Dritto in arcione il
bracciio teso ei stette:
indi ad Anita che il
seguia daccanto
ed al breve stuolo di sue
schiere elette,
avanti; ei disse. Gruppo
di giganti
parean nell'ombra: livide
saette
laceravano il ciel l'Adria
davanti.
Lacere, scalze, intorno al
Duce strette,
ei non si domandar e
dove...e quanto.
Or qual de' Numi, in co'
del ponte , il fiero
gesto raccolse?! l'alta
fronte austera
che Roma al raggio di sua
luce incise
tosto si scosse. Lento,
passò severo:
e solo allor che la fatale
schiera,
salva vide sul mar, triste
sorrise!
Pietro Comandini 1931.
Il sonetto illustra
l'imbarco di Garibaldi e e dei 300 valorosi che lo seguivano, a
Cesenatico , la prora a Venezia che ultima ancora resisteva
all'Austria. Epilogo doloroso ; la cattura parziale della flottiglia
– lo sbarco di Garibaldi a Magnavacca . La morte di Anita.