mercoledì 24 febbraio 2016

DONI DELLA “DOLCE MORTE”

E’ stata approvato al Consiglio comunale di Pesaro il registro per i biotestamenti o DAT (Dichiarazione Anticipata di Testamento) con una ampia maggioranza trasversale, esclusi alcuni consiglieri.Tale provvedimento viene definito come espressione scritta della volontà di una persona circa le terapie che intendesse o meno accettare nell’eventualità in cui dovesse trovarsi impossibilitato ad esprimersi. Per sua stessa natura, infatti, esso si presenta come uno strumento atto a realizzare una volontà che, se in origine poteva anche essere autodeterminata, mediante di esso e soprattutto mediante le interpretazioni del medico e del fiduciario finirebbe inevitabilmente con l’eterodeterminarsi. E l’anziano, malato, in ospedale che magari mentre era giovane e sano aveva firmato un generico foglio chiamato pomposamente “testamento biologico” per dire che avrebbe rifiutato cure troppo invasive e dolorose in caso di malattia grave e potenzialmente mortale? Anche lui, prodotto che non serve più, vita “non degna di essere vissuta”. La rabbia con la quale è stata accolta dai fautori dell'eutanasia attiva – coloro che vogliono ammazzarti per il tuo stesso bene – dovrebbe lasciare pochi dubbi sulla sua opportunità. Un documento da brivido che in poche pagine ci dimostra come anche quello che ci vogliono presentare come gioco innocuo, non sia altro che l’ennesimo tentativo di diffondere una cultura eutanasica chiamata la “dolce morte”. Se siamo oggetti altri decidono per noi. In questa società liquida decidono se possiamo nascere e quando dobbiamo morire, se possiamo avere una mamma e un papà o se dobbiamo allegramente farne a meno, se possiamo coscienziosamente obiettare e se possiamo sopravvivere a una malattia grave. Se sconnettiamo i fili che tengono insieme una società (mamma e papà, marito e moglie, genitore e figlio, medico e paziente, insegnante e allievo, uomo e donna) siamo una serie di monadi che si aggirano nel mondo alla ricerca di un senso che non può essere trovato. Gli oggetti sono inanimati. Questo stanno facendo: vogliono che perdiamo l’anima. Ci sarà un modo per opporsi alla quotidiana dose di veleno che sta perversando nei meandri della società? Fatevene una ragione “Gli errori non smettono di essere errori neanche quando diventano di moda” diceva Chesterton. E' interessante notare come gli accesi anti-life esaltino e glorifichino la morte. Ne decantano i doni: la pace, la fine della sofferenza, la dignità…e il risparmio per lo stato e i parenti, l'eliminazione dell'indegno, dell'imperfetto e del fastidioso, l'inebriante potere su chi niente può. Solo chi non crede nella vita può adorare la morte. Solo chi non la vede come un passo tra vita e vita, come un avversario da battere, solo chi non ha speranza può combattere per qualcosa che ogni vivente rifugge come può. Chi ha senso rifugge la morte. Ricerca chi la possa sconfiggere, chi l'abbia sconfitta. Rifiuta i suoi doni, che si tramutano in polvere e vermi. Se la morte è la fine di tutto allora tutte le promesse, tutti i suoi doni sono vani, vuoti, inutili. Se non è la fine di tutto allora sono qualcosa da fuggire, perché in essi non c'è e non ci può essere nessuno scopo. Lasciamo che i morti seppelliscano i morti. La vita ci aspetta.
Pesaro li 24 febbraio 2016.

Massimo Tonucci

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