martedì 23 novembre 2021

LE SCULTURE DI DALLOSSO

LE SCULTURE DI DALLOSSO Domenica sono andato a vedere le sculture di Dall’Osso nel giardino di Via Marsala, vicino all’ingresso del pubblico parcheggio. Se non fossero apparsi alcuni articoli polemici sulla stampa non sarei andato a vederli. La polemica, le provocazioni come gli scandali, in questi casi giovano sempre alla notorietà dell’artista. E’ stato criticato il posto dove sono state sistemate (addirittura in una proprietà privata; e poi, senza una pubblica concessione o autorizzazione; e poi, perché non sono stati interpellati “gli esperti del ramo”? Avrebbero pure dato buoni consigli su dove allestire la mostra. Poco tempo fa si è gridato allo scandalo perché un tempio sacro dell’arte viene usato, nei tempi morti, come luogo di vile mercato (e nella Pescheria non si vendeva insieme a nobili pesci anche la saraghina?). Diversi anni fa la il Centro storico venne adornato, si fa per dire, da enormi solidi piramidali che suscitarono le ire dei pesaresi e la raccolta di tremila firme di protesta: protesta che venne completamente ignorata dal giornale del Comune CON che riportava peraltro il parere di un calzolaio che sosteneva che dalla detta esposizione e dal percorso artistico tracciato sulla pavimentazione, aveva ricevuto un incremento dei suoi guadagni. E poi c’è la statua di Pasqualon, relegata alla biblioteca San Giovanni su di un piedistallo che non gli si addice dato che il Poeta, diritto come un fuso, declamava i suoi versi in mezzo alla gente, in Piazza, e non nelle adiacenze del manicomio. I pesaresi non vengono interpellati: c’è chi decide per loro. Ma tornando al giardino di Via Marsala popolato dalle diafane sculture di Dall’Osso. Non si troverebbe, in centro, luogo più adatto ad ospitare queste crisalidi di donne e uomini i cui corpi sembrano essere usciti dal guscio e volati via come farfalle. Sembra che le anime, la parte più leggera e spirituale di questo popolo sia rimasta nel bosco e la parte materiale volata via. Il contrario di quello che è acquisito nella nostra concezione cristiana. E’ un’opera che colpisce e fa pensare al contrario di tante sculture che ci hanno regalato i nostri amministratori. Ma io non sono un esperto né un critico d’Arte, ma solo un critico. Pesaro li 8 agosto 2005. Paolo Emilio Comandini

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