Il
28
luglio
1480
una
flotta navale turca del sultano
dell'Impero
ottomano
Maometto
II proveniente
da Valona,
forte di 90 galee,
40 galeotte
e
altre navi, si presentò sotto le mura di Otranto. La città
resistette strenuamente agli attacchi, ma la sua popolazione di soli
6.000 abitanti non poté opporsi a lungo. Infatti il 29
luglio
la
guarnigione e tutti gli abitanti abbandonarono il borgo nelle mani
dei Turchi, ritirandosi nella cittadella. Quando Gedik
Ahmet Pascià
chiese
la resa ai difensori, questi si rifiutarono. L'11
agosto,
dopo 15 giorni d'assedio, Gedik Ahmet Pascià riuscì a sfondare le
difese e a espugnare anche il castello.
Nel
massacro che ne seguì, tutti i maschi di oltre quindici anni furono
uccisi, mentre le donne e i bambini furono ridotti in schiavitù.
I
superstiti e il clero si erano rifugiati nella cattedrale a pregare
con l'arcivescovo Stefano
Pendinelli.
Gedik Ahmet Pascià ordinò loro di rinnegare la fede cristiana, ma
ricevendone un netto rifiuto, irruppe con i suoi uomini nella
cattedrale e li catturò. Furono quindi tutti uccisi.
A
capo degli Otrantini -che il 12 agosto si erano opposti alla
conversione all'Islam- era anche il vecchio sarto Antonio
Pezzulla,
detto Il
Primaldo.
Il 14
agosto Gedik
Ahmet Pascià fece legare i superstiti e li fece trascinare sul
vicino colle
della Minerva,
dove ne fece decapitare almeno 800, costringendo i parenti ad
assistere alle esecuzioni.
Dopo
tredici mesi Otranto venne riconquistata da gli Aragonesi,
guidati da Alfonso
d'Aragona,
figlio del Re
di Napoli.
Pesaro li
23.03.2015.
P.E.Comandini
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