giovedì 23 luglio 2015

A COSA SERVE IL REGISTRO DELLE COPPIE DI FATTO



I giovani giungono al matrimonio ad un età superiore a quella di una volta per varie ragioni tra cui l'allungamento dei cicli di studi0, le spese dirette a soddisfare bisogni che prima venivano in un secondo piano rispetto a quelle necessarie per metter su famiglia. E poi, molte coppie decidono di convivere per un certo periodo di tempo senza sposarsi. Se si riflette un po' su tale atteggiamento si possono fare considerazioni che appaiono paradossali, ma che hanno un fondamento di verità. La “conquistata” risolubilità del matrimonio civile ha reso l'unione matrimoniale molto più precaria di prima. Precaria perché il contratto consensuale con cui una coppia si dovrebbe impegnare a vivere insieme per tutta la vita è diventato in pratica un contratto risolubile ad nutum, cioè per volontà di una sola parte contraente. Il contratto matrimoniale, che riveste una importanza fondamentale per la vita dell'uomo, è più debole di un contratto di un banale contratto di compravendita, che non si può sciogliere o modificare se non con il consenso di tutte e due le parti contraenti. Orbene, proprio perché il contratto è così debole, che anche i giovani più seri e consapevoli dicono..”tant'è convivere ..perché, se va male, si evita ogni complicazione burocratica”. Se l'esperimento va bene e se la coppia diventa una famiglia completa con la nascita di un bambino, allora i giovani suggellano la loro unione con il matrimonio con il quale vanno a regolare i loro rapporti ed ad assumere obblighi e diritti nei confronti dei figli.
Quindi, per assurdo, i giovani trovano motivo valido di non sposarsi proprio perché il contratto matrimoniale è diventato un impegno relativamente poco serio.
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La poca serietà del contratto matrimoniale ha provocato un altro effetto paradossale. Mentre il contratto matrimoniale indissolubile, o meglio, il contratto di matrimonio “serio” non risolubile con la odierna facilità, dava una certa garanzia ai coniugi specialmente più deboli, ora questa garanzia non vi è più perché basta che una parte dichiari “che è venuta meno l' “affettivo maritali” per sciogliere il contratto: rimane solo una questione di tempo. Orbene proprio tale debolezza del contratto fa si che una o ciascuna delle parti non ritengano opportuno sposarsi proprio perché vogliono evitare certi effetti giuridici del matrimonio come ad esempio i diritti successori.
Quindi, in molti casi, non ci si sposa proprio perché le parti, in una situazione oggettivamente precaria, vogliono evitare determinati effetti economici del contratto matrimoniale.
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Questi sono solo alcuni esempi che dimostrano come la poca solidità rende il contratto poco appetibile e la ragione per cui le convivenze non portino subito al matrimonio e come tante siano le ragioni di evitare o procrastinare il matrimonio e quindi delle convivenze di fatto. Queste esistono proprio perché le parti, che sono libere di scegliere tra due tipi di matrimonio, non vogliono assumere i diritti e doveri connessi a questo istituto naturale.

Ora, il Registro delle COPPIE DI FATTO a cosa serve? Vuole regolare un rapporto di cui le parti conviventi non hanno concordemente voluto e non vogliono?

In verità il REGISTRO delle COPPIE DI FATTO non serve assolutamente alle coppie che possono, quando lo vogliano, sposarsi e ottenere tutte le provvidenze sociali, economiche e fiscali predisposte dallo Stato per la famiglia. Perché è interesse dello Stato incoraggiare la formazione della famiglia che è la cellula su cui esso Stato si fonda perché essa crea, alleva ed educa i futuri cittadini.
Le coppie di fatto eterosessuali possono regolare i loro rapporti patrimoniali come vogliono utilizzando gli istituti del diritto civile compreso il diritto-dovere di assistenza e visita ospedaliera che è una delle poche ragioni morali invocate per giustificare la regolamentazione delle convivenze di fatto.

La verità è che il REGISTRO servirebbe solo alle convivenze di persone omosessuali che in questo modo potrebbero concorrere alle provvidenze economiche, fiscali e sociali che lo Stato ha predisposto a tutela della famiglie regolari perché portatrici di un valore etico, sociale ed economico essenziale alla continuità e sopravvivenza dello Stato stesso, provvidenze che, invece, non si giustificano nel caso di unioni di omosessuali che sono, per definizione, sterili di ogni frutto per la società civile e per lo Stato. Questo è un ragionamento che qualsiasi uomo politico laico dovrebbe fare. Quelli che si proclamano laici dovrebbero essere i primi a fare questo ragionamento, ma non lo fanno e, non facendolo, uccidono lo Stato. La cosa più paradossale è che, ora, la sopravvivenza ed il futuro dello Stato laico è affidata proprio alla Chiesa ed ai credenti che difendono la famiglia. E' proprio vero che quando i governi perdono la bussola e lo Stato laico latita, i cittadini si rivolgono alla Chiesa ed ai suoi pastori. Questo la Storia ha insegnato e continua ad insegnare.

Pesaro li 11 marzo 2007-22.07.2015.

Paolo Emilio Comandini



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