lunedì 24 luglio 2023

SALARIO MINIMO LEGALE ?

SALARIO MINIMO LEGALE Proposta di legge demagogica, che suona bene all'orecchio e che per legge come un miracolo farebbe aumentare tanti redditi di lavoro come se questi redditi non dovessero essere pagati da qualcuno che per pagarli non avesse dovuto calcolare se sarebbe stato in grado di farlo in relazione al tipo ed importanza della prestazione lavorativa. Una infinità di piccoli lavori marginali creati da mille esigenze che creano una domanda dilavoro povero, ma importante per chi lo riceve e chi lo dà. Il compenso pattuito liberamente è l'incontro tra la domanda e l'offerta di un lavoro utile per le due parti anche se non previsto e regolato da contrattazioni sindacali. L'arrivo di una legge che modifica la parte fondamentale del lavoro “povero” sconvolgerebbe l'equilibrio raggiunto tra domanda ed offerta con efffetti negativi nel rapporto chesi è stabilito liberamente tra le parti. Sarebbe poi negativo fissare per legge un reddito minimo uguale per tutte le regioni italiane. Nessuno ha detto quali effeti ha prodotto e produce il salario minimo nei paesi che lo hanno adottato. Pesaro li 23Luglio 2023. Pecos Bill

domenica 16 luglio 2023

CARLO GIARDINI E IL DIALETTO PESARESE

Carlo Giardini Carlo Giardini è nato a Pesaro il 14 agosto 1924. Da bambino abitava in Via Giordani, dietro il Conservatorio di musica, nel centro di quello che ora chiamiamo il Centro Storico dove il 95% della gente parlava il dialetto stretto. Dopo avere frequentato la scuola elementare al Carducci ed al Perticari dove imparava anche il dialetto del Porto da due bidelle che parlavano il “portolotto”, diverso da quello di città, fu costretto ad andare a lavorare a nove anni; prima in un’officina di Via Cavour, poi in diversi negozi di frutta e generi alimentari fino a 12 anni, quando poté ottenere il libretto di lavoro e quindi un’occupazione stabile come elettricista da Della Fornace. Nel 1944, dopo il passaggio del fronte era assunto all’Azienda dell’acquedotto sito tra le due caserme. Le sue conoscenze dei tre diversi dialetti pesaresi, quello della città, del contado e del porto furono approfondite anche in seguito per la sua passione per la caccia che lo portava in campagna e quella, come marinaio, che lo portava in mare ed a frequentare l’ambiente marinaro. Da bambino andava spesso a trovare Pasqualon nel ricovero di Via Mazzini con lo zio. In queste occasioni rimaneva ad ascoltare incantato tutti i loro discorsi ed in particolare le poesie recitate dal Poeta Pesarese. Pesaro lì 8 dicembre 2004. P.E.Comandini

DETTI PESARESI DI CARLO GIARDINI

Detti pesaresi di Carlo Giardini 1 – I scherz ala “Borgorucia”. Cercare di imbrogliare qualcuno, ma se si scopre il tentativo d’imbroglio si dice: ho scherzato. 2 – “Le pugnet dla Cianciga” Fare le cose lentamente, senza molto impegno. 3 – “An t’za gnanca do chel sta tchesa” Non conoscere qualcuno o qualcosa, nemmeno un po’. 4 – “Ansa ne scura ne ste sit” Si dice di persona che non sa comportarsi. 5 – “Ste a urech a pnel” Ascoltare attentamente per non perdere nemmeno una parola. Il pennello, in questo caso, è una sorta di mostravento, solitamente situato in cima ai campanili, che si orienta sempre verso la direzione da dove spira il .vento. 6 – “Co t’sì gid a scola dala Bughi?” Si dice a chi è particolarmente sprovveduto. La Bughi era una maestra elementare che aveva una scuola privata, ma non godeva di gran fama. 7 – “An sa ne d’me net’e cum’è la Salve Regina”. Si dice di qualcosa della quale non si capisce bene il significato. 8 – “Dal giorne d’la Candlòra da l’inverno siamo fòra”. Proverbio contadino. 8 – “Sta fat ben i cont a sim tel mez impont” 9 – “Do c’anariva el tira el capel”. Si dicedi un donnaiolo impenitente. 10 – “La sbè tun bichir d’acqua”. Si dice di una ragazza candida ed immacolata. 11 – “L’è di set e na bulida”. Si dice di bambino vispo, furbastro. 12 – “L’ha banduned casa e pétin! Ha abbandonato cassapanca e pettine. Si dice di chi ha abbandonato la famiglia e tutto il resto. 13 – “T’si lung cum’è la stmena santa”. Ci si riferisce a chi è molto lento a fare le cose. 14 – “ C’è el gat sel fogh”. Quando il gatto si acciambellava dentro il fornello tiepido. Significava che non era pronto il pranzo o la cena. 15 – “A so tut un tremor”. Tremare dall’emozione. 16 – “Sincanta la stacia”. Finita la farina non c’è più nulla da setacciare. Si dice in sensi figurato. 17 – “Og è sabte a chesa nostra”. Detto scaramantico dei contadini che pronunciavano dopo aver nominato una strega. 18 – “Tant’era e tantè cum el tambur d’Gradera”. Non è cambiato nulla. 19 – “Un pes dardos e un pes ala bona”. Quando si chiede ad un marinaio come va: “ “Un pes dardos e un pes ala bona!” Un po’ con le mure a sinistra e un po’ a dritta. 20 – “Quant l’orc el va ala font o chel sesmaniga o chel sromp”. Quando una cosa si ripete a lungo, qualcosa succede. 21 – “Gi sala samptena del gat”. Agire con cautela e con diplomazia. 22 – “En ved un caz in tun piat d’lata”. 23 – “La magna quel cla jà e la dic quel cla sa”. Non sa mantenere un segreto. 24 – “Sa un figh i t’fa gi a Roma e sal gambul it’fa arturne”. Con poco e niente ti fanno fare quello che vogliono. 25 – “Patacuc el gioga a bocia ferma”. Non cantar mai vittoria finchè la cosa non è conclusa. 26 – “L’ha tut i vizi cum e Gagen” L’ha tutti i vizi com è la volpe. 27 – “L’ha ian d’Asiari” Un centenario. 28 – “Bambin de ges” Si dice di un bambino molto carino si paragonano ad una statuetta del Bambin Gesù nel Presepio. 29 – “T’si quaon o t’fa la mor?” Sei proprio sciocco o sei rincitrullito perché sei innamorato? 30 – “Se chi birb in inquaonasa i quaon cum i faria?” Se i furbi non si potessero gabbare i meno furbi come farebbero? 31 – « La bol sa du batech!  Si dice quando la situazione è grave. 32 – “Bugiard cum un cheva dent!” Nelle fiere e nei mercati i cavadenti promettevano l’estrazione indolore. Invece! 33 – “Facia franca metà d’la spesa”. Non bisogna essere timidi. 34 – “Le jè cume le puten S’negaia: al giorne le fa cagnera a la not le fa ciataja”. 35 – “Vat fe b’nedì sa un scurcel ruded”. Vai a farti benedire con una accetta ben affilata. 36 – “La fadiga e el pen bron la jè fata par i minchion”. Lavori faticosi e pane scuro sono per i fessi! Il pane scuro che conteneva molta crusca, costava meno ed era meno buono. 37 – L’è cum a de le m’laranc mal baghen. E’ inutile dare qualcosa di prelibato a chi non sa apprezzare. 38 – “Ta da fe la fen d’la gagia d’Barul”. Era una simpatica gazza addomesticata che gironzolava sempre nella cucina dell’osteria di Barul (personaggio citato anche in una poesia di Pasqualon): a forza di ficcare il naso dappertutto è caduta in un caldaio d’acqua bollente. 39 “Ta da fe la fen del bach d’Lucheta”. Bach (giovane ovino) che si allontanava dal gregge per andare a curiosare qua e là; entrato nel recinto della scrofa, questa gli ha mangiato la testa. 40 – “Luca de La aluca “. Prendere in giro, canzonare. 40 – “E’ not enc’è un pugn d’erba”. Proverbio contadino che si riferisce a una giornata durante la quale non si è concluso nulla.

sabato 8 luglio 2023

ARNALDO FORLANI. ADDIO!

ARNALDO FORLANI ADDIO Nuova? No, lavata con Forlani! Era il testo di una famosa vignetta di Forattini all’indomani della nomina di Arnaldo Forlani a segretario Dc. Era l’anno 1989. La Democrazia Cristiana veniva da anni difficili da lotte intestine (partito di spifferi non di correnti, chiosava Giulio Andreotti). E lui, con la sua proverbiale calma tenace ricostruì un partito ed una identità politica. Lo fece con quello spirito di servizio che ha sempre contraddistinto quei famosi “cavalli di razza” di cui la scuderia di Piazza del Gesù era fornita. Lo stesso spirito di servizio con cui accettò la candidatura alla presidenza della Repubblica bocciata da un manipolo di “vigliacchi” franchi tiratori. Non credo che oggi Arnaldo Forlani necessiti di un peana in particolare da noi pesaresi. Merita rispetto. Quello negatogli durante gli anni di Mani Pulite dove un incalzare di domande al limite del lecito lo ferirono dal lato politico ma, soprattutto, umano. Oggi sono in tanti a lodarlo anche coloro che in quei giorni lo esposero al pubblico ludibrio. Ma lui, a testa alta, affrontò quel Golgota con schiena dritta. Tutti dovrebbero essere rispettati come individui, ma nessuno idolatrato. Rispetta i tuoi sforzi, rispetta te stesso. Il rispetto di sé porta all’autodisciplina. Quando hai entrambi saldamente sotto la cintura, questo è il vero potere. Buon viaggio, segretario, possa riposare nella pace dei giusti. Pesaro li 8 luglio 2023. M.Tonucci