Una volta, quando ero
ragazzino si sentiva dire che certe persone che allora non si
chiamavano gay, ma con altri variegati nomi, frequentavano di notte
la stazione e le caserme in cerca di compagni che, credo, venivano
pagati per le loro occasionali prestazioni. Si diceva che ogni tanto
capitava che gruppi di ragazzacci, oltre a sbeffeggiare queste
persone, arrivavano a metterle sotto i cappotti ed a picchiarle. Ciò
suscitava in chi aveva una educazione morale e religiosa un
sentimento di sdegno e riprovazione. Questo si raccontava e questo
era una dimostrazione della avversione popolare nei confronti di
quelli che vengono ora chiamati gay. Da allora è passato molto tempo
e la coscienza civile e socale ed il costume, ha fatto si che queste
persone non solo vengano accettate, ma in certi ambienti anche
esaltate e gratificate anche rispetto alle persone “normali”. Si
è arrivati a proclamare l'orgoglio di essere diversi. Ma adesso
questi, attraverso i mass media, le lobby, le varie istituzioni
pretendono di essere uguali agli “altri”.
Certo sono cittadini a
pieno diritto e godono di tutti i diritti civili e della stessa
tutela penale di tutti, ma si lamentano di essere discriminati e di
non avere gli stessi diritti che lo Stato, qualsiasi stato, da
sempre, ha previsto per la conservazione, la tutela e la protezione
dei cittadini che fondano una nuova famiglia perchè la faniglia,
formata da un uomo ed una donna è il nucleo della creazione di nuovi
cittadini che costituiscono il futuro della Nazione. E non è a dire
che alla famiglia, che al padre ed alla madre si richiede solo la
nascita del nuovo cittadino, ma si richiede e si aspetta che nella
famiglia venga assicurato al nuovo cittadino il nutrimento, la
educazione, la istruzione la assistenza fino a che esso diventa
autonomo. E i compiti dei genitori, specialmente di questi tempi, non
pare finire con il compimento della maggiore età dei figli, ma di
fronte alla crisi economica, ed alle inevitabili deficienze dello
Stato sociale, non ha limite.
Abbiamo detto che, stante
i compiti della famiglia naturale ogni stato ha previsto, da sempre,
provvedimenti di aiuto, di assistenza di tutela della famiglia che si
concretizzano in leggi e provvedimenti amministrativi nel campo
successorio, previdenziale, assistenziale, abitativo (vedi
assegnazione di case popolari) prelazione ai concorsi pubblici ecc.
Tutti diritti che fanno da contrappeso ai doveri dei genitori verso i
figli in aggiunta al capitale di affetto che non ha limiti.
Se questi sono i diritti
di cui le coppie gay si sentono privati, appare chiaro che il
tentativo di accedere all'istituto del matrimonio o delle unioni
civili registrate è solo un mezzo per acquisire diritti che come
coppie sterili per definizione non spettano e non sono giustificati,
anzi vanno a danno delle famiglie formate da un uomo una donna con i
loro figli. Se conseguissero il loro scopo le unioni gay lucrerebbero
di vantaggi economici ingiustificati. Se e quando una famiglia
normale si vedesse privata ad esempio di una casa popolare assegnata
ad una coppia gay quali sentimenti potrà maturare? Sarebbe il modo
migliore per resuscitare quel originario ed istitivo senso di
avversione popolare di cui si è parlato all'inizio.
Forse a questo le lobby ci
pensano e lo hanno messo in conto perchè portano avanti attraverso
diversi esponenti politici una legge speciale a loro esclusiva tutela
che è la legge contro la “omofobia”.
Così il cerchio si
chiude.
Pesaro li 19.10.2014.
P.E.Comandini
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