PIERGIOVANNI ANTONIO e LA
LINEA GOTICA
Aabitavo in Urbino in
una casa a tre piani dove si trovavano no nascoste una trentina di
macchine da scrivere. Io non pensavo mai che mi avrebbero preso. Mio
padre era nascosto in un luogo coperto da un mucchio di fascine. Mio
padre aveva fatto la guerra mondiale e lo avevano richiamato alle
armi e si trovava al Monte Conero. Ma la tragedia era che hanno
portato via me che avevo 16 anni. Io avevo mio fratello più grande
che era tornato a piedi da Terracina, si era salvato perchè i
tedeschi portavano via i militari in Germania A Terracina faceva il
militare e all'8 settembre era fuggito a piedi ed era venuto su a
casa in Urbino vestito da contadino. Ad unn certo momento, a
Settembre, Graziani fece l'editto stabilendo la pena di morte per i
militari che non tornavano a fare il soldato nella Repubbblica
sociale. Mio fratello più grande era fuggito dandosi alla macchia
rifugiatndosi sul monte Pietralata dove è rimaneva fino al passaggio
del Fronte. Quando mi hanno preso pensavo che mi tenessero
prigioniero come ostaggio . Una sera un camion di fascisti mi prese
per andare a lavorare. Poco tempo prima una persona di una famiglia
nobile di Urbino mi mi aveva chiamato per andare a fondare una
frazione antifascista. Sono stato preso con altre persone e ci hanno
portato a Montecalvo sulle Vigne dove abbiamo bivaccato tutta la
giornata mentre arrivavano altre persone che avevano preso. Alla
sera alle 17 arrivava il camion che ci ha caricato e portato a
Montecalvo. A Montecalvo c'erano delle baracche di legno dove si
soggiornava, ma al mattino alle 5 si saliva sul Montecalvo. Io non
sono andato su perchè nel frattempo il colonnello tedesco che
parlava francese si era accorto che io rispondevo nella stessa
lingua se ed allora lui mi trattenne come interprete e fece amicizia
conme. Mi mise in un locale dove c'erano delle patate marce che
puzzavano tremendamente.. Nel contempo gli aerei alleati sorvolavano
la zona illumimandola con i bemgala. Io ero a dormire nei cavallettì
di legno al quarto piano, ma noi non si poteva uscire. Io avevo fatto
amicizia con quello che con un camion andava a prendere l'acqua e mi
portò con lui ed io in un punto lo feci rallentare e mi buttai giù
dal camion in un fosso. A Uurbino dovevo passare per Lavaggine che
era presidiata dai tedeschi e fascisti allora mandai avanti un amico
che era zoppo per cui non lo toccavano. Mi fece cenno che potevo
passare. Dopo io non mo sono mosso da casa fino alla liberazione. In
quel periodo mi sono messo a scrivere con una di quelle macchine da
scrivere e mi sono letto molti libri.
Pesaro li 30 Aprile 2019. Intervista.
Pecos Bill
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