martedì 24 marzo 2015

DECAPITAZIONI ISIS: UN VIZIO ANTICO

Il 28 luglio 1480 una flotta navale turca del sultano dell'Impero ottomano Maometto II proveniente da Valona, forte di 90 galee, 40 galeotte e altre navi, si presentò sotto le mura di Otranto. La città resistette strenuamente agli attacchi, ma la sua popolazione di soli 6.000 abitanti non poté opporsi a lungo. Infatti il 29 luglio la guarnigione e tutti gli abitanti abbandonarono il borgo nelle mani dei Turchi, ritirandosi nella cittadella. Quando Gedik Ahmet Pascià chiese la resa ai difensori, questi si rifiutarono. L'11 agosto, dopo 15 giorni d'assedio, Gedik Ahmet Pascià riuscì a sfondare le difese e a espugnare anche il castello.
Nel massacro che ne seguì, tutti i maschi di oltre quindici anni furono uccisi, mentre le donne e i bambini furono ridotti in schiavitù.
I superstiti e il clero si erano rifugiati nella cattedrale a pregare con l'arcivescovo Stefano Pendinelli. Gedik Ahmet Pascià ordinò loro di rinnegare la fede cristiana, ma ricevendone un netto rifiuto, irruppe con i suoi uomini nella cattedrale e li catturò. Furono quindi tutti uccisi.
A capo degli Otrantini -che il 12 agosto si erano opposti alla conversione all'Islam- era anche il vecchio sarto Antonio Pezzulla, detto Il Primaldo.
Il 14 agosto Gedik Ahmet Pascià fece legare i superstiti e li fece trascinare sul vicino colle della Minerva, dove ne fece decapitare almeno 800, costringendo i parenti ad assistere alle esecuzioni.
Dopo tredici mesi Otranto venne riconquistata da gli Aragonesi, guidati da Alfonso d'Aragona, figlio del Re di Napoli.
Pesaro li 23.03.2015.
P.E.Comandini



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