domenica 16 luglio 2023
DETTI PESARESI DI CARLO GIARDINI
Detti pesaresi di Carlo Giardini
1 – I scherz ala “Borgorucia”.
Cercare di imbrogliare qualcuno, ma se si scopre il tentativo d’imbroglio si dice: ho scherzato.
2 – “Le pugnet dla Cianciga”
Fare le cose lentamente, senza molto impegno.
3 – “An t’za gnanca do chel sta tchesa”
Non conoscere qualcuno o qualcosa, nemmeno un po’.
4 – “Ansa ne scura ne ste sit”
Si dice di persona che non sa comportarsi.
5 – “Ste a urech a pnel”
Ascoltare attentamente per non perdere nemmeno una parola. Il pennello, in questo caso, è una sorta di mostravento, solitamente situato in cima ai campanili, che si orienta sempre verso la direzione da dove spira il .vento.
6 – “Co t’sì gid a scola dala Bughi?”
Si dice a chi è particolarmente sprovveduto. La Bughi era una maestra elementare che aveva una scuola privata, ma non godeva di gran fama.
7 – “An sa ne d’me net’e cum’è la Salve Regina”.
Si dice di qualcosa della quale non si capisce bene il significato.
8 – “Dal giorne d’la Candlòra da l’inverno siamo fòra”.
Proverbio contadino.
8 – “Sta fat ben i cont a sim tel mez impont”
9 – “Do c’anariva el tira el capel”.
Si dicedi un donnaiolo impenitente.
10 – “La sbè tun bichir d’acqua”.
Si dice di una ragazza candida ed immacolata.
11 – “L’è di set e na bulida”.
Si dice di bambino vispo, furbastro.
12 – “L’ha banduned casa e pétin!
Ha abbandonato cassapanca e pettine. Si dice di chi ha abbandonato la famiglia e tutto il resto.
13 – “T’si lung cum’è la stmena santa”.
Ci si riferisce a chi è molto lento a fare le cose.
14 – “ C’è el gat sel fogh”.
Quando il gatto si acciambellava dentro il fornello tiepido. Significava che non era pronto il pranzo o la cena.
15 – “A so tut un tremor”.
Tremare dall’emozione.
16 – “Sincanta la stacia”.
Finita la farina non c’è più nulla da setacciare. Si dice in sensi figurato.
17 – “Og è sabte a chesa nostra”.
Detto scaramantico dei contadini che pronunciavano dopo aver nominato una strega.
18 – “Tant’era e tantè cum el tambur d’Gradera”.
Non è cambiato nulla.
19 – “Un pes dardos e un pes ala bona”.
Quando si chiede ad un marinaio come va: “ “Un pes dardos e un pes ala bona!”
Un po’ con le mure a sinistra e un po’ a dritta.
20 – “Quant l’orc el va ala font o chel sesmaniga o chel sromp”.
Quando una cosa si ripete a lungo, qualcosa succede.
21 – “Gi sala samptena del gat”.
Agire con cautela e con diplomazia.
22 – “En ved un caz in tun piat d’lata”.
23 – “La magna quel cla jà e la dic quel cla sa”.
Non sa mantenere un segreto.
24 – “Sa un figh i t’fa gi a Roma e sal gambul it’fa arturne”.
Con poco e niente ti fanno fare quello che vogliono.
25 – “Patacuc el gioga a bocia ferma”.
Non cantar mai vittoria finchè la cosa non è conclusa.
26 – “L’ha tut i vizi cum e Gagen”
L’ha tutti i vizi com è la volpe.
27 – “L’ha ian d’Asiari”
Un centenario.
28 – “Bambin de ges”
Si dice di un bambino molto carino si paragonano ad una statuetta del Bambin Gesù nel Presepio.
29 – “T’si quaon o t’fa la mor?”
Sei proprio sciocco o sei rincitrullito perché sei innamorato?
30 – “Se chi birb in inquaonasa i quaon cum i faria?”
Se i furbi non si potessero gabbare i meno furbi come farebbero?
31 – « La bol sa du batech!
Si dice quando la situazione è grave.
32 – “Bugiard cum un cheva dent!”
Nelle fiere e nei mercati i cavadenti promettevano l’estrazione indolore. Invece!
33 – “Facia franca metà d’la spesa”.
Non bisogna essere timidi.
34 – “Le jè cume le puten S’negaia: al giorne le fa cagnera a la not le fa ciataja”.
35 – “Vat fe b’nedì sa un scurcel ruded”.
Vai a farti benedire con una accetta ben affilata.
36 – “La fadiga e el pen bron la jè fata par i minchion”.
Lavori faticosi e pane scuro sono per i fessi!
Il pane scuro che conteneva molta crusca, costava meno ed era meno buono.
37 – L’è cum a de le m’laranc mal baghen.
E’ inutile dare qualcosa di prelibato a chi non sa apprezzare.
38 – “Ta da fe la fen d’la gagia d’Barul”.
Era una simpatica gazza addomesticata che gironzolava sempre nella cucina dell’osteria di Barul (personaggio citato anche in una poesia di Pasqualon): a forza di ficcare il naso dappertutto è caduta in un caldaio d’acqua bollente.
39 “Ta da fe la fen del bach d’Lucheta”.
Bach (giovane ovino) che si allontanava dal gregge per andare a curiosare qua e là; entrato nel recinto della scrofa, questa gli ha mangiato la testa.
40 – “Luca de La aluca “.
Prendere in giro, canzonare.
40 – “E’ not enc’è un pugn d’erba”.
Proverbio contadino che si riferisce a una giornata durante la quale non si è concluso nulla.
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