domenica 26 ottobre 2014

Detti pesaresi di Carlo Giardini. II parte



11 – “L’è di set e na bulida”.
Si dice di bambino vispo, furbastro.

12 – “L’ha banduned casa e pétin!
Ha abbandonato cassapanca e pettine. Si dice di chi ha abbandonato la famiglia e tutto il resto.

13 – “T’si lung cum’è la stmena santa”.
Ci si riferisce a chi è molto lento a fare le cose.
14 – “ C’è el gat sel fogh”.
Quando il gatto si acciambellava dentro il fornello tiepido. Significava che non era pronto il pranzo o la cena.

15 – “A so tut un tremor”.
Tremare dall’emozione.

16 – “Sincanta la stacia”.
Finita la farina non c’è più nulla da setacciare. Si dice in sensi figurato.

17 – “Og è sabte a chesa nostra”.
Detto scaramantico dei contadini che pronunciavano dopo aver nominato una strega.

18 – “Tant’era e tantè cum el tambur d’Gradera”.
Non è cambiato nulla.

19 – “Un pes dardos e un pes ala bona”.
Quando si chiede ad un marinaio come va: “ “Un pes dardos e un pes ala bona!”
Un po’ con le mure a sinistra e un po’ a dritta.

20 – “Quant l’orc el va ala font o chel sesmaniga o chel sromp”.
Quando una cosa si ripete a lungo, qualcosa succede.

21 – “Gi sala samptena del gat”.
Agire con cautela e con diplomazia.

22 – “En ved un caz in tun piat d’lata”.

23 – “La magna quel cla jà e la dic quel cla sa”.
Non sa mantenere un segreto.

24 – “Sa un figh i t’fa gi a Roma e sal gambul it’fa arturne”.
Con poco e niente ti fanno fare quello che vogliono.





Nessun commento:

Posta un commento