lunedì 28 settembre 2015

BLACKOUT 2003


CHI SI RICORDA DEL BLACKOUT DEL 28 SETTEMBRE 2003?

Mi sveglio agitato. Il tempo è brutto. Mi ricordo che è Domenica. La luce non c’è. Tornerà: conviene rimanere a letto, ma non riesco ad addormentarmi. Mi alzo. Sono le sette e mezza. Mi lavo alla meno peggio con l’acqua fredda. Il Gas c’è ed al lume di candela posso farmi un bel the caldo.

Decido di andare al Cimitero a trovare i miei cari. In bicicletta, invece di voltare in Via Don Minzoni, vado diritto in Via Rossini verso la Piazza. In mezzo alla via semi-deserta vedo arrancare, trascinando la valigia col le ruote una collega avvocato reduce dal Congresso dei Giuristi Italo – Tedeschi che si è svolto ieri.
O che tu fai? Vado alla Stazione a vedere se partono i treni. Da lei apprendo che il blackout è in tutta Italia. Aspetta, vado io in bicicletta alla Stazione per vedere cosa succede. Alla Stazione tutto è scuro e fermo. La ragazza della biglietteria davanti ai Computer spenti non poteva dire nulla ai passeggeri smarriti.
Vieni, depositiamo la valigia nel mio Studio e nel frattempo andiamo a Messa. La Chiesa di S.Agostino è piena di gente e di canti. Qui ci sono gli Agostiniani scalzi che vengono dal Brasile.
La pasticceria Alberini è aperta, ma illuminata solo da qualche candela. Scelgo tra le poche paste che sono riusciti a sfornare, alcuni babà.
Andiamo a prendere la macchina piccola, carichiamo i bagagli e li portiamo in Stazione. Lo stesso vagone merci di prima è fermo sul primo binario: nulla è cambiato. La stessa signorina della biglietteria ripete per l’ennesima volta che non si sa nulla. La gente è aumentata, ma è molto calma anche se disorientata. Vi sono due della Protezione civile.
Torniamo a casa. La collega è invitata a casa. Mia moglie ha preparato cappelletti in brodo con il lesso e poi ci sono i babà. Alcuni vicini di casa telefonano per sapere se da noi la luce è tornata. Dopo pranzo proviamo ad andare di nuovo in Stazione a vedere cosa succede, ma la macchina piccola è sparita. Dove diavolo l’abbiamo lasciata? L’avrà presa mio figlio. Nessun problema: andiamo a prendere quella grande in garage. Un momento. Nella macchina piccola è rimasta la valigia della collega. Con il telefonino rintracciamo Alessandro. E’ ad un pranzo di matrimonio a 15 Km da Pesaro. Perde le portate più importanti e riporta a casa la valigia….”Non ho commenti!”.. dice e riparte subito.

Andiamo in garage a prendere la macchina grande. Il cancello è elettrico e non si può aprire! Dopo poco tempo arriva un signore che ha il nostro stesso problema. Con una chiavetta disinserisce il comando elettrico ed apre il cancello. Arriviamo alla stazione alle 13 circa. Dopo pochi minuti viene annunciato un treno per Bologna. Che fortuna! Il treno parte regolarmente. A Bologna vi sono tanti treni per Roma.
La mattina dopo una telefonata: l’ospite è arrivate felicemente a Roma e mi ringrazia: E' stata per lei una giornata indimenticabile.
Pesaro settembre 2003.
P.E.Comandini

mercoledì 2 settembre 2015

PASQUALON ANNO 2004

Finalmente è stata realizzata la statua di Pasqualon. Finalmente una scultura che esprime l’anima profonda della città e dei pesaresi. Si parla adesso della sua allocazione. E’ ovvio che questa avvenga nella parte della città da lui frequentata che è quella del Centro storico. Piazzale Collenuccio andrebbe benissimo, ma andrebbe bene anche sotto il loggiato del Palazzo Ducale dove certamente, nelle giornate di pioggia, il Poeta si rifugiava insieme ai suoi ascoltatori. Quello che mi auguro è che non venga sistemata su di un piedistallo. La statua deve essere messa “con i piedi per terra” perché lui non vorrebbe essere innalzato al di sopra dei suoi ascoltatori e perché Edoardo Giansanti deve essere ancora attorniato dal suo popolo, come una volta.
Non ho visto l’opera se non dalle foto pubblicate dal giornale per cui non posso dare un giudizio estetico, ma Pasqualon che era un uomo così debole e fragile, così indifeso, perché costruirlo proprio di acciaio?

Pesaro li 26 agosto 2004-
Paolo Emilio Comandini.


martedì 1 settembre 2015

FRONTINO








Rosso all'oriente e limpido il mattino
lieto nei canti nell'azzurro ascende!
E perchè torvo, ferma sul divino
brando la mano, ne la cupa attende

ombra de' faggi, vigile Vandino?
Ah! mala gloria il fosco animo accende
o superbo Giovanni! Oggi il destino
sui bianchi gigli sanguinoso scende .

Fulgida gemma è libertà che ancora
su queste arene tormentate affiora.
Invan ti affretti e la rapace mano

protendi: tornna ai tuoi lidi, o insano,
che in cambio su te scender veloce
oggi insieme vedrai Aquila e Croce!

Castello situato sopra una appendice del Carpegna. Gelosissimo della sua libertà fu uno dei primi ad insorgere contro Cesare Borgia per ritornare sotto i signori di Urbino conti del Montefeltro ai quali si mantenne sempre fedele. Nel 1517 volendo Giovanni de Medici impadronirsi del castello, un prode Vandini postisi alla testa di valorosi attese il nemico in una imboscata e lo sconfisse e lo costrinse a disordinata fuga. Narra la cronaca o la leggenda che fra le suppellettili della famiglia Vandini fosse una spada anfichissima e miracolosa che sarebbe appartenuta all'apostolo San Paolo.