonio o delle unioni civili registrate è solo un mezzo per acquisire diritti che come coppie sterili per definizione non spettano e non sono giustificati, anzi vanno a danno delle famiglie formate da un uomo una donna con i loro figli. Se conseguissero il loro scopo le unioni gay lucrerebbero di vantaggi economici ingiustificati. Se e quando una famiglia normale si vedesse privata ad esempio di una casa popolare assegnata ad una coppia gay quali sentimenti potrà maturare? Sarebbe il modo migliore per resuscitare quel originario ed istitivo senso di avversione popolare di cui si è parlato all'inizio.
Forse a questo le lobby ci pensano e lo hanno messo in conto perchè portano avanti attraverso diversi esponenti politici una legge speciale a loro esclusiva tutela che è la legge contro la “omofobia”.
Così il cerchio si chiude.

Pesaro li 19.10.2014.

P.E.Comandini



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