sabato 31 dicembre 2022

ROWENA COLES PRESENTA "LA POLVERE DA SPARO"

La polvere da sparo ovvero La Vita con gli inglesi Di Paolo Emilio Comandini Intervento di Rowena Coles alla presentazione del libro Ho conosciuto l’Avv. Paolo Emilio Comandini in occasione della presentazione del suo libro “68 DUX” dopo una richiesta da parte del Consolato Britannico di Milano di rappresentarlo all’evento. Così imparai una storia a me del tutto sconosciuto della fuga di 3 importanti generali inglesi dopo l’armistizio del 1943 e il loro tentativo di raggiungere l’esercito britannico ancora sotto la Linea Gotica. Il libro descrive storie di eroismo da parte di tanti italiani disposti a nascondere i generali e altri soldati inglesi a rischio della propria vita e senza alcun ritorno per sé. Questo eroi italiani consideravano i generali (e cito l’Avvocato) “uomini da aiutare” e non “stranieri da temere”. Dopo un paio di anni l’Avvocato mi chiese di scrivere l’introduzione al suo nuovo libro “La Polvere da sparo ovvero La vita con gli inglesi” che racconta la vita nell’immediato dopo-guerra nella città di Pesaro e direttamente vissuta dall’Avvocato allora un bambino di 7 anni. Io sono nata in Inghilterra del dopo-guerra e quindi in confronto all’Avvocato la mia esperienza di guerra si limita a ricordi di “ration books” (tessera per le razioni alimentari) e poi a qualche raro racconto di mio padre,soldato in Africa, e poi del mio patrigno che invece sbarcò con gli alleati in Sicilia e salì fino a Milano dove vide i corpi di Mussolini e la Petracci in Piazzale Loreto. I pochi racconti erano sempre divertenti (le uova che si friggevano sul cofano della macchina nel deserto, le gomme che ‘sparivano’ dai veicoli di notte in Sicilia, il campo di calcio trasformato in campo da cricket a Perugia). D’altra parte cosa si poteva raccontare a una bambina? Quindi accettai molto volentieri l’invito dell’Avvocato spinta anche dalla curiosità di imparare un aspetto della storia che non avevo mai preso in considerazione … e cioè gli inglesi come forza liberante ma anche occupante in Italia. Dopo un primo sussulto provocato dal titolo “la polvere da sparo” (che fortunatamente l’Avvocato mi ha subito chiarito) ho letto il sottotitolo “ovvero La vita con gli inglesi”. Mi colpì la parola “con” … la vita con gli inglese e non degli inglesi”! Mi chiedevo subito “ma come erano questi inglesi? Questi uomini/soldati che parlavano una lingua per lo più sconosciuta allora, che avevano usanze e tradizioni diverse, che venivano da un’altra cultura?” Rocordavo la fortissima commozione che avevo provato a leggere nel “68 DUX” dei montanari, dei contadini, dei semplici cittadini italiani che avevano aiutato i generali inglesi e altri soldati britannici svolgendo generosamente e coraggiosamente un ruolo essenziale nella loro salvezza. E in questo libro, come si comportava gli inglesi ora in una posizione di vantaggio e di potere? Le carte ora si erano rovesciate. Il primo incontro dell’Avvocato e della sua famiglia con gli inglesi è così descritto a p.29: “Il comando inglese finalmente ci permetteva di tornare alla nostra villa al mare … Gli inglesi (…) continuavano ad occupare nella villa l’appartamento al primo, quello al 2° piano e metà di quello al pian terreno.” La famiglia Comandini stava nella metà dell’appartamento al piano terra (2 stanze da letto, la cucina, il bagno e un piccolo salotto). Quindi la famiglia Comandini e i militari inglesi nella stessa casa … ma com’era questa convivenza? Si legge a p.35 che l’orto, prima della guerra proibito ai bambini “ora … era completamente accessibile a noi dato che il cancello era stato abbattuto e l’area resa accessibile alle truppe britanniche e a noi bambini. Si aprivano spazi più ampi e nuovi per i nostri giochi e avventure.” Un inizio di una positiva collaborazione! Guardo le foto a p.45: l’Avvocato con le sue 2 sorelle … e guardo i visi ... tutti ridono o sorridono e trapela un’atmosfera serena – i due soldati sarebbero potuto essere gli zii! A p.52 viene descritto Jimmy: “il più bellino dei nostri amici inglesi.” (mia sottolineatura). Jimmy insegna al bambino Paolo a collegare i fili del telefono da campo (gli farà più tardi anche uno scherzo dandogli una leggera scossa … come un fratello maggiore … ma poi gli regala lo stesso telefono.) Simpatica è la storia della chiave inglese che Paolo rubò per dare a suo papà. Confessando il furto poi al sacerdote questo disse (p.59) che non doveva preoccuparsi molto di questo peccato dato che “gli inglesi avevano da parte loro rubato parecchio” ! Paolo impara che cosa è la “Boogie Woogie” – musica e ballo scatenati. Racconta con stupore la prima volta che vede un albero di Natale decorato dagli inglesi (p.94). Curioso è il riferimento ad uno “scambio culturale culinario”. Paolo bambino non amava quello che chiamava “la polvere da sparo” (nelle sue parole disgustosa e immangiabile) che non era altro che una polvere per fare la zuppa (p.86). Ma d’altra parte descrive il buon odore proveniente dalla cucina degli inglesi (cosa strana direte!) e ricorda: “Una volta venimmo fermati dal cuoco che ci diede un involtino fritto fatto con pasta sfoglia ripiena di Corned Beef.” A seguito la mamma di Paolo provò a cucinarli! Dal libro esce il quadro di una convivenza civile e rispettosa, nella sua diversità stimolante in modo positivo per un bambino curioso e socievole com’era Paolo Emilio. Sia Arthur che William (soprannominato “Solletichino”) scriveranno alla famiglia Comandini poco dopo la loro partenza da Pesaro. Arthur espresse il desiderio di “rivedersi” (p.96) e William affermò che lui e i suoi amici avrebbero voluto anche loro tornare a Pesaro. Questo desiderio è frutto di un chiaro riconoscimento dell’accoglienza che i Pesaresi hanno offerto ai soldati inglesi. Commuove la fotografia dell’estate del 1951 a p.101 che ritrae “Solletichino” in visita alla famiglia Comandini – testimonianza di un rapporto di affetto creato da entrambe le parti. Mi è rimasta alla fine della lettura di questo libro l’immagine forte del lato umano delle persone che hanno vissuto la guerra e che cercavano di tornare ad una vita normale. Sotto la divisa i soldati conosciuti da Paolo si rivelavano per quello che erano: uomini affaticati dalla sofferenza e dagli stenti della guerra e della lontananza dalla loro patria e dalle loro famiglie. Chi sa quanto conforto avranno trovato nella famiglia Comandini, quanto affetto e tenerezza avranno suscitato in loro Paolo Emilio bambino e le sue sorelle. Stasera ho parato solo dalla parte del libro che riguarda la vita con gli inglesi, tralasciando la parte documentaria meticolosamente registrata dall’Avvocato. Sullo sfondo della vita dei Pesaresi nel 1945 ci stavano le insicurezze, la paura di altre guerre e della bomba atomica, l’incertezza della situazione politica. Paolo dice a p.14, “La guerra era sempre un dato cui tutti direttamente ed indirettamente ogni argomenti si riferiva.” Ma nonostante questa ombra, nel libro “La polvere da sparo” capiamo la resilienza dei bambini (e non solo loro!) con la loro curiosità, la loro voglia di conoscere, il loro bisogno di affetto, la loro fantasia, la loro capacità di adattamento. Integrazione e accoglienza sono alla base della convivenza della famiglia Comandini e i soldati inglesi. Mi torna in mente la frase che ho menzionato prima e cioè non “straniere da temere” ma “uomini da aiutare”. E’ questo quello che è successo da entrambe le parti … inglesi con gli italiani e italiani con gli inglesi. In questo momento l’Europa deve affrontare proprio questi temi “integrazione ed accoglienza” con sullo sfondo un’altra guerra e la minaccia delle armi atomiche proprio in Europa dopo più di 70 anni di pace. Sarebbe bello portare questo libro alle lezioni di storia nelle nostre scuole per far capire ai ragazzi che si può convivere in pace e con serenità con persone non conosciute e familiari di diverse lingue e culture. “La polvere da sparo” è storia, ma è anche una storia nella storia che appartiene alla città di Pesaro e alle future generazioni.La polvere da sparo ovvero La Vita con gli inglesi Di Paolo Emilio Comandini Intervento di Rowena Coles alla presentazione del libro Ho conosciuto l’Avv. Paolo Emilio Comandini in occasione della presentazione del suo libro “68 DUX” dopo una richiesta da parte del Consolato Britannico di Milano di rappresentarlo all’evento. Così imparai una storia a me del tutto sconosciuto della fuga di 3 importanti generali inglesi dopo l’armistizio del 1943 e il loro tentativo di raggiungere l’esercito britannico ancora sotto la Linea Gotica. Il libro descrive storie di eroismo da parte di tanti italiani disposti a nascondere i generali e altri soldati inglesi a rischio della propria vita e senza alcun ritorno per sé. Questo eroi italiani consideravano i generali (e cito l’Avvocato) “uomini da aiutare” e non “stranieri da temere”. Dopo un paio di anni l’Avvocato mi chiese di scrivere l’introduzione al suo nuovo libro “La Polvere da sparo ovvero La vita con gli inglesi” che racconta la vita nell’immediato dopo-guerra nella città di Pesaro e direttamente vissuta dall’Avvocato allora un bambino di 7 anni. Io sono nata in Inghilterra del dopo-guerra e quindi in confronto all’Avvocato la mia esperienza di guerra si limita a ricordi di “ration books” (tessera per le razioni alimentari) e poi a qualche raro racconto di mio padre,soldato in Africa, e poi del mio patrigno che invece sbarcò con gli alleati in Sicilia e salì fino a Milano dove vide i corpi di Mussolini e la Petracci in Piazzale Loreto. I pochi racconti erano sempre divertenti (le uova che si friggevano sul cofano della macchina nel deserto, le gomme che ‘sparivano’ dai veicoli di notte in Sicilia, il campo di calcio trasformato in campo da cricket a Perugia). D’altra parte cosa si poteva raccontare a una bambina? Quindi accettai molto volentieri l’invito dell’Avvocato spinta anche dalla curiosità di imparare un aspetto della storia che non avevo mai preso in considerazione … e cioè gli inglesi come forza liberante ma anche occupante in Italia. Dopo un primo sussulto provocato dal titolo “la polvere da sparo” (che fortunatamente l’Avvocato mi ha subito chiarito) ho letto il sottotitolo “ovvero La vita con gli inglesi”. Mi colpì la parola “con” … la vita con gli inglese e non degli inglesi”! Mi chiedevo subito “ma come erano questi inglesi? Questi uomini/soldati che parlavano una lingua per lo più sconosciuta allora, che avevano usanze e tradizioni diverse, che venivano da un’altra cultura?” Rocordavo la fortissima commozione che avevo provato a leggere nel “68 DUX” dei montanari, dei contadini, dei semplici cittadini italiani che avevano aiutato i generali inglesi e altri soldati britannici svolgendo generosamente e coraggiosamente un ruolo essenziale nella loro salvezza. E in questo libro, come si comportava gli inglesi ora in una posizione di vantaggio e di potere? Le carte ora si erano rovesciate. Il primo incontro dell’Avvocato e della sua famiglia con gli inglesi è così descritto a p.29: “Il comando inglese finalmente ci permetteva di tornare alla nostra villa al mare … Gli inglesi (…) continuavano ad occupare nella villa l’appartamento al primo, quello al 2° piano e metà di quello al pian terreno.” La famiglia Comandini stava nella metà dell’appartamento al piano terra (2 stanze da letto, la cucina, il bagno e un piccolo salotto). Quindi la famiglia Comandini e i militari inglesi nella stessa casa … ma com’era questa convivenza? Si legge a p.35 che l’orto, prima della guerra proibito ai bambini “ora … era completamente accessibile a noi dato che il cancello era stato abbattuto e l’area resa accessibile alle truppe britanniche e a noi bambini. Si aprivano spazi più ampi e nuovi per i nostri giochi e avventure.” Un inizio di una positiva collaborazione! Guardo le foto a p.45: l’Avvocato con le sue 2 sorelle … e guardo i visi ... tutti ridono o sorridono e trapela un’atmosfera serena – i due soldati sarebbero potuto essere gli zii! A p.52 viene descritto Jimmy: “il più bellino dei nostri amici inglesi.” (mia sottolineatura). Jimmy insegna al bambino Paolo a collegare i fili del telefono da campo (gli farà più tardi anche uno scherzo dandogli una leggera scossa … come un fratello maggiore … ma poi gli regala lo stesso telefono.) Simpatica è la storia della chiave inglese che Paolo rubò per dare a suo papà. Confessando il furto poi al sacerdote questo disse (p.59) che non doveva preoccuparsi molto di questo peccato dato che “gli inglesi avevano da parte loro rubato parecchio” ! Paolo impara che cosa è la “Boogie Woogie” – musica e ballo scatenati. Racconta con stupore la prima volta che vede un albero di Natale decorato dagli inglesi (p.94). Curioso è il riferimento ad uno “scambio culturale culinario”. Paolo bambino non amava quello che chiamava “la polvere da sparo” (nelle sue parole disgustosa e immangiabile) che non era altro che una polvere per fare la zuppa (p.86). Ma d’altra parte descrive il buon odore proveniente dalla cucina degli inglesi (cosa strana direte!) e ricorda: “Una volta venimmo fermati dal cuoco che ci diede un involtino fritto fatto con pasta sfoglia ripiena di Corned Beef.” A seguito la mamma di Paolo provò a cucinarli! Dal libro esce il quadro di una convivenza civile e rispettosa, nella sua diversità stimolante in modo positivo per un bambino curioso e socievole com’era Paolo Emilio. Sia Arthur che William (soprannominato “Solletichino”) scriveranno alla famiglia Comandini poco dopo la loro partenza da Pesaro. Arthur espresse il desiderio di “rivedersi” (p.96) e William affermò che lui e i suoi amici avrebbero voluto anche loro tornare a Pesaro. Questo desiderio è frutto di un chiaro riconoscimento dell’accoglienza che i Pesaresi hanno offerto ai soldati inglesi. Commuove la fotografia dell’estate del 1951 a p.101 che ritrae “Solletichino” in visita alla famiglia Comandini – testimonianza di un rapporto di affetto creato da entrambe le parti. Mi è rimasta alla fine della lettura di questo libro l’immagine forte del lato umano delle persone che hanno vissuto la guerra e che cercavano di tornare ad una vita normale. Sotto la divisa i soldati conosciuti da Paolo si rivelavano per quello che erano: uomini affaticati dalla sofferenza e dagli stenti della guerra e della lontananza dalla loro patria e dalle loro famiglie. Chi sa quanto conforto avranno trovato nella famiglia Comandini, quanto affetto e tenerezza avranno suscitato in loro Paolo Emilio bambino e le sue sorelle. Stasera ho parato solo dalla parte del libro che riguarda la vita con gli inglesi, tralasciando la parte documentaria meticolosamente registrata dall’Avvocato. Sullo sfondo della vita dei Pesaresi nel 1945 ci stavano le insicurezze, la paura di altre guerre e della bomba atomica, l’incertezza della situazione politica. Paolo dice a p.14, “La guerra era sempre un dato cui tutti direttamente ed indirettamente ogni argomenti si riferiva.” Ma nonostante questa ombra, nel libro “La polvere da sparo” capiamo la resilienza dei bambini (e non solo loro!) con la loro curiosità, la loro voglia di conoscere, il loro bisogno di affetto, la loro fantasia, la loro capacità di adattamento. Integrazione e accoglienza sono alla base della convivenza della famiglia Comandini e i soldati inglesi. Mi torna in mente la frase che ho menzionato prima e cioè non “straniere da temere” ma “uomini da aiutare”. E’ questo quello che è successo da entrambe le parti … inglesi con gli italiani e italiani con gli inglesi. In questo momento l’Europa deve affrontare proprio questi temi “integrazione ed accoglienza” con sullo sfondo un’altra guerra e la minaccia delle armi atomiche proprio in Europa dopo più di 70 anni di pace. Sarebbe bello portare questo libro alle lezioni di storia nelle nostre scuole per far capire ai ragazzi che si può convivere in pace e con serenità con persone non conosciute e familiari di diverse lingue e culture. “La polvere da sparo” è storia, ma è anche una storia nella storia che appartiene alla città di Pesaro e alle future generazioni.La polvere da sparo ovvero La Vita con gli inglesi Di Paolo Emilio Comandini Intervento di Rowena Coles alla presentazione del libro Ho conosciuto l’Avv. Paolo Emilio Comandini in occasione della presentazione del suo libro “68 DUX” dopo una richiesta da parte del Consolato Britannico di Milano di rappresentarlo all’evento. Così imparai una storia a me del tutto sconosciuto della fuga di 3 importanti generali inglesi dopo l’armistizio del 1943 e il loro tentativo di raggiungere l’esercito britannico ancora sotto la Linea Gotica. Il libro descrive storie di eroismo da parte di tanti italiani disposti a nascondere i generali e altri soldati inglesi a rischio della propria vita e senza alcun ritorno per sé. Questo eroi italiani consideravano i generali (e cito l’Avvocato) “uomini da aiutare” e non “stranieri da temere”. Dopo un paio di anni l’Avvocato mi chiese di scrivere l’introduzione al suo nuovo libro “La Polvere da sparo ovvero La vita con gli inglesi” che racconta la vita nell’immediato dopo-guerra nella città di Pesaro e direttamente vissuta dall’Avvocato allora un bambino di 7 anni. Io sono nata in Inghilterra del dopo-guerra e quindi in confronto all’Avvocato la mia esperienza di guerra si limita a ricordi di “ration books” (tessera per le razioni alimentari) e poi a qualche raro racconto di mio padre,soldato in Africa, e poi del mio patrigno che invece sbarcò con gli alleati in Sicilia e salì fino a Milano dove vide i corpi di Mussolini e la Petracci in Piazzale Loreto. I pochi racconti erano sempre divertenti (le uova che si friggevano sul cofano della macchina nel deserto, le gomme che ‘sparivano’ dai veicoli di notte in Sicilia, il campo di calcio trasformato in campo da cricket a Perugia). D’altra parte cosa si poteva raccontare a una bambina? Quindi accettai molto volentieri l’invito dell’Avvocato spinta anche dalla curiosità di imparare un aspetto della storia che non avevo mai preso in considerazione … e cioè gli inglesi come forza liberante ma anche occupante in Italia. Dopo un primo sussulto provocato dal titolo “la polvere da sparo” (che fortunatamente l’Avvocato mi ha subito chiarito) ho letto il sottotitolo “ovvero La vita con gli inglesi”. Mi colpì la parola “con” … la vita con gli inglese e non degli inglesi”! Mi chiedevo subito “ma come erano questi inglesi? Questi uomini/soldati che parlavano una lingua per lo più sconosciuta allora, che avevano usanze e tradizioni diverse, che venivano da un’altra cultura?” Rocordavo la fortissima commozione che avevo provato a leggere nel “68 DUX” dei montanari, dei contadini, dei semplici cittadini italiani che avevano aiutato i generali inglesi e altri soldati britannici svolgendo generosamente e coraggiosamente un ruolo essenziale nella loro salvezza. E in questo libro, come si comportava gli inglesi ora in una posizione di vantaggio e di potere? Le carte ora si erano rovesciate. Il primo incontro dell’Avvocato e della sua famiglia con gli inglesi è così descritto a p.29: “Il comando inglese finalmente ci permetteva di tornare alla nostra villa al mare … Gli inglesi (…) continuavano ad occupare nella villa l’appartamento al primo, quello al 2° piano e metà di quello al pian terreno.” La famiglia Comandini stava nella metà dell’appartamento al piano terra (2 stanze da letto, la cucina, il bagno e un piccolo salotto). Quindi la famiglia Comandini e i militari inglesi nella stessa casa … ma com’era questa convivenza? Si legge a p.35 che l’orto, prima della guerra proibito ai bambini “ora … era completamente accessibile a noi dato che il cancello era stato abbattuto e l’area resa accessibile alle truppe britanniche e a noi bambini. Si aprivano spazi più ampi e nuovi per i nostri giochi e avventure.” Un inizio di una positiva collaborazione! Guardo le foto a p.45: l’Avvocato con le sue 2 sorelle … e guardo i visi ... tutti ridono o sorridono e trapela un’atmosfera serena – i due soldati sarebbero potuto essere gli zii! A p.52 viene descritto Jimmy: “il più bellino dei nostri amici inglesi.” (mia sottolineatura). Jimmy insegna al bambino Paolo a collegare i fili del telefono da campo (gli farà più tardi anche uno scherzo dandogli una leggera scossa … come un fratello maggiore … ma poi gli regala lo stesso telefono.) Simpatica è la storia della chiave inglese che Paolo rubò per dare a suo papà. Confessando il furto poi al sacerdote questo disse (p.59) che non doveva preoccuparsi molto di questo peccato dato che “gli inglesi avevano da parte loro rubato parecchio” ! Paolo impara che cosa è la “Boogie Woogie” – musica e ballo scatenati. Racconta con stupore la prima volta che vede un albero di Natale decorato dagli inglesi (p.94). Curioso è il riferimento ad uno “scambio culturale culinario”. Paolo bambino non amava quello che chiamava “la polvere da sparo” (nelle sue parole disgustosa e immangiabile) che non era altro che una polvere per fare la zuppa (p.86). Ma d’altra parte descrive il buon odore proveniente dalla cucina degli inglesi (cosa strana direte!) e ricorda: “Una volta venimmo fermati dal cuoco che ci diede un involtino fritto fatto con pasta sfoglia ripiena di Corned Beef.” A seguito la mamma di Paolo provò a cucinarli! Dal libro esce il quadro di una convivenza civile e rispettosa, nella sua diversità stimolante in modo positivo per un bambino curioso e socievole com’era Paolo Emilio. Sia Arthur che William (soprannominato “Solletichino”) scriveranno alla famiglia Comandini poco dopo la loro partenza da Pesaro. Arthur espresse il desiderio di “rivedersi” (p.96) e William affermò che lui e i suoi amici avrebbero voluto anche loro tornare a Pesaro. Questo desiderio è frutto di un chiaro riconoscimento dell’accoglienza che i Pesaresi hanno offerto ai soldati inglesi. Commuove la fotografia dell’estate del 1951 a p.101 che ritrae “Solletichino” in visita alla famiglia Comandini – testimonianza di un rapporto di affetto creato da entrambe le parti. Mi è rimasta alla fine della lettura di questo libro l’immagine forte del lato umano delle persone che hanno vissuto la guerra e che cercavano di tornare ad una vita normale. Sotto la divisa i soldati conosciuti da Paolo si rivelavano per quello che erano: uomini affaticati dalla sofferenza e dagli stenti della guerra e della lontananza dalla loro patria e dalle loro famiglie. Chi sa quanto conforto avranno trovato nella famiglia Comandini, quanto affetto e tenerezza avranno suscitato in loro Paolo Emilio bambino e le sue sorelle. Stasera ho parato solo dalla parte del libro che riguarda la vita con gli inglesi, tralasciando la parte documentaria meticolosamente registrata dall’Avvocato. Sullo sfondo della vita dei Pesaresi nel 1945 ci stavano le insicurezze, la paura di altre guerre e della bomba atomica, l’incertezza della situazione politica. Paolo dice a p.14, “La guerra era sempre un dato cui tutti direttamente ed indirettamente ogni argomenti si riferiva.” Ma nonostante questa ombra, nel libro “La polvere da sparo” capiamo la resilienza dei bambini (e non solo loro!) con la loro curiosità, la loro voglia di conoscere, il loro bisogno di affetto, la loro fantasia, la loro capacità di adattamento. Integrazione e accoglienza sono alla base della convivenza della famiglia Comandini e i soldati inglesi. Mi torna in mente la frase che ho menzionato prima e cioè non “straniere da temere” ma “uomini da aiutare”. E’ questo quello che è successo da entrambe le parti … inglesi con gli italiani e italiani con gli inglesi. In questo momento l’Europa deve affrontare proprio questi temi “integrazione ed accoglienza” con sullo sfondo un’altra guerra e la minaccia delle armi atomiche proprio in Europa dopo più di 70 anni di pace. Sarebbe bello portare questo libro alle lezioni di storia nelle nostre scuole per far capire ai ragazzi che si può convivere in pace e con serenità con persone non conosciute e familiari di diverse lingue e culture. “La polvere da sparo” è storia, ma è anche una storia nella storia che appartiene alla città di Pesaro e alle future generazioni.

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