martedì 17 febbraio 2015

Agosto 1917 Il ritorno dal fronte dello zio Giulio.

Di mattina la nonna Luisa sentiva suonare alla porta. Era la campanella del portone di ingresso che era comandata da un tirante posto all'ingresso sotto il loggiato del Corso. Nel pavimento della camera da letto della nonna che si trovava proprio sopra le logge, vi era una piccola botola che, scoperchiata, permetteva di vedere chi passava di sotto o chi bussava alla porta.
Quella mattina chi bussava era lo zio Giulio che tornava dal Fronte. Lo zio Giulio, dopo la disfatta di Caporetto, preso dal fervore patriottico che aveva coinvolto tutta la famiglia Comandini, (il nonno Pierino era al fronte come ufficiale medico, il fratello Pippo di Cesena era pure partito per la guerra, lo zio Ubaldo di Cesena era stato nominato dal Re Ministro della Propaganda v.n.1), non avendo gli anni dell'ultimo scaglione chiamato alle armi, aveva falsificato la sua carta di identità per potersi arruolare e, dopo avere frequentato la scuola ufficiali nell'arma di artiglieria da campagna, era andato al fronte a combattere. Il 19 agosto, sul monte Ruk, come comandante di una batteria, in mezzo ai cadaveri di tutti i suoi artiglieri, rimasto solo, aveva resistito ai nemici l'intera giornata e nonostante fosse ferito, continuava a sparare con il suo pezzo contro gli austriaci. Per questo aveva avuto la medaglia d'argento al valore militare.
La nonna Luisa, così raccontava lo zio Ubaldo, vedendolo arrivare, invece di correre ad abbracciarlo, non lo fece entrare in casa se non dopo avergli fatto fare un bagno in una grande tinozza di acqua portata in giardino dopo essersi liberato della divisa infestata di pulci e pidocchi che regnavano indisturbati nelle trincee. Questo racconto mi rimase impresso nelle memoria perché mi sembrava impossibile che una madre avesse la forza di non abbracciare subito il figliolo tornato dal fronte come si vedeva in tutti i film di guerra.
Una volta lo zio Giulio, che con i suoi discorsi incantava i bambini e non solo i bambini, mi raccontò come con una bugia avesse salvato la vita di un soldato. Questo era stato sorpreso dai carabinieri con un pollo tra le mani ed era stato accusato di furto e sarebbe stato subito fucilato se lo zio Giulio non avesse detto ai carabinieri di avere dato lui l'ordine di catturare quel pennuto.

P.Emilio Comandini
(v. Il Resto del Carlino 2014)

(n.1) Il 24 ottobre del 1917 avveniva la disfatta di Caporetto a seguito della quale l'esercito italiano parve disgregarsi sotto gli attacchi del nemico. In queste circostanze, per sollevare il morale della nazione , il Re nominava l'unico ministro repubblicano. Infatti Ubaldo Comandini apparteneva a quella parte dei repubblicani che ritenevano necessario intervenire nel conflitto per completare l'opera di riunificazione dell'Italia compiuta con il Risorgimento. Questo contro l'opinione dell'altra parte del partito contraria all'entrata in guerra dell'Italia.

Il 19 giugno del 1916 Ubaldo venne nominato Ministro senza portafoglio nel Gabinetto Boselli e dal 10 febbraio 18 al 10.4.'19 dal Ministro Orlando venne nominato Commissario per l'Assistenza civile e la propaganda interna.

Condividendo le idee interventiste di Ubaldo anche i due suoi fratelli Filippo e Pietro, partirono per il fronte. Mio nonno Pietro, medico chirurgo operò al fronte sul Montello.

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