venerdì 31 maggio 2019

LA BANDA KOCH. 74 ANNI FA.



5 Giugno 1945. PROCESSO A PIETRO KOCH.

Il processo ha luogo nella grande aula della Sapienza. E' stata adottata una procedura d'urgenza. Anche Koch come i criminali fascisti che l'anno preceduto,è processato per un solo reato, collaborazione con il nemico che comporta la pena di morte. L'alto Commissario aggiunto per i reati fascisti spiega ai giornalisti che estendere la istruttoria agli altri reati ed ai complici di Koch vorrebbe dire prolungare la istruttoria stessa per diversi mesi. Invece è stata chiusa in due giorni. Alle 9,15 il Presidente Maroni dichiara aperta l'udienza. Ma prima che cominci, Pietro Koch si lascia andare ad una nota di rammarico. L'unica cosa che mi dispiace è morire a 27 anni. Un anno fa mi allontanavo da Roma sulla macchina di Dolmann. Quest'anno il viaggio è diverso. Il servizio d'ordine è eccezionale. Fuori dal palazzo stazionano persino due piccoli carri armati: due carri L assolutamente inutili per opporsi ai carri angloamericani tanto che i soldati e la popolazione li chiamavano “scatole di sardine”. Il pubblico è stato selezionato con cura, vi è una gran quantità di giornalisti. In prima fila, seduti, sono l'attrice Isa Pola il regista augusto Gemina e la moglie. Tra i testimoni Luchino Visconti e la scrittrice Paola Masino. Nel pubblico moltissimi abiti neri: sono i parenti di coloro che Koch ha fatto torturare e uccidere o mandare nei campi di sterminio. …...Il gravoso compito della difesa è stato assunto da un irriducibile e leale antifascista l'Avvocato Federico Comandini al quale Koch aveva dato a lungo la caccia. Comandini precisa subito la sua posizione .”Non sono il difensore di Pietro Koch, esclama a voce alta . “Io sono la DIFESA personalizzata, sono la tutela della Civiltà”. “Questa toga pesa sulle mie spalle come fosse di piombo, ma essa sotto certi riguardi rappresenta per me un privilegio. E si batte per salvare la vita all'uomo che avrebbe voluto toglierla: è una espressione di civiltà che forse a Pietro Koch sfugge tutto compreso nel suo “compito” di seguire una certa etica fascista: il morire bene. Purtroppo il ventennio non gli ha insegnato a vivere bene ….......Il cancelliere da lettura del capo di accusa: Koch è imputato del reato di cui all'articolo 5 del Decreto legge 27 luglio 1944 n. 159, in relazione all'articolo 51 del codice militare di Guerra, per avere in Roma, fino al 5 giugno 1944 ed in altre città dell'Italia del Nord, posteriormente all'8 settembre 1943, commesso crimini contro la fedeltà e la difesa militare dello Stato, collaborando col tedesco invasore e prestando allo stesso aiuto ed asssistenza …....... Federico Comandini tenta di tutto generosamente, di strapparlo alla morte: c'è un Mito Koch ed una realtà Koch, dice il difensore ed è solo la realtà Koch che deve pesare sul piatto della vostra bilancia.” e cerca di illustrare un lato umano di Koch che, tuttavia, nessuna delle sue vittime ha avuto modo di conoscere. “L'assassinio, continua Federico Comandini, -è l'arma della tirannide, la Giustizia è l'arma della Libertà. Pietro Koch è il prodotto del clima fascista, è un fungo velenoso. Ma io mi chiedo se sia più colpevole la mano che ha gettato il sasso che si nasconde che non la mano che veramente lo scaglia …....Ma se vuole distruggere il mito Koch, lo stesso Koch sembra invece tenerlo in vita al di là di ogni realtà. ….Rimasto solo con il suo avvocato, il condannato discute brevemente con una mano sulla spalla di Comandini, poi firma la domanda di grazia, anche se n verità non si aspetta proprio che venga accolta. ..Alle 13,10 Koch si avvia verso il cellulare al carcere di Regina Coeli per la sua ultima giornata di vita.
(La Banda Koch. Un agente al servizio del Regime – Aldo Lualdi—Bonpiani).
Pesaro 31 maggio 2019.
Pecos Bill


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