venerdì 17 ottobre 2014

Detti pesaresi di Carlo Giardini



1 – I scherz ala “Borgorucia”.
Cercare di imbrogliare qualcuno, ma se si scopre il tentativo d’imbroglio si dice: ho scherzato.

2 – “Le pugnet dla Cianciga”
Fare le cose lentamente, senza molto impegno.

3 – “An t’za gnanca do chel sta tchesa”
Non conoscere qualcuno o qualcosa, nemmeno un po’.

4 – “Ansa ne scura ne ste sit”
Si dice di persona che non sa comportarsi.

5 – “Ste a urech a pnel”
Ascoltare attentamente per non perdere nemmeno una parola. Il pennello, in questo caso, è una sorta di mostravento, solitamente situato in cima ai campanili, che si orienta sempre verso la direzione da dove spira il .vento.

6 – “Co t’sì gid a scola dala Bughi?”
Si dice a chi è particolarmente sprovveduto. La Bughi era una maestra elementare che aveva una scuola privata, ma non godeva di gran fama.

7 – “An sa ne d’me net’e cum’è la Salve Regina”.
Si dice di qualcosa della quale non si capisce bene il significato.

8 – “Dal giorne d’la Candlòra da l’inverno siamo fòra”.
Proverbio contadino.
8 – “Sta fat ben i cont a sim tel mez impont”

9 – “Do c’anariva el tira el capel”.
Si dice di un donnaiolo impenitente.

10 – “La sbè tun bichir d’acqua”.
Si dice di una ragazza candida ed immacolata.




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