Non
stiamo discutendo se un omosessuale possa essere un buon genitore, ma
se una coppia dello stesso sesso possano essere genitori adeguati.
Adeguati
a che? La domanda è fondamentale. A mio parere c’è
solo una risposta: adeguati al bambino.
Quando
coltiviamo una pianta, dobbiamo stare attenti alle esigenze della
pianta stessa. Non bastano acqua, terra, sole. Troppa acqua e la
pianta marcisce, poca e secca; se gradisce l’ombra guai a metterla
troppo esposta. Magari potrebbe venire qualcuno a chiederci: hai
bagnato il tuo vaso? Noi rispondiamo sì, e quello va via
considerandoci buoni agricoltori. Ma, nel frattempo, la nostra pianta
è morta. Forse non sappiamo neanche perché.
Se così
è per una pianta, figurarsi per un bambino che, in più
del vegetale, ha una consapevolezza, ha un cervello che è un
vulcano in ebollizione. Gli hai dato da bere? Sì. Gli hai dato
da mangiare? Sì. Gli hai dato amore? Sì. Ah, allora va
bene.
Ma
era quello giusto?
C’è
chi sostiene che la scienza afferma con certezza che essere allevati
da una coppia omosessuale o eterosessuale sia lo stesso. Possiamo
affidarci alla scienza, certo. Ma, per giudicare, abbiamo in questo
caso anche qualcosa in più: l’esperienza.
Noi
tutti siamo figli. In alcuni casi siamo anche padri, e madri.
Tra
nostro padre e nostra madre c’era differenza, vero? A nostra volta
noi siamo diversi da nostra moglie, nostro marito.
Sarebbe stato
molto diverso se, invece di mio padre, avessi avuto due volte mia
madre. O viceversa. Mi sarebbe mancato qualcosa: la forza, o la
dolcezza. Il coraggio o la perseveranza. La pazienza o la tenacia.
Come esempi, come insegnamento, ma non perché uno dei miei
genitori fosse inadeguato, ma perché erano complementari.
Complementari perché erano e sono un maschio e una femmina.
C’è differenza. Voi sapete che c’è.
Un
diritto che si invoca non può prescindere dalla realtà.
Dire “è lo stesso” fa a pugni con la MIA
esperienza.
Considerate adesso la vostra, di esperienza: è
differente? No, non rispondete ideologicamente, subito.
Prendetevi
un minuto.Ricordate, pensate.
L’importante
è che voi, proprio voi e nessun altro per voi, giudichiate in
base a quello che è stato, quello che è reale.
E
se anche per voi fosse o fosse stato differente, riflettete su
questo: io e tanti altri abbiamo verificato, vissuto qualcos’altro.
Chiunque lo neghi deve fare i conti con questa realtà;
e la mia testimonianza, quella di tutti quelli che conosco invalida
ogni perentorio giudizio ideologico che si possa avere. Perché
noi ci siamo, esistiamo, occorre fare i conti con quello che diciamo.
Ciò che nega l’esistente per affermarsi non può che
essere una menzogna. (No, non è un ragionamento confessionale.
Pensateci bene: niente di quello che ho detto lo è). Non
fatevi lavare il cervello da menzogne strumentali, da una finta
scienza che alle
prove dei fatti è una bugia. Pensateci bene, se non stiate
avallando il falso. Se lo è, chi ve lo fa fare?
Pesaro
li 6 febbraio 2016.
Massimo
Tonucci