mercoledì 30 agosto 2017

IL MIO CORSO





IL MIO CORSO
L'11 settembre 1860 la giovanetta quattordicenne Emilia Gessi che abitava nel palazzo del Corso di Pesaro di proprietà del padre Luigi Gessi (che il venne nominato Sindaco di Pesaro il 30.10.1866 da S. Altezza Reale Vittorio Emanuele II di Savoia) vedeva sfilare lungo il il Corso, scortati dai soldati del Generale Cialdini, i militari papalini che avevano difeso le mura cittadine, per essere condotti in prigione a Rocca Costanza, dileggiati da molti pesaresi muniti di coccarde tricolori. Il Corso, allora, era percorso, senza i moderni divieti, da carri e carrozze condotte da cavalli che sull'acciottolato facevano un gran frastuono con le loro ruote cerchiate di ferro e gli zoccoli dei cavalli che lasciavano spesso deiezioni poco profumate sulla carreggiata. Percorrevano il Corso anche carretti a mano e spesse volte anche la utilissima “scalaporta” che era un grosso carro con sopra una serie di scale che si potevano innestare tra loro fino a raggiungere notevoli altezze come quelle dei pompieri di oggi. Le carrozze ed i cavalli non sostavano sul corso come le auto perché dovevano trovare sistemazione in locali adibiti a rimesse e stalle.

La situazione del Corso, passato il fronte e ricostruiti i palazzi distrutti dalle mine dei tedeschi in ritirata compreso quello che era stato di Emilia Gessi chi rimaneva immutato e percorso da carri e carrozze e rare automobili.
Lungo il Corso alle 13 precise passava immancabilmente, evitando il loggiato e rasentando il lato opposto, la elegante figura con cappello e veletta della Signora Giovagnoli che si recava a prendere l'aperitivo al Bar Capobianchi.
Era la moglie dell'ing. Giovagnoli che aveva progettato la urbanizzazione della zona mare e che aveva perduto in guerra il figlio, disperso in Russia.
Il Corso, negli anni successivi rimaneva immutato in un centro sempre più depauperato di gran parte delle sue attività commerciali, professionali e culturali ed anemizzato per i limiti posti alla libera circolazione dell'isola pedonale.

Il decadimento del Centro denunciato in questi decenni con articoli sui giornali to, da varie associazioni come quella “Salviamo il Centro storico” sembravano realizzarsi per merito del nuovo sindaco Ricci le cui dichiarazioni programmatiche appoggiate da ingenti risorse finanziarie sembravano dare una speranza concreta dato che si può dare atto a suo merito l'avere salvato Fosso Seiore dalla cementificazione, e e manifestato una visione dei problemi della città di Pesaro solidale con Fano ed Urbino avvicinandosi alla visione di una Metropoli nel verde auspicata in un articolo pubblicato ne La Sveglia Democratica molti anni fa. Ma un conto sono le dichiarazioni programmatiche e le intenzioni ed altro i provvedimenti e le realizzazioni pratiche che possono e debbono essere criticabili in quanto errate o inadeguate allo scopo prefisso.

La riqualificazione del Centro con la ordinaria e straordinaria manutenzione delle strade va nella direzione giusta ed è doverosa, ma sono ben criticabili la demolizione della antica pavimentazione del loggiato del Corso che poteva integrarsi con la nuova esterna ad essa e la sistemazione di palle di cemento che non c'entrano con lo stile dei palazzi e della loro storia. Il lavoro non piacerebbe certo alla Emilia Gessi né al suo padre Luigi né ai loro successori Luisa Belli e Mario Comandini.
Peraltro per fortuna, le palle e gli alberi in vasi potranno, re melius perpensa, essere rimossi facilmente come è stato fatto con i vasi di cemento messi anni fa in viale Trieste.
Ma non si capisce perché gli incarichi di questo genere non vengano affidati a professionisti pesaresi. Ma cosa sa della storia di Pesaro un architetto di Savona? Ma forse per le palle si sarà ispirato alle palle di cannone sparate da Cialdini che si trovano sistemate ancora su la Porta Rimi?

e in viale Trieste alcuni anni fa.

Pesaro li 26 agosto 2017.

Paolo Emilio Comandini.






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