Continuamente e da ogni parte si invoca
e si auspica lo sviluppo economico dell'Italia che per diverse
ragioni è entrato in crisi. Ma che cosa determina e da che cosa è
determinato essenzialmente lo sviluppo di un paese se non
dall'aumentare della popolazione? Il PIL, lo sviluppo di tutte le
attività economiche, l'occupazione, lo sviluppo sociale, dipende
dallo sviluppo della popolazione del paese. L'aumento della
popolazione è il fattore, la ragione, la essenza del progresso
nazionale. Al di là della crisi finanziaria che ha sconvolto il
mondo e quindi tutti i rapporti economici e sociali determinando uno
sconvolgimento sociale con spostamento della ricchezza nei diversi
settori economici e dei soggetti individuali sconvolgendo il mercato,
è indubbio che la crisi da un punto di vista strutturale è stato
determinato da un surplus produttivo, da una saturazione dei mercati:
del mercato delle auto, del mercato dell'edilizia e tutto quello che
dipende da questi settori, ma alla base c'è sempre la riduzione
della popolazione ed in modo particolare la decrescita della
natalità. Se la famiglia non ha figli o ha un solo figlio essa si
preoccuperà di lavorare e risparmiare per una casa per un solo
figlio oltre che per la propria, se ha due figli lavorerà per due
figli e così via. Se non vi sono bambini gli asili, le scuole si
svuotano e le maestre e gli insegnanti non trovano lavoro. E così
per quanto riguarda i vari consumi di beni durevoli e non durevoli.
Se non c'è domanda le ditte chiudono, il personale viene licenziato,
fabbriche nuove non sorgono e così nasce il problema della
disoccupazione giovanile e non. Papa Wojtyla diceva che “una
nazione senza bambini non ha futuro”. In Italia, campione di
denatalità, starebbe ancora peggio se non vi fossero quelle migliaia
di immigrati che con i loro figli ed il loro lavoro non avessero
colmato in parte il vuoto. E la Merkel, primo ministro di un paese
che fa concorrenza all'Italia per denatalità, lo sa bene e
certamente vede gli immigrati come una risorsa per lo sviluppo
economico del suo paese ed è anche furba quando si sceglie il tipo
di immigrati preferendo i fuggitivi della Siria che hanno un livello
di istruzione e professionalità apprezzabile. Del resto la Germania
ha sostenuto il suo sviluppo economico fin dal dopoguerra con la
immigrazione degli italiani, poi degli spagnoli, poi dei turchi ed infine delle popolazioni dell'Est. Se questo è vero la questione degli
immigrati va vista come una opportunità se non come una necessità e
non come un fatto solo negativo. E' inutile che si invochi il
governo ad agire e combattere la disoccupazione. Il governo non può
che agevolare fiscalmente e burocraticamente chi intende iniziare o
gestire una attività produttiva, ma da un punto di vista strategico
non può che operare agevolando, aiutando concretamente lo sviluppo
demografico aiutando la nascita dei bambini e la famiglia “seminarium
rei Pubblicae”. Questo non pare essere nelle priorità di questo
governo e dei politici che siedono nel Parlamento i quali si
preoccupano di riconoscere “diritti” e quindi di dirottare
risorse economiche impreviste ed imprevedibili alle cosiddette
“unioni civili” che per definizione non sono idonee a creare
bambini. La creazione di bambini è la sola giustificazione e la
causa delle provvidenze e dei diritti spettanti alla famiglia
naturale. Di questi diritti e di queste provvidenze vogliono
approfittare chi non ha alcun merito nei confronti dello Stato con la S maiuscola.
Pesaro 7 gennaio 2016.
P.E.Comandini
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