Sto leggendo l'ottimo editoriale di
Andrea Cangini sul QN di ieri, con il suo oculato riferimento a "una
forma di marxismo contemporaneo l'uguaglianza imposta per legge"
delle identità "naturali", le quali secondo la Corte di
Cassazione non esistono, e se esistono vanno soppresse. Mi piace
ricordare che qualche migliaio di anni fa il controverso e
stravagante principe Nerone fu accusato di avere atteggiamenti
alquanto dispotici. Il bravo Nerone, che voleva, per cosi dire,
impalmarsi il suo "preferito", aveva una difficoltà: a
Roma non era permesso sposarsi tra maschi. Lui aggirò la difficoltà:
dichiarò di essere una femmina, e il problema fu risolto.
Successivamente, con una simpatia successiva, la parte del marito
toccò a lui... Noi non abbiamo gli imperatori, ma abbiamo i giudici
di Cassazione. Che, pare, abbiano rimosso la necessità
dell'operazione chirurgica per poter cambiare sesso. Rendendo così
di fatto inutile la Cirinnà e i suoi matrimoni - pardon, unioni
civili - gay. Per ottenere il cambio di sesso all'anagrafe secondo la
Corte di Cassazione non è obbligatorio l'intervento di adeguamento
degli organi sessuali: ovvero mi sento donna, e quindi sono donna,
indipendentemente dal mio corpo e dalla biologia, anzi, mantenendo la
possibilità di procreare e quindi di essere padre. Ma se non si
sente padre, perchè si ritiene femmina, cosa sarà ? Una madre? E'
una situazione al limite dell'assurdo. Perché è chiaro: basta
cambiare di sesso, sposarsi (ormai legittimamente) e ricambiare
perché divenga possibile quello che era impossibile. Impossibile in
un mondo dove non è il capriccio a plasmare la realtà; ma si
tratta, sembra, ormai proprio di un altro mondo. Qui c'è Nerone.
Massimo Tonucci
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