Molto
tempo fa lessi in un giornale un articolo di uno scrittore o
giornalista, ritengo abbastanza noto, trattandosi di un importante
quotidiano nazionale, in cui l'autore sosteneva che anche le cose,
dovevano avere un'anima. A dimostrazione della sua tesi raccontava un
episodio a lui accaduto personalmente. Aveva perso il padre da
diverso tempo quando gli era capitato di trovare un oggetto
appartenuto al genitore e la vista di tale oggetto, che era stato
così intimamente legato alla persona scomparsa, aveva provocato in
lui un tale senso di commozione che si era messo a piangere
dirottamente, cosa che non aveva mai fatto, neppure quando il padre
era morto. Se un piccolo oggetto può avere un'anima, quante anime
può avere un edificio che ha visto passare nelle sue aule, per oltre
settant'anni, decine di migliaia di giovani pesaresi e tanti docenti
e, anche illustri?
Il
“Bramante” fa parte della storia di Pesaro e dei pesaresi. Dentro
quelle mura venne allestita anche la prima Fiera di Pesaro e venne
esposta la prima volta la Medusa di Mengaroni. L'ex “Bramante”
potrà essere adibito ad altra funzione, ma non deve essere demolito.
E' anche un edificio storico che fa parte della storia della città,
come la scuola “Perticari” e il Liceo classico. Non deve essere
demolito oltre che per le ragioni esposte dal consigliere Regnoli,
perché è nel cuore di tanti pesaresi che non vogliono cancellare la
loro storia e i ricordi della loro giovinezza.
Per
impedire l'ennesimo scempio sarà sufficiente un appello al buon
senso?
Che
cosa dicono i geometri, ragionieri, gli insegnati pesaresi che a
migliaia sono maturati tra quelle mura e che hanno avuto la fortuna
di rimanere a Pesaro e quelli che si sono sparsi in tutta la penisola
e che ogni tanto tornano a Pesaro per mostrare la loro città ai loro
figli e nipoti? Possiamo sperare in loro, o questi vorranno perdere
la loro anima?
Articolo
pubblicato 12 o 13 anni fa.
Pesaro
12.11.2014.
Paolo
Emilio Comandini
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