Di
mattina la nonna Luisa sentiva suonare alla porta. Era la campanella
del portone di ingresso che era comandata da un tirante posto
all'ingresso sotto il loggiato del Corso. Nel pavimento della camera
da letto della nonna che si trovava proprio sopra le logge, vi era
una piccola botola che, scoperchiata, permetteva di vedere chi
passava di sotto o chi bussava alla porta.
Quella
mattina chi bussava era lo zio Giulio che tornava dal Fronte. Lo zio
Giulio, dopo la disfatta di Caporetto, preso dal fervore patriottico
che aveva coinvolto tutta la famiglia Comandini, (il nonno Pierino
era al fronte come ufficiale medico, il fratello Pippo di Cesena era
pure partito per la guerra, lo zio Ubaldo di Cesena era stato
nominato dal Re Ministro della Propaganda v.n.1), non avendo gli anni
dell'ultimo scaglione chiamato alle armi, aveva falsificato la sua
carta di identità per potersi arruolare e, dopo avere frequentato la
scuola ufficiali nell'arma di artiglieria da campagna, era andato al
fronte a combattere. Il 19 agosto, sul monte Ruk, come comandante di
una batteria, in mezzo ai cadaveri di tutti i suoi artiglieri,
rimasto solo, aveva resistito ai nemici l'intera giornata e
nonostante fosse ferito, continuava a sparare con il suo pezzo contro
gli austriaci. Per questo aveva avuto la medaglia d'argento al valore
militare.
La
nonna Luisa, così raccontava lo zio Ubaldo, vedendolo arrivare,
invece di correre ad abbracciarlo, non lo fece entrare in casa se non
dopo avergli fatto fare un bagno in una grande tinozza di acqua
portata in giardino dopo essersi liberato della divisa infestata di
pulci e pidocchi che regnavano indisturbati nelle trincee. Questo
racconto mi rimase impresso nelle memoria perché mi sembrava
impossibile che una madre avesse la forza di non abbracciare subito
il figliolo tornato dal fronte come si vedeva in tutti i film di
guerra.
Una
volta lo zio Giulio, che con i suoi discorsi incantava i bambini e
non solo i bambini, mi raccontò come con una bugia avesse salvato la
vita di un soldato. Questo era stato sorpreso dai carabinieri con un
pollo tra le mani ed era stato accusato di furto e sarebbe stato
subito fucilato se lo zio Giulio non avesse detto ai carabinieri di
avere dato lui l'ordine di catturare quel pennuto.
P.Emilio
Comandini
(v.
Il Resto del Carlino 2014)
(n.1)
Il
24 ottobre del 1917 avveniva la disfatta di Caporetto a seguito della
quale l'esercito italiano parve disgregarsi sotto gli attacchi del
nemico. In queste circostanze, per sollevare il morale della nazione
, il Re nominava l'unico ministro repubblicano. Infatti Ubaldo
Comandini apparteneva a quella parte dei repubblicani che ritenevano
necessario intervenire nel conflitto per completare l'opera di
riunificazione dell'Italia compiuta con il Risorgimento. Questo
contro l'opinione dell'altra parte del partito contraria all'entrata
in guerra dell'Italia.
Il
19 giugno del 1916 Ubaldo venne nominato Ministro senza portafoglio
nel Gabinetto Boselli e dal 10 febbraio 18 al 10.4.'19 dal Ministro
Orlando venne nominato Commissario per l'Assistenza civile e la
propaganda interna.
Condividendo
le idee interventiste di Ubaldo anche i due suoi fratelli Filippo e
Pietro, partirono per il fronte. Mio nonno Pietro, medico chirurgo
operò al fronte sul Montello.
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