Unico
edificio con muro esterno del 600 in Via dei Partigiani da abbattere
per fare luogo ad un nuovo edificio di tre piani. Decisione del
Consiglio comunale del 3 ottobre. Per evitare la scomparsa
dell'ultima vestigia della vecchia città
Bettini
di F.I. aveva inutilmente chiesto di permatttere la ristrutturazione
all'interno salvando la facciata e Remo Giacchi pure di F.I. aveva
denunciato inutilmente la scomparsa di un altro edificio della
vecchia Pesaro a seguire la scomparsa dell'Istituto Bramante. Non
rimane che sperare che gli architetti del nuovo fabbricato riescano a
incastonare nella facciata del nuovo edificio il vecchio muro e
l'antico profilo. Un bravo architetto può fare questo ed altro
se il privato avrà più sensibilità del Pubblico.
La
casa di cui si parla era di Carlo Ciabotti e ,alla sua morte, del
figlio Claudio. Ma chi era Carlo Ciabotti? Carlo Ciabotti era meglio
conosciuto come “Carlo dei maritozzi” o meglio
“Il
re dei Maritozzi”. Egli aveva il negozio sotto il loggiato del
Corso dove ora si trova un negozio di gioielleria proprio accanto
all'ingresso della casa di mia nonna Luisa. Vendeva la frutta più
scelta della città, ma sopratutto e cosa più importante
vendeva il panociato ed i maritozzi più buoni di Pesaro. Non
molto grandi, ma croccanti con uvetta e scorzetta di arancia che
davano loro un aroma particolare, unico ed inimitabile. Solo lui
aveva questi maritozzi e i pesaresi emigrati dalla città
quando avevano occasione di tornare, non mancavano di passare da
Carlo a prendere il pannociato ed i suoi maritozzi da portare a casa.
Nessuno era capace di imitarli e neppure la Viola, la nipote che li
infornava per lo zio, sapeva la ricetta ed il segreto della loro
fabbricazione. Il segreto Carlo non lo rivelò a nessuno e morì
con lui. Carlo Ciabotti, me lo ricordo dietro il suo bancone alto e
moro e con i capelli ricci. Qualche volta l'ho visto che giocava a
tamburelli in Piazza Carducci con i suoi amici. Avevano dei grossi
tamburelli e lanciavano e rilanciavano la palla da un lato all'altro
della piazza ed i colpi risuonavano netti e forti, ma con un
intervallo notevole perché la palla per andare da un lato
all'altro della piazza, per la distanza, ci metteva un bel po' di
tempo. Ed erano ben bravi a colpire la palla dopo una così
grande parabola.
Il
figlio ereditata la casa aveva resistito a tutte le offerte e
lusinghe e richieste di compravendita della casa e del cortile
reagendo ad esse come se fossero state offese essendo attaccato alla
sua casa come ad una persona e, quando temette interventi- non so
quali esattamente- tapezzava la via delle Vetrerie con striscioni con
scritte contro la cementificazione della via e del terreno. Nessun
giornale ne parlò -io ho scattato diverse foto-. Cosa era
acccaduto e che cosa accadde per indurre questo ragazzo al suicidio
avvvenuto poco tempo dopo?
Pesaro,
li 8 ottobre 2016.
P.Emilio
Comandini.
Nessun commento:
Posta un commento