giovedì 27 giugno 2019

SALVINI INVOCA LA LEGALITA?


SALVINI  INVOCA  LA  LEGALITA'

Legalità, legalità vuol dire solo comportamento obbligatorio secondo la legge vigente nel paese. La legalità, il principio di legalità veniva perfettamente rispettato da chi applicava scrupolosamente le leggi fasciste. Le condanne al confino degli oppositori erano prese in base alle leggi dello Stato fascista. Pertanto si vede bene come la LEGALITA' di per se non significhi nulla, non è un valere di per se. I valori sono da un altra parte.
In una recentissima conferenza tenuta a Pesaro dal Rettore della Università di Bologna il professor Dionigi ha fatto un escursus storico-filosofico della politica da molti secoli prima di Cristo sulla legge e la politica scomodando Zeus e la tragedia Greca per evidenziare l'antinomia tra legge e la politica.
Sofocle illustra in questo dramma l'eterno conflitto tra autorità e potere: in termini contemporanei, è il problema della legittimità del diritto positivo. Il contrasto tra Antigone e Creonte si riferisce infatti (almeno in parte) alla disputa tra leggi divine e leggi umane. Le prime, i cosiddetti ἄγραπτα νόμιμα (àgrapta nòmima: corpus di leggi consuetudinario, ritenuto di origine divina, prerogativa del γένος) sono infatti difesi da Antigone, mentre Creonte si affida al νόμος (nòmos, corpus delle leggi della πόλις). Il punto di forza del ragionamento di Antigone si fonda appunto sul sostenere che un decreto umano (appunto, il νόμος) non può non rispettare una legge divina (gli ἄγραπτα νόμιμα).[4] Al contrario, il divieto di Creonte è l'espressione di una volontà tirannica, basata sul principio del νόμος δεσπότης, ovvero della legge sovrana; egli infatti osa porre tali leggi al di sopra dell'umano e del divino.
reonte in base alla legge , in basa al principio di legalità condanna a nortr il fratello, mentre Antigone appellandosi alla legge divina d i oppone alla condanna del fratello. Rischiando di essere condannata a morte anche lei.
Come ho cercato di spiegare la Legalità è un principio essenziale per cui i cittadini tutti debbono rispettare le leggi anche se inique sotto l'aspetto della coscienza comune delle tradizioni, delle leggi morali o divine. Applicare la legge da parte dello Stato è una necessità funzionale alla esistenza dello stesso, ma le leggi possono contrastare nella loro applicazione con dei principi, con leggi naturali, con principi morali che costituisco loro si dei Valori a cui si devono riferire le leggi. La legalità di per se non è un Valore, è una armatura di un corpo che può agire bene ma anche male.
L'armatura vuota non è un bene un valore. E' una cosa vuota.

Pesaro li 27 giugno 2019.

P.Emilio Comandini



mercoledì 19 giugno 2019

IL 900 PESARESE. IL FUMO E L?ARROSTO


IL 900 PESARESE. IL FUMO E L'ARROSTO
A proposito della Collezione di quadri della Fondazione CR di Pesaro mi pare che finora si sia discusso e dissertato, da parte di importanti personaggi pesaresi, sul fumo senza considerare l'arrosto. Voglio dire che la vicenda finita così miseramente, sono sicuro che derivi da fatti reali che si trascurano. Allora facciamo delle ipotesi che chi è competente e/o protagonista della vicenda potranno smentire o rettificare.
E' notorio che la Fondazione che prima del Crac della Banca Marche gestiva un grossissimo patrimonio che distribuiva ogni anno in tutti i settori della società pesarese, si è trovata a gestire ,dopo il fallimento della Società bancaria pochissimo denaro. Nel contempo si trovava a gestire un palazzo con spese sproporzionate al suo patrimonio ed alla sua reale funzione. Il patrimonio immobiliare con “più una spesa che la resa”. Tra il patrimonio la collezione d'arte del 900 ed altro.: l'utilizzo della galleria per la esposizione al pubblico comportava occupazione di locali e spese per tenere aperto e gestire una galleria aperta al pubblico. Che fare? Vendere la collezione e poi distribuire il ricavato alla città secondo statuto?: una scelleratezza. Fatto un “esame dei costi e benefici “il bilancio era comunque disastroso. Arriva la proposta di affittare al Comune i locali di Palazzo Antaldi per realizzare il Museo Rossini che evidentemente dispone di adeguati finanziamenti. Ottima soluzione, ma della collezione che bne facciamo? La impacchettiamo in attesa di tempi migliori? Meglio di no. Diamola in custodia temporanea a chi? A chi ci può dare il massimo affidamento: la galleria Nazionale delle Marche!
Solo così si può spiegare, se non giustificare quanto accaduto e quanto stranamente sostenuto e detto a difesa della migrazione.
Stando così le cose – in attesa di smentite – le responsabilità di questo fattaccio va ridimensionata e ridistribuita. Una parte andrebbe a chi ha tenuto in sordina la vicenda, mentre la colpa non è del Sindaco che con il Museo Rossini avrebbe aiutato la Fondazione e quella di coloro che cercano di combattere il fumo con altro fumo di parole. Ora poiché le critiche vanno fatte in modo costruttivo, dando atto che al sindaco non appaiono potersi addebitare colpe, tutti quelli che hanno a cuore la cultura della nostra città-che è meno apatica di come si è detto- si impegnassero a trovare una degna collocazione alla collezione a Pesaro ai musei civici, destinando l'ex Tribunale a Museo, ristrutturando il palazzo del San Domenico, unificando il Museo Oliveriano, Comsiderando anche il Museo del Mare e trovare altre soluzioni con l'accordo ti tutti gli antimigranisti uniti.

Pesaro li 11 Giugno 2019.

P.Emilio Comandini

lunedì 10 giugno 2019

LA COLLEZIONE QUADRI DEL 900 PESARESE


LA COLLEZIONE QUADRI DEL 900 PESARESE MIGRATA AD URBINO.
La notizia della cessione in comodato dei quadri della Fondazione aCR di Pesaro alla Galleria Nazionale di Urbino è apparsa su Il Resto del Carlino diel 7 giugno con l'intervista di Alessandro Bettini che è stato l'unico, nel Consiglio della Fondazione ad opporsi a tale cessione, in comodato dato per 5 anni. Nottizia che ci addolora considerato che a Pesaro vi sono Immobili di proprietà comunale vuoti, da ristrutturare di cui il Comune non sa dare una destinazione. Notizia dolorosissima per cui l'ex Capogruppo di FI , alla domanda del giornalista perchè del fatto non aveva dato notizia al Resto del Carlino, l'intervistato ha risposto che sarebbe stato inutile dato che lo considerano in rompi...e la Città vuole rimanere nel mucchione. Nessuna speranza e fiducia nella capacità di reagire della Città e dei pesaresi a un torto così grande. Questo giudizio negativo sui pesaresi mi fa ricordare quanto scritto nel marzo del 2009 su l'apatia dei pesaresi ce che he viene ripubblicato qui di seguito ma, che non deve impedire di nutrire fiducia nelle buone cause e non deve impedire di fare tutto il possibile per quanto è in nostro potere sperando nella Provvidenza.
Pesaro li 7 giugno 2019.

P.E.Comandini.

venerdì 7 giugno 2019

APATIA PESARESE


L'APATIA DEI PESARESI
Nei “Quaderni di cronaca”, pubblicato nel 1965, Enrico Coli, a proposito degli eventi bellici e movimenti politici che coinvolsero Pesaro negli anni 1922-1943. racconta che, all'indomani del 25 luglio 1943, si erano svolte dimostrazioni di giubilo in moltissime città d' Italia per la caduta del fascismo, “ma dire che a Pesaro si fosse lasciata andare ad una di queste chiassose manifestazioni non sarebbe stato cosa rispondente al vero, per quanto fosse evidente in tutti una certa gioia per l'avvenimento, sia perché inaspettato, sia perché desiderato”. Precisava poi che “sulla Città di Pesaro e sui suoi cittadini pesa un'accusa: quella dell'apatia. Nei riguardi del fascismo Pesaro era stata davvero apatica. Difatti, ad eccezione di qualche giovane cresciuto e formatosi durante il regime, nessun uomo eminente o politico della città aveva assunto il grado di gerarca: tutti i posti di comando a tutti i modi di azione erano stati ricoperti da forestieri, o tutt'al più da uomini scesi in città dai paesi della Provincia”. A Pesaro dunque un ventennio di apatia interrotto solo dalle truppe del Generale Anders il primo settembre del 1945. Ci viene da pensare che dopo la liberazione la Città di Pesaro ha vissuto un altro periodo di apatia politica per oltre sessant'anni. Infatti in una democrazia dove non si verificano di fatto periodi di alternanza fa pensare che qualche cosa non funzioni. C'è qualcosa che non va in questa città. Vogliamo dare la colpa ai pesaresi “apatici” o a chì di questa apatia approfitta? Ora sono molti e volonterosi i gruppi politici che dichiarano di volere modificare tale stato di cose e si organizzano per rompere questa “apatia”, e molti i generali che per reclutare truppe innalzano bandiere per la vittoria. Anche le truppe che hanno liberato Pesaro nel 1945 erano formate da piccoli reparti diversi: polacchi, inglesi, canadesi indiani, ma nessuno pensava di vincere da solo la guerra. Hanno vinto solo perché, pur diversi e piccoli, combattevano uniti sotto una unica bandiera ed un solo comandante. Mai si sarebbero sognati di vincere da soli il nemico ancora così forte unito ed agguerrito.

Pesaro li 17 marzo 2009.

P.E.Comandini


domenica 2 giugno 2019

MATTEO RICCI E I NUOVI CONSIGLIERI


Il sindaco Matteo Ricci, sorprende aggiudicandosi un buon 57% dei votanti pesaresi rinnovando il suo mandato per i prossimi cinque anni. Con lui anche promettenti giovani candidati al consiglio comunale si sono cimentati in un’estenuante campagna elettorale e si sono guadagnati un posto nel prestigioso scranno della sala del comune. Giovani che hanno scalzato via dei logori vegliardi politici i quali, sia per le fuoriuscite eccellenti dal partito, sia per il cambio di casacca, hanno condannato il partito alla invisibilità. Arroccarsi di egocentrismo personale con un’identità liquida, prima o poi porta ha una chiusura egoistica e aggressiva fonte di scontro e di contrapposizione non solo con i propri avversari politici ma soprattutto con quelli dello stesso partito. Una convivenza forzata sfocia in una separazione dove i voti migrano in altri partiti. Si deve ripartire da un’identità precisa, e, alcuni dei giovani eletti al consiglio comunale questa identità l’hanno costruita nel tempo e non da soli. Un’identità aperta vive nel dialogo con altri, non contro gli altri, anzi, l’incontro con identità diverse è un’ arricchimento per tutti. Pur appartenendo a partiti diversi si incontrano perché concepiscono il fare politica come strumento necessario per difendere il buono che esiste ripartendo dal basso. Costruire una comunità all’interno dell’agone politico che faccia cose insieme per il bene della città. Lavorare insieme, non solo parlare. Un’ auspicio che in alcuni dei candidati eletti è già iniziato in campagna elettorale. Una novità nel confronto politico pesarese che a mio parere va sostenuta e accompagnata.
 Pesaro li 1 giugno 2019.
Massimo Tonucci