I
giovani giungono al matrimonio ad un età superiore a quella di una
volta per varie ragioni tra cui l'allungamento dei cicli di studi0,
le spese dirette a soddisfare bisogni che prima venivano in un
secondo piano rispetto a quelle necessarie per metter su famiglia. E
poi, molte coppie decidono di convivere per un certo periodo di tempo
senza sposarsi. Se si riflette un po' su tale atteggiamento si
possono fare considerazioni che appaiono paradossali, ma che hanno un
fondamento di verità. La “conquistata” risolubilità del
matrimonio civile ha reso l'unione matrimoniale molto più precaria
di prima. Precaria perché il contratto consensuale con cui una
coppia si dovrebbe impegnare a vivere insieme per tutta la vita è
diventato in pratica un contratto risolubile ad nutum, cioè per
volontà di una sola parte contraente. Il contratto matrimoniale, che
riveste una importanza fondamentale per la vita dell'uomo, è più
debole di un contratto di un banale contratto di compravendita, che
non si può sciogliere o modificare se non con il consenso di tutte e
due le parti contraenti. Orbene, proprio perché il contratto è così
debole, che anche i giovani più seri e consapevoli dicono..”tant'è
convivere ..perché, se va male, si evita ogni complicazione
burocratica”. Se l'esperimento va bene e se la coppia diventa una
famiglia completa con la nascita di un bambino, allora i giovani
suggellano la loro unione con il matrimonio con il quale vanno a
regolare i loro rapporti ed ad assumere obblighi e diritti nei
confronti dei figli.
Quindi,
per assurdo, i giovani trovano motivo valido di non sposarsi proprio
perché il contratto matrimoniale è diventato un impegno
relativamente poco serio.
*
La
poca serietà del contratto matrimoniale ha provocato un altro
effetto paradossale. Mentre il contratto matrimoniale indissolubile,
o meglio, il contratto di matrimonio “serio” non risolubile con
la odierna facilità, dava una certa garanzia ai coniugi specialmente
più deboli, ora questa garanzia non vi è più perché basta che una
parte dichiari “che è venuta meno l' “affettivo maritali” per
sciogliere il contratto: rimane solo una questione di tempo. Orbene
proprio tale debolezza del contratto fa si che una o ciascuna delle
parti non ritengano opportuno sposarsi proprio perché vogliono
evitare certi effetti giuridici del matrimonio come ad esempio i
diritti successori.
Quindi,
in molti casi, non ci si sposa proprio perché le parti, in una
situazione oggettivamente precaria, vogliono evitare determinati
effetti economici del contratto matrimoniale.
*
Questi
sono solo alcuni esempi che dimostrano come la poca solidità rende
il contratto poco appetibile e la ragione per cui le convivenze non
portino subito al matrimonio e come tante siano le ragioni di evitare
o procrastinare il matrimonio e quindi delle convivenze di fatto.
Queste esistono proprio perché le parti, che sono libere di
scegliere tra due tipi di matrimonio, non vogliono assumere i diritti
e doveri connessi a questo istituto naturale.
Ora,
il Registro delle COPPIE DI FATTO a cosa serve? Vuole regolare un
rapporto di cui le parti conviventi non hanno concordemente voluto e
non vogliono?
In
verità il REGISTRO delle COPPIE DI FATTO non serve assolutamente
alle coppie che possono, quando lo vogliano, sposarsi e ottenere
tutte le provvidenze sociali, economiche e fiscali predisposte dallo
Stato per la famiglia. Perché è interesse dello Stato incoraggiare
la formazione della famiglia che è la cellula su cui esso Stato si
fonda perché essa crea, alleva ed educa i futuri cittadini.
Le
coppie di fatto eterosessuali possono regolare i loro rapporti
patrimoniali come vogliono utilizzando gli istituti del diritto
civile compreso il diritto-dovere di assistenza e visita ospedaliera
che è una delle poche ragioni morali invocate per giustificare la
regolamentazione delle convivenze di fatto.
La
verità è che il REGISTRO servirebbe solo alle convivenze di persone
omosessuali che in questo modo potrebbero concorrere alle provvidenze
economiche, fiscali e sociali che lo Stato ha predisposto a tutela
della famiglie regolari perché portatrici di un valore etico,
sociale ed economico essenziale alla continuità e sopravvivenza
dello Stato stesso, provvidenze che, invece, non si giustificano nel
caso di unioni di omosessuali che sono, per definizione, sterili di
ogni frutto per la società civile e per lo Stato. Questo è un
ragionamento che qualsiasi uomo politico laico dovrebbe fare. Quelli
che si proclamano laici dovrebbero essere i primi a fare questo
ragionamento, ma non lo fanno e, non facendolo, uccidono lo Stato. La
cosa più paradossale è che, ora, la sopravvivenza ed il futuro
dello Stato laico è affidata proprio alla Chiesa ed ai credenti che
difendono la famiglia. E' proprio vero che quando i governi perdono
la bussola e lo Stato laico latita, i cittadini si rivolgono alla
Chiesa ed ai suoi pastori. Questo la Storia ha insegnato e continua
ad insegnare.
Pesaro
li 11 marzo 2007-22.07.2015.
Paolo
Emilio Comandini