1. Le liste civiche

Il tema è oggetto di tanti studi e articoli in particolare quando si parla della crisi dei partiti e del rapporto tra la società e le istituzioni repubblicane. Come in questi giorni in occasione della rielezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. È materia di sociologia e di politica. Io credo che lo si debba collegare strettamente a quello del ruolo dei partiti e della loro crisi. Il tema della nostra democrazia sarà presente nelle varie sezioni di questo Blog. A sua volta strettissima la relazione biunivoca tra la crisi della funzione dei partiti e quella della democrazia rappresentativa. È evidente che la loro abnorme proliferazione sia ad un tempo effetto e causa della crisi dei partiti. A monte di tutto ciò sta la campagna di contrapposizione tra la screditata politica (sarebbe meglio parlare dei partiti!) e la genuina società civile!
Da una parte i partiti descritti come ferri vecchi ottocenteschi, portatori di fasulle ideologie ottocentesche desuete; di poca affidabilità per la presenza di modesti mestieranti alla ricerca solo di poltrone; privi di democrazia interna e gestiti da comitati elettorali che rassomigliano sempre più a clan guidati da padroni affetti da nuovismo e presentismo; con poche e idee e confuse utili solo per accalappiare voti; ormai propensi solo a lanciare slogan sui media dal sapore populista di destra e di sinistra; che pensano solo ai tornaconti del presente senza alcuna progettualità per le nuove generazioni.
Dall’altra la genuinità della lista civica espressione della società civile che esprime la propria istanza mediante interpreti disinteressati, lindi, immacolati e dediti al solo bene comune.
In realtà sono espressione di interessi settoriali, momentanei, localistici promossi da un capo che l’ha ideata e che la guiderà nella stanza dei bottoni. Queste liste sono delle foto di una polaroid, vere e proprie istantanee; meteore che nascono e muoiono nel corso di alcuni anni; prevalentemente costituite da “gente di passaggio” o da delusi di qualche partito che professano la volontà di rigenerare la politica ormai inquinata. Sono monotematiche e genericamente rivendicazioniste, fanno campagna elettorale e poi si squagliano. Rimangono solo i capi o pochissimi altri eletti nelle mani del capocordata ovvero il capo del “grande” partito con cui si sono alleati. Di loro non rimane nulla se non qualcosa nelle rassegne stampa e negli uffici elettorali dei comuni. Spesso ricicciano pensieri e proposte antiche come se fossero fresche di giornata, vere e proprie scoperte dell’acqua calda. Rappresentano un po’ il Purgatorio: né di qua né di là. Un luogo dove ci si sporca un po’ le mani appoggiando questo o quel candidato sindaco, ma dall’esterno e con le dovute distanze. Così, quando si esce dal giro, non si porta sulle spalle alcuna etichetta politica. Con un ostentato e marcato pensiero “politico debole” si vede come va a finire e poi si torna nella “pulita società civile”. I reduci potranno sempre vantarsi di aver sposato una giusta e sacrosanta “istanza sociale”, molto nobile, che quegli sprovveduti militanti dei partiti avevano dimenticato perché loro pensano solo al proprio personale interesse, alla poltrona. Invece loro pensano al “bene comune”!
Il partito – se rispondesse ai requisiti che la Carta Costituzionale impone loro – potrebbe un film con una sua storia. Sarebbe depositario della memoria storica, sede della formazione di classi dirigenti, di confronti ampi, integrazioni e contaminazioni culturali, di formazione culturale, di sintesi delle istanze varie e contrastanti della società. Con una sua vita interna regolata da procedure mediante le quali si confezionano programmi, si selezionano le azioni e i ceti dirigenti; un laboratorio permanente in cui la competizione comporta lavoro studio pazienza mediazione; per i suoi iscritti/militanti un impegno importante e faticoso, non sempre gratificante che richiede presenza costante e spesso anche abnegazione.
Questo dovrebbero essere ma non lo sono. Ma la cura non sono le liste civiche che finiscono di spolpare quel che rimane di buono. La cura non può essere la loro morte per asfissia, perché in questo caso salta gran parte della nostra Costituzione e dell’impianto della Repubblica rappresentativa.
A questo punto bisogna trattare l’altra causa della profonda crisi dei partiti: l’elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti delle Giunte regionali (non dei Governatori!). Alla prossima puntata.

     Questo  è  un  articolo  molto  interessante  scritto  da  Giorgio  Tornati  e  pubblicato  nel  suo BLOG  di  recente  fondazione che  contiene  molti  interessanti  articoli  riguardanti  la  storia  della  nostra  città  di  Pesaro.  Per  leggere ilBLOG  occorreandare  su Googl e  digitare il  seguente  LINK: 

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P.Emilio Comandini

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