E’ stata
approvato al Consiglio comunale di Pesaro il registro per i
biotestamenti o DAT (Dichiarazione Anticipata di Testamento) con una
ampia maggioranza trasversale, esclusi alcuni consiglieri.Tale
provvedimento viene definito come espressione scritta della volontà
di una persona circa le terapie che intendesse o meno accettare
nell’eventualità in cui dovesse trovarsi impossibilitato ad
esprimersi. Per sua stessa natura, infatti, esso si presenta come uno
strumento atto a realizzare una volontà che, se in origine poteva
anche essere autodeterminata, mediante di esso e soprattutto mediante
le interpretazioni del medico e del fiduciario finirebbe
inevitabilmente con l’eterodeterminarsi. E l’anziano,
malato, in ospedale che magari mentre era giovane e sano aveva
firmato un generico foglio chiamato pomposamente “testamento
biologico” per dire che avrebbe rifiutato cure troppo invasive e
dolorose in caso di malattia grave e potenzialmente mortale? Anche
lui, prodotto che non serve più, vita “non degna di essere
vissuta”. La rabbia con la quale è stata accolta dai fautori
dell'eutanasia attiva – coloro che vogliono ammazzarti per il tuo
stesso bene – dovrebbe lasciare pochi dubbi sulla sua opportunità.
Un documento da brivido che in poche pagine ci dimostra come anche
quello che ci vogliono presentare come gioco innocuo, non sia altro
che l’ennesimo tentativo di diffondere una cultura eutanasica
chiamata la “dolce morte”. Se siamo oggetti altri decidono per
noi. In questa società liquida decidono se possiamo nascere e quando
dobbiamo morire, se possiamo avere una mamma e un papà o se dobbiamo
allegramente farne a meno, se possiamo coscienziosamente obiettare e
se possiamo sopravvivere a una malattia grave. Se sconnettiamo i fili
che tengono insieme una società (mamma e papà, marito e moglie,
genitore e figlio, medico e paziente, insegnante e allievo, uomo e
donna) siamo una serie di monadi che si aggirano nel mondo alla
ricerca di un senso che non può essere trovato. Gli oggetti sono
inanimati. Questo stanno facendo: vogliono che perdiamo l’anima. Ci
sarà un modo per opporsi alla quotidiana dose di veleno che sta
perversando nei meandri della società? Fatevene una ragione “Gli
errori non smettono di essere errori neanche quando diventano di
moda” diceva Chesterton. E' interessante notare come gli
accesi anti-life esaltino e glorifichino la morte.
Ne decantano i doni: la pace, la fine della sofferenza, la dignità…e
il risparmio per lo stato e i parenti, l'eliminazione dell'indegno,
dell'imperfetto e del fastidioso, l'inebriante potere su chi niente
può. Solo chi non crede nella vita può adorare la morte. Solo chi
non la vede come un passo tra vita e vita, come un avversario da
battere, solo chi non ha speranza può combattere per qualcosa che
ogni vivente rifugge come può. Chi ha senso rifugge la morte.
Ricerca chi la possa sconfiggere, chi l'abbia sconfitta. Rifiuta i
suoi doni, che si tramutano in polvere e vermi. Se la morte è la
fine di tutto allora tutte le promesse, tutti i suoi doni sono vani,
vuoti, inutili. Se non è la fine di tutto allora sono qualcosa da
fuggire, perché in essi non c'è e non ci può essere nessuno scopo.
Lasciamo che i morti seppelliscano i morti. La vita ci aspetta.
Pesaro li 24
febbraio 2016.
Massimo Tonucci
Nessun commento:
Posta un commento