domenica 9 ottobre 2016

LA CASA DI CIABOTTI


Unico edificio con muro esterno del 600 in Via dei Partigiani da abbattere per fare luogo ad un nuovo edificio di tre piani. Decisione del Consiglio comunale del 3 ottobre. Per evitare la scomparsa dell'ultima vestigia della vecchia città
Bettini di F.I. aveva inutilmente chiesto di permatttere la ristrutturazione all'interno salvando la facciata e Remo Giacchi pure di F.I. aveva denunciato inutilmente la scomparsa di un altro edificio della vecchia Pesaro a seguire la scomparsa dell'Istituto Bramante. Non rimane che sperare che gli architetti del nuovo fabbricato riescano a incastonare nella facciata del nuovo edificio il vecchio muro e l'antico profilo. Un bravo architetto può fare questo ed altro se il privato avrà più sensibilità del Pubblico.
La casa di cui si parla era di Carlo Ciabotti e ,alla sua morte, del figlio Claudio. Ma chi era Carlo Ciabotti? Carlo Ciabotti era meglio conosciuto come “Carlo dei maritozzi” o meglio
Il re dei Maritozzi”. Egli aveva il negozio sotto il loggiato del Corso dove ora si trova un negozio di gioielleria proprio accanto all'ingresso della casa di mia nonna Luisa. Vendeva la frutta più scelta della città, ma sopratutto e cosa più importante vendeva il panociato ed i maritozzi più buoni di Pesaro. Non molto grandi, ma croccanti con uvetta e scorzetta di arancia che davano loro un aroma particolare, unico ed inimitabile. Solo lui aveva questi maritozzi e i pesaresi emigrati dalla città quando avevano occasione di tornare, non mancavano di passare da Carlo a prendere il pannociato ed i suoi maritozzi da portare a casa. Nessuno era capace di imitarli e neppure la Viola, la nipote che li infornava per lo zio, sapeva la ricetta ed il segreto della loro fabbricazione. Il segreto Carlo non lo rivelò a nessuno e morì con lui. Carlo Ciabotti, me lo ricordo dietro il suo bancone alto e moro e con i capelli ricci. Qualche volta l'ho visto che giocava a tamburelli in Piazza Carducci con i suoi amici. Avevano dei grossi tamburelli e lanciavano e rilanciavano la palla da un lato all'altro della piazza ed i colpi risuonavano netti e forti, ma con un intervallo notevole perché la palla per andare da un lato all'altro della piazza, per la distanza, ci metteva un bel po' di tempo. Ed erano ben bravi a colpire la palla dopo una così grande parabola.
Il figlio ereditata la casa aveva resistito a tutte le offerte e lusinghe e richieste di compravendita della casa e del cortile reagendo ad esse come se fossero state offese essendo attaccato alla sua casa come ad una persona e, quando temette interventi- non so quali esattamente- tapezzava la via delle Vetrerie con striscioni con scritte contro la cementificazione della via e del terreno. Nessun giornale ne parlò -io ho scattato diverse foto-. Cosa era acccaduto e che cosa accadde per indurre questo ragazzo al suicidio avvvenuto poco tempo dopo?

Pesaro, li 8 ottobre 2016.
P.Emilio Comandini.

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