domenica 21 dicembre 2014

CITY BRAND


Chissà perché si continua ad usare termini anglosassoni per indicare cose e concetti che hanno un preciso termine in lingua italiana comprensibile a tutti. Si parla di brand, city brand, per indicare il marchio, il marchio della città di Pesaro; sia il Brand che il Marchio derivano dalla parola “fuoco” che rendeva incandescente il marchio di ferro applicato sulle carni del bestiame per indicarne il proprietario. Marchio e brand hanno la stessa etimologia.
Tralasciando ogni considerazione sulla necessità di dotare la città di Pesaro di un marchio, avendo Pesaro dei “marchi” distintivi ben più esclusivi e conosciuti in tutto il mondo come l'immagine di Rossini, la Palla di Pomodoro – pardon “the tomato ball”-, la Rosa di Pesaro, quello che occorre rilevare è come un marchio per essere tale e svolgere la sua funzione deve essere nuovo, originale, deve avere i requisiti della novità rispetto alla generalità e, se non è nuovo non può essere registrato e, se registrato può essere annullato dal precedente titolare che può agire anche per contraffazione. E perché ci sia contraffazione non occorre che il marchio sia uguale, ma basta che sia confondibile e nel nostro caso i due marchi sono oggettivamente confondibili ed il nuovo marchio per questo può essere oggetto di azione giudiziaria da parte di chi lo ha usato per primo e tanto più da chi lo ha registrato. Il pericolo ed il danno sarebbe maggiore se l'azione venisse esercitata dopo che il marchio concorrente è stato usato e divulgato. Quindi sarebbe prudente mettere il “cuore” in pace e rinunciare al cuore oppure ottenere la licenza dal titolare del marchio registrato.
Per quanto riguarda poi la originalità del marchio, credo che un concorso di idee sarebbe stato utilissimo, un concorso fatto tra gli alunni delle scuole medie. I bambini hanno una fantasia ed una creatività incredibile.
Pesaro li 14 dicembre 2014

Paolo Emilio Comandini

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