lunedì 22 settembre 2014

ALLUNGHIAMO LA STAGIONE?


L'idea di “allungare” la stagione non è poi così balzana come potrebbe sembrare in un primo momento. Certo è che la stagione balneare e delle vacanze di fatto finisce perchè a metà settembre non fa più caldo e poi si riaprono le scuole e riprendono tutte le attività economiche per cui, per mancanza di clienti e quindi di “domanda”, gli stabilimenti e la gran parte degli alberghi chiudono e così pure cessano le manifestazioni di intrattenimento degli ospiti. Peraltro se si pensa che a Gabicce, un albergo tiene aperto per tutto il mese di ottobre perché ha una clientela che apprezza il il mare anche con un clima come è quello normale del Mare del Nord, se si pensa che nell'isola di Malta gli alberghi sono aperti con tanti clienti che vengono dal nord dell'Europa attratti da prezzi “stracciati”, - che evidentemente sono ritenuti convenienti per gli albergatori e per l'Isola- sarebbe molto utile affrontare seriamente ed approfondire l'argomento della stagione lunga a prezzi molto bassi. Certo è che i turisti del nord bisogna farli arrivare e per questo occorrono mezzi di comunicazione adeguati.

Pesaro13 settembre 2013.

P.E.Comandini

mercoledì 17 settembre 2014

I LAICI, LA FAMIGLIA E L’ITERESSE DELLO STATO




Una volta i figli erano considerati una ricchezza non solo nelle famiglie borghesi, ma anche in quelle contadine ed operaie. I figli rappresentavano per i genitori non solo una “forza lavoro” ed una fonte di reddito, ma anche un’assicurazione per la vecchiaia perché essi, diventati vecchi o infermi e quindi non più in grado di lavorare, potevano contare sui figli.

Con il progresso economico e sociale il compito di mantenimento ed assistenza è stato assunto dallo Stato ed in particolare dagli Enti di previdenza ed assistenza che ridistribuiscono ai pensionati quanto hanno versato (se lo hanno fatto) durante la loro vita lavorativa ed anche i contributi delle nuove generazioni.

Con la denatalità e l’allungamento della vita il sistema non funziona più e va in crisi. Questa crisi ha la sua causale nella perdita della consapevolezza dell’importanza che aveva ed ha il legame solidale ed economico tra le generazioni.
E’ stata persa sciaguratamente, per miope egoismo sociale, la consapevolezza che i figli oltre ad essere un costo per i genitori, sono soprattutto una ricchezza per loro e per la società.
Infatti, la gente, si è abituata a considerare l’assistenza e previdenza nel rapporto tra il cittadino e lo Stato, scordandosi dell’originario legame esistente tra genitori e figli che, di fatto restava determinante. I partiti e la cultura di sinistra ha in tutti i modi incoraggiato l’egoismo più miope della gente rivendicandolo come libertà individuale, e questo con il divorzio, l’aborto, la contraccezione che hanno distrutto la famiglia e la natalità.

Il welfare, verificatosi dopo la ricostruzione ed il miracolo economico, ha fatto sì che le generazioni hanno anteposto la carriera, l’acquisizione di beni materiali al bene “figli” che sono stati visti più come una fonte di spesa che una ricchezza materiale oltre che spirituale.

Tale atteggiamento egoistico individuale è stato alimentato e sfruttato dai politici e dalla cultura della sinistra che ha incoraggiato il controllo delle nascite, l’aborto, e ogni norma contro l’unità della famiglia. Ma la sinistra, ora, ha scoperto che gli immigrati, clandestini e non, rappresentano una ricchezza per il paese.
Ma i figli degli italiani non rappresentavano e non rappresentano anch’essi una ricchezza per il Paese?
La famiglia, al di la di ogni considerazione religiosa, non è forse ancora quella che i Romani chiamavano il seminarium rei publicae? I Romani affermando questo prescindevano da ogni considerazione etica, e tanto meno cristiana, ma da bravi laici avevano ben presente l’interesse dello Stato, come anche ora dovrebbe fare qualsiasi laico che si rispetti, nella politica e nella società.
Ma allora perché attaccare di nuovo la cellula fondamentale dello Stato con il riconoscimento degli sterili rapporti come quelli omosessuali e quelli delle coppie di fatto che ne rappresentano un evidente e subdola anticipazione?

Le coppie di fatto (parlando ancora di quelle eterosessuali) non vogliono o non possono assumere i diritti e gli obblighi che nascono dal contratto di matrimonio sia civile che religioso.
Nessuno li obbliga a non sposarsi e nessuno gli impedisce, in base al diritto civile, di regolare i loro rapporti economici liberamente come vogliono, ma allora perché vogliono pubblicizzare il loro rapporto? E’ evidente: solo per approfittare ed acquisire dei benefici accordati giustamente dallo Stato o dagli Enti pubblici alle famiglie regolari con le normative assistenziali, sulla casa, sulla successione, sulla reversibilità della pensione ecc.. Tutti benefici che sono concessi alla famiglia regolare perché essa rappresenta, appunto, un valore per lo Stato, perché la famiglia è, ancora, il seminarium rei publicae. Questi “benefici” costano ed incidono nei bilanci dello Stato e degli altri Enti Pubblici.
Ora non si vede, da un punto di vista prettamente laico, quale interesse possa avere lo Stato (che ha sempre risorse limitate) a concedere benefici, a scapito delle vere famiglie, a soggetti che non sono e non hanno voglia di costituire una famiglia regolare.
Non si vede la necessità e l’urgenza di regolare, ai fini che abbiamo visto, un tale fenomeno sociale (tra l’altro limitato) che andrebbe a scapito delle vere famiglie, se non nell’ottica di delle solite bene individuate forze politiche che mirano chiaramente ad introdurre il “matrimonio” tra omosessuali per una manciata di voti e non certo, come abbiamo visto, nel vero interesse dello Stato laico.
Ma le forze politiche della sinistra non hanno mai avuto il vero senso dello Stato laicamente inteso perché questo è stato sempre subordinato e confuso con il partito e l’interesse del suo potere sulla società.
Pesaro 5 febbraio 2006.


Paolo Emilio Comandini

domenica 14 settembre 2014

OSPEDALE UNICO MARCHE NORD



















Al TG1 delle ore 20 del 1 marzo 2014, (nella rubrica dove vengono inventariate le opere incompiute di questa penisola) ha fatto vedere un enorme fabbricato di cemento grezzo (molto simile al progetto della Impregilo per Fosso Sejore) riguardante l'Ospedale Unico delle città piemontesi di Alba e Bra.
L'ospedale è in costruzione da più di 10 anni ed è compiuto solo per il 55 per cento e ha il cantiere aperto con pochi operai al posto di centinaia necessari.
L'intervistatore chiedeva:
Perché il ritardo?
Perché abbiamo incontrato problemi idrogeologici e poi abbiamo dovuto sbancare una collina!
Il costo dell'ospedale era di 160 milioni, ma ne sono arrivati solo70.
Prevediamo di di finire nel 2016.
Perché costruire un ospedale unico di due ospedali esistenti a Alba e Bra?
Perché questi sono vecchi, del 700 e poi occorre creare delle eccellenze.
Ma è noto che in questo posto vi sono problemi viari dato che qui non passa la autostrada Cuneo-Asti e poi la strada è disagevole e d' inverno non è percorribile per il ghiaccio.
Ma noi abbiamo fatto un progetto per “riscaldare” la strada!!
Non sarà il caso che i nostri politici regionali e locali organizzino un viaggetto ad Alba, a loro spese? Potrebbero con l'occasione fare una comparazione tra il tartufo di Alba e quello nostrano di Acqualagna.
Pesaro li 2 Marzo 2014.

P.Emilio Comandini



sabato 13 settembre 2014

LA FELICITA?



Sul dizionario Le Monnier la Felicità viene definita come “la compiuta esperienza di ogni appagamento” . Lo stesso dizionario alla voce Gioia dice che essa è uno “stato o motivo di viva, completa, incontenibile soddisfazione, felicità, diletto”.
Molti, infiniti sono i motivi che possono dare gioia agli uomini, ma è certo è che questo stato d'animo non è infinito, anzi questo stato di grazia dura molto poco.
Per Giacomo Leopardi la felicità, la gioia, il piacere degli uomini è figlio d'affanno, la gioia è vana perché frutto del passato timore e quel tanto di piacere che per miracolo nasce dall'affanno è un gran miracolo.
Il coro finale della IX sinfonia di Beethoven che è stato adottato come Inno dell'Europa, canta il poema Inno alla gioia di F. von Schiller che definisce la Gioia ”bella scintilla divina” che bevono tutti i viventi dal seno della natura”. La gioia dono divino di un padre affettuoso che gli uomini debbono cercare sopra la volta stellata del cielo dove abita.
Che cosa possa essere stato detto e fatto a questo proposito in un intero festival della Felicità di Pesaro non so, ma in occasione del discorso tenuto in Piazza da Kathlen Kennedy, figlia di Bob, l'oratrice che si è congedata dai pesaresi invocando su di essi la benedizione di Dio, ha detto che in fondo per un paese la Felicità non coincide con il suo PIL (Prodotto Interno Lordo) e che la felicità consiste nella possibilità di socializzare e dedicarsi alla vita politica. Questo sarà anche vero per lei e per quelli che hanno già soddisfatto abbondantemente i propri bisogni primari. ma per la gran parte dell'umanità questo non avviene specialmente in un momento di crisi economica come questo in cui molta gente sarebbe felice di soddisfare bisogni più urgenti e vitali. Pertanto l'incremento del PIL di un paese è direttamente proporzionale con l'incremento di momenti di felicità, pertanto sarebbe bene che gli amministratori e politici non si perdessero in manifestazioni come queste e badassero di salvaguardare il reddito dei cittadini che penserebbero per conto loro ad impiegarlo per soddisfare i bisogni materiali e spirituali che ritengono più opportuni.
La felicità ciascuno la cerca e la trova nel modo che ritiene più opportuno e non è compito del potere pubblico dire come, dove e quando.

Pesaro li 28 Agosto 2011

P.E.Comandini


mercoledì 10 settembre 2014

IL TURISMO

Il Turismo non è commercio, ma è anche commercio. Il Turismo non è industria, ma è anche attività industriale. Il Turismo non è viabilità e trasporto, ma anche viabilità e trasporto. Non è cultura, ma è anche attività culturale. Non è sanità, ma anche cura e soggiorno. Non è industria alberghiera, ma anche attività alberghiera. Il Turismo coinvolge praticamente un complesso di attività così vasto che non può essere seguito, analizzato e gestito da una sola di queste componenti economiche e richiede una particolare ed unitaria visione di questo fenomeno sociale che necessita una elevata professionalità di coloro che se ne occupano.
Una volta di Turismo si occupavano gli Enti Provinciali del Turismo, le Aziende Autonome di Soggiorno a livello provinciale e comunale. Vi erano poi le Pro Loco nei comuni minori; Erano organizzazioni specializzate e rappresentative di tutte le organizzazioni economiche, sociali e culturali interessate al Turismo. La Regione ha smantellato questa organizzazione disperdendo preziose professionalità e sempre sacrificando il comparto pesarese che era il più avanzato delle Marche.
Ora chiunque avesse da dire o fare in questo settore non sa a chi rivolgersi e non è da pretendere che gli assessori al turismo, nominati e scelti secondo criteri del tutto alieni e precari siano professionalmente e culturalmente preparati.
Del danno e decadenza dell'organizzazione turistica se ne può rendere conto facilmente chi ha vissuto gli anni del dopoguerra in cui il turismo è stato creato e si è sviluppato in questa città.
Come si può rimediare? Come si può ristabilire di nuovo un punto di incontro tra tutte le categorie di cui sopra interessate al Turismo oltre che riferimento per i turisti e per i pesaresi?
In attesa di una riforma auspicabile della legge regionale, nulla vieterebbe di fondare a Pesaro una Pro Loco in cui fossero rappresentate tutte le citate categorie interessate. Non occorrerebbe spendere soldi specie se a questo organismo partecipassero persone cui stesse a cuore la Città e non il gettone di presenza.
Pesaro li 28 febbraio 2014.


P.Emilio Comandini

martedì 9 settembre 2014

Via Cavour

Abbiamo letto sul Carlino, dove alcuni giorni fa si era scritto dell'apertura di tre nuove attività commerciali per iniziativa di tre signore, che il Consigliere comunale Di Bella è uscito con la bella idea di pedonalizzare la via come ZTL.
Dovrebbe essere evidente a tutti che la Via Cavour è rimasta una via commerciale ancora viva e vivace – diversamente dalle altre del centro storico che sono morte a causa della ZTL – proprio perché ancora è possibile accedervi con le macchine. E la caratteristica di questa via, rimasta viva nonostante la perdita del mercato del pesce, è dovuta proprio alla libertà di circolazione che ancora esiste. Se vogliono fare morire questa via come via Mazza, via Bovio, via Varese la ricetta è sicura: ZTL in via Cavour.
Pesaro li 5 febbraio 2014


P.E. Comandini

BRAMANTE 1997 - 2014



In occasione dell'incontro dei candidati sindaci organizzato dalla Associazione “Salviamo il Centro Storico” il candidato sindaco Matteo Ricci ha tirato fuori l'argomento del futuro dell'ex scuola Bramante, mentre altri candidati il collegamento del Centro Storico con la zona Mare separati dalla strada Nazionale. Candidati giovani, ma con idee vecchie già passate al vaglio della critica di allora. Nel 1997 il Resto del Carlino pubblicava l'articolo che allego. Anche allora si pensava di collegare il Centro-mare con la integrale pedonalizzazione di Viale della Repubblica eliminando il traffico veicolare. L'architetto Leoni, allora consigliere del quartiere mare, bocciò irrimediabilmente tale idea dicendo semplicemente che sarebbe bastato osservare il volume di traffico su questa via al momento dell'esodo dei bagnanti che tornano, alla fine delle “cure balneari” e al necessario dirottamento di questo traffico verso l'interno in altro inesistente percorso. Per quanto riguarda gli attuali sottopassi stradali sarebbe invece essenziale renderli agibili alle carrozzine con la sostituzione degli attuali gradini con una rastrematura a dente di sega che agevolerebbe il percorso in salita dei mezzi.


Pesaro li 17 aprile 2014

IL TRENINO DEI DESIDERI



La ferrovia Fano – Urbino riguarda anche Pesaro.

La bella idea di vendere la tratta di ferrovia Fano-Urbino a pezzi è una vera genialata che certamente non farà felici né i sostenitori della pista ciclabile né quelli del trenino turistico. Basterebbe che un comune od un privato acquistasse un tratto della linea ferroviaria - per fare la sua bella speculazione edilizia - per eliminare, ,la caratteristica e funzione viaria della tratta. Oggetto della vendita diventerebbe un pezzo di terreno e non una tratta viaria ferroviaria, una strada, una pista ciclabile. Venduto un pezzo, l'oggetto cambia completamente la natura e la utilità funzionale del resto.
Veramente non si capisce come un tratto ferroviario, che in altre città italiane del nord ed europee viene sfruttato turisticamente , non possa essere sfruttato per fini turistici. Un trenino a vapore che portasse i turisti della riviera pesarese e fanese lungo la valle del Metauro sarebbe una attrattiva turistica non indifferente e, sotto questo aspetto, la città Pesaro dovrebbe essere interessata come Fano. Pertanto la ferrovia ci riguarda e i candidati pesaresi dovrebbero prendere su questo punto una chiara posizione.
Speriamo che la ragione impedisca questo spezzatino veramente indigesto.

Pesaro li 28 febbraio 2014.


P.E.Comandini