Cinque anni fa sulle
pagine del Resto del Carlino una mamma si lamentava per la spesa
obbligatoria che aveva dovuto affrontare per l'acquisto di una
pianola richiesta dalla insegnante di musica di sua figlia. Non
riteneva giusto che per insegnare la musica si dovesse
necessariamente comprare un simile e costoso strumento. Non si può
che dare ragione a questa mamma. Ai tempi in cui andavano a scuola i
miei figli era richiesto un economico piffero di legno con il quale,
per un periodo fortunatamente breve, vennero in casa imparate le
sette note musicali. Sui pifferi di legno, in occasione della sua
visita a Pesaro, fece un garbata ironia il Maestro Muti quando, tra
le tante cose interessanti da lui dette, a proposito della educazione
musicale nelle scuole, disse che in tanti paesi da lui visitati la
musica la insegnano ai bambini con il canto. Riteneva, questo, il
mezzo migliore per insegnare la musica. Raccontò di essere rimasto
commosso vedendo, mi pare in una scuola israeliana (ma questo non lo
ricordo bene), cantare insieme, bambini di diverse razze e culture.
Imparare la musica con il canto non costa nulla, ma è, anche
socialmente parlando, estremamente educativo. O forse insegnare ai
bambini Bianco Natale potrebbe non essere politicamente corretto: i
soliti, potrebbero dire che questo offenderebbe la sensibilità di
bambini di altre religioni! Peraltro nulla impedirebbe di insegnare e
cantare anche canzoni di altri paesi e culture.
Pesaro li 5 dicembre 2014.
P. Emilio Comandini
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