sabato 31 dicembre 2022
ROWENA COLES PRESENTA "LA POLVERE DA SPARO"
La polvere da sparo ovvero La Vita con gli inglesi
Di Paolo Emilio Comandini
Intervento di Rowena Coles alla presentazione del libro
Ho conosciuto l’Avv. Paolo Emilio Comandini in occasione della presentazione del
suo libro “68 DUX” dopo una richiesta da parte del Consolato Britannico di Milano
di rappresentarlo all’evento. Così imparai una storia a me del tutto sconosciuto della
fuga di 3 importanti generali inglesi dopo l’armistizio del 1943 e il loro tentativo di
raggiungere l’esercito britannico ancora sotto la Linea Gotica. Il libro descrive storie
di eroismo da parte di tanti italiani disposti a nascondere i generali e altri soldati
inglesi a rischio della propria vita e senza alcun ritorno per sé. Questo eroi italiani
consideravano i generali (e cito l’Avvocato) “uomini da aiutare” e non “stranieri da
temere”. Dopo un paio di anni l’Avvocato mi chiese di scrivere l’introduzione al suo
nuovo libro “La Polvere da sparo ovvero La vita con gli inglesi” che racconta la vita
nell’immediato dopo-guerra nella città di Pesaro e direttamente vissuta dall’Avvocato
allora un bambino di 7 anni.
Io sono nata in Inghilterra del dopo-guerra e quindi in confronto all’Avvocato la mia
esperienza di guerra si limita a ricordi di “ration books” (tessera per le razioni
alimentari) e poi a qualche raro racconto di mio padre,soldato in Africa, e poi del mio
patrigno che invece sbarcò con gli alleati in Sicilia e salì fino a Milano dove vide i
corpi di Mussolini e la Petracci in Piazzale Loreto. I pochi racconti erano sempre
divertenti (le uova che si friggevano sul cofano della macchina nel deserto, le gomme
che ‘sparivano’ dai veicoli di notte in Sicilia, il campo di calcio trasformato in campo
da cricket a Perugia). D’altra parte cosa si poteva raccontare a una bambina?
Quindi accettai molto volentieri l’invito dell’Avvocato spinta anche dalla curiosità di
imparare un aspetto della storia che non avevo mai preso in considerazione … e cioè
gli inglesi come forza liberante ma anche occupante in Italia.
Dopo un primo sussulto provocato dal titolo “la polvere da sparo” (che
fortunatamente l’Avvocato mi ha subito chiarito) ho letto il sottotitolo “ovvero La
vita con gli inglesi”. Mi colpì la parola “con” … la vita con gli inglese e non degli
inglesi”! Mi chiedevo subito “ma come erano questi inglesi? Questi uomini/soldati
che parlavano una lingua per lo più sconosciuta allora, che avevano usanze e
tradizioni diverse, che venivano da un’altra cultura?” Rocordavo la fortissima
commozione che avevo provato a leggere nel “68 DUX” dei montanari, dei contadini,
dei semplici cittadini italiani che avevano aiutato i generali inglesi e altri soldati
britannici svolgendo generosamente e coraggiosamente un ruolo essenziale nella loro
salvezza. E in questo libro, come si comportava gli inglesi ora in una posizione di
vantaggio e di potere? Le carte ora si erano rovesciate.
Il primo incontro dell’Avvocato e della sua famiglia con gli inglesi è così descritto a
p.29: “Il comando inglese finalmente ci permetteva di tornare alla nostra villa al mare
… Gli inglesi (…) continuavano ad occupare nella villa l’appartamento al primo,
quello al 2° piano e metà di quello al pian terreno.” La famiglia Comandini stava
nella metà dell’appartamento al piano terra (2 stanze da letto, la cucina, il bagno e un
piccolo salotto). Quindi la famiglia Comandini e i militari inglesi nella stessa casa …
ma com’era questa convivenza? Si legge a p.35 che l’orto, prima della guerra proibito
ai bambini “ora … era completamente accessibile a noi dato che il cancello era stato
abbattuto e l’area resa accessibile alle truppe britanniche e a noi bambini. Si aprivano
spazi più ampi e nuovi per i nostri giochi e avventure.” Un inizio di una positiva
collaborazione! Guardo le foto a p.45: l’Avvocato con le sue 2 sorelle … e guardo i
visi ... tutti ridono o sorridono e trapela un’atmosfera serena – i due soldati sarebbero
potuto essere gli zii! A p.52 viene descritto Jimmy: “il più bellino dei nostri amici
inglesi.” (mia sottolineatura). Jimmy insegna al bambino Paolo a collegare i fili del
telefono da campo (gli farà più tardi anche uno scherzo dandogli una leggera scossa
… come un fratello maggiore … ma poi gli regala lo stesso telefono.)
Simpatica è la storia della chiave inglese che Paolo rubò per dare a suo papà.
Confessando il furto poi al sacerdote questo disse (p.59) che non doveva preoccuparsi
molto di questo peccato dato che “gli inglesi avevano da parte loro rubato parecchio”
!
Paolo impara che cosa è la “Boogie Woogie” – musica e ballo scatenati. Racconta
con stupore la prima volta che vede un albero di Natale decorato dagli inglesi (p.94).
Curioso è il riferimento ad uno “scambio culturale culinario”. Paolo bambino non
amava quello che chiamava “la polvere da sparo” (nelle sue parole disgustosa e
immangiabile) che non era altro che una polvere per fare la zuppa (p.86). Ma d’altra
parte descrive il buon odore proveniente dalla cucina degli inglesi (cosa strana
direte!) e ricorda: “Una volta venimmo fermati dal cuoco che ci diede un involtino
fritto fatto con pasta sfoglia ripiena di Corned Beef.” A seguito la mamma di Paolo
provò a cucinarli!
Dal libro esce il quadro di una convivenza civile e rispettosa, nella sua diversità
stimolante in modo positivo per un bambino curioso e socievole com’era Paolo
Emilio.
Sia Arthur che William (soprannominato “Solletichino”) scriveranno alla famiglia
Comandini poco dopo la loro partenza da Pesaro. Arthur espresse il desiderio di
“rivedersi” (p.96) e William affermò che lui e i suoi amici avrebbero voluto anche
loro tornare a Pesaro. Questo desiderio è frutto di un chiaro riconoscimento
dell’accoglienza che i Pesaresi hanno offerto ai soldati inglesi.
Commuove la fotografia dell’estate del 1951 a p.101 che ritrae “Solletichino” in
visita alla famiglia Comandini – testimonianza di un rapporto di affetto creato da
entrambe le parti.
Mi è rimasta alla fine della lettura di questo libro l’immagine forte del lato umano
delle persone che hanno vissuto la guerra e che cercavano di tornare ad una vita
normale. Sotto la divisa i soldati conosciuti da Paolo si rivelavano per quello che
erano: uomini affaticati dalla sofferenza e dagli stenti della guerra e della lontananza
dalla loro patria e dalle loro famiglie. Chi sa quanto conforto avranno trovato nella
famiglia Comandini, quanto affetto e tenerezza avranno suscitato in loro Paolo
Emilio bambino e le sue sorelle.
Stasera ho parato solo dalla parte del libro che riguarda la vita con gli inglesi,
tralasciando la parte documentaria meticolosamente registrata dall’Avvocato. Sullo
sfondo della vita dei Pesaresi nel 1945 ci stavano le insicurezze, la paura di altre
guerre e della bomba atomica, l’incertezza della situazione politica. Paolo dice a p.14,
“La guerra era sempre un dato cui tutti direttamente ed indirettamente ogni argomenti
si riferiva.”
Ma nonostante questa ombra, nel libro “La polvere da sparo” capiamo la resilienza
dei bambini (e non solo loro!) con la loro curiosità, la loro voglia di conoscere, il loro
bisogno di affetto, la loro fantasia, la loro capacità di adattamento. Integrazione e
accoglienza sono alla base della convivenza della famiglia Comandini e i soldati
inglesi. Mi torna in mente la frase che ho menzionato prima e cioè non “straniere da
temere” ma “uomini da aiutare”. E’ questo quello che è successo da entrambe le parti
… inglesi con gli italiani e italiani con gli inglesi. In questo momento l’Europa deve
affrontare proprio questi temi “integrazione ed accoglienza” con sullo sfondo un’altra
guerra e la minaccia delle armi atomiche proprio in Europa dopo più di 70 anni di
pace.
Sarebbe bello portare questo libro alle lezioni di storia nelle nostre scuole per far
capire ai ragazzi che si può convivere in pace e con serenità con persone non
conosciute e familiari di diverse lingue e culture. “La polvere da sparo” è storia, ma è
anche una storia nella storia che appartiene alla città di Pesaro e alle future
generazioni.La polvere da sparo ovvero La Vita con gli inglesi
Di Paolo Emilio Comandini
Intervento di Rowena Coles alla presentazione del libro
Ho conosciuto l’Avv. Paolo Emilio Comandini in occasione della presentazione del
suo libro “68 DUX” dopo una richiesta da parte del Consolato Britannico di Milano
di rappresentarlo all’evento. Così imparai una storia a me del tutto sconosciuto della
fuga di 3 importanti generali inglesi dopo l’armistizio del 1943 e il loro tentativo di
raggiungere l’esercito britannico ancora sotto la Linea Gotica. Il libro descrive storie
di eroismo da parte di tanti italiani disposti a nascondere i generali e altri soldati
inglesi a rischio della propria vita e senza alcun ritorno per sé. Questo eroi italiani
consideravano i generali (e cito l’Avvocato) “uomini da aiutare” e non “stranieri da
temere”. Dopo un paio di anni l’Avvocato mi chiese di scrivere l’introduzione al suo
nuovo libro “La Polvere da sparo ovvero La vita con gli inglesi” che racconta la vita
nell’immediato dopo-guerra nella città di Pesaro e direttamente vissuta dall’Avvocato
allora un bambino di 7 anni.
Io sono nata in Inghilterra del dopo-guerra e quindi in confronto all’Avvocato la mia
esperienza di guerra si limita a ricordi di “ration books” (tessera per le razioni
alimentari) e poi a qualche raro racconto di mio padre,soldato in Africa, e poi del mio
patrigno che invece sbarcò con gli alleati in Sicilia e salì fino a Milano dove vide i
corpi di Mussolini e la Petracci in Piazzale Loreto. I pochi racconti erano sempre
divertenti (le uova che si friggevano sul cofano della macchina nel deserto, le gomme
che ‘sparivano’ dai veicoli di notte in Sicilia, il campo di calcio trasformato in campo
da cricket a Perugia). D’altra parte cosa si poteva raccontare a una bambina?
Quindi accettai molto volentieri l’invito dell’Avvocato spinta anche dalla curiosità di
imparare un aspetto della storia che non avevo mai preso in considerazione … e cioè
gli inglesi come forza liberante ma anche occupante in Italia.
Dopo un primo sussulto provocato dal titolo “la polvere da sparo” (che
fortunatamente l’Avvocato mi ha subito chiarito) ho letto il sottotitolo “ovvero La
vita con gli inglesi”. Mi colpì la parola “con” … la vita con gli inglese e non degli
inglesi”! Mi chiedevo subito “ma come erano questi inglesi? Questi uomini/soldati
che parlavano una lingua per lo più sconosciuta allora, che avevano usanze e
tradizioni diverse, che venivano da un’altra cultura?” Rocordavo la fortissima
commozione che avevo provato a leggere nel “68 DUX” dei montanari, dei contadini,
dei semplici cittadini italiani che avevano aiutato i generali inglesi e altri soldati
britannici svolgendo generosamente e coraggiosamente un ruolo essenziale nella loro
salvezza. E in questo libro, come si comportava gli inglesi ora in una posizione di
vantaggio e di potere? Le carte ora si erano rovesciate.
Il primo incontro dell’Avvocato e della sua famiglia con gli inglesi è così descritto a
p.29: “Il comando inglese finalmente ci permetteva di tornare alla nostra villa al mare
… Gli inglesi (…) continuavano ad occupare nella villa l’appartamento al primo,
quello al 2° piano e metà di quello al pian terreno.” La famiglia Comandini stava
nella metà dell’appartamento al piano terra (2 stanze da letto, la cucina, il bagno e un
piccolo salotto). Quindi la famiglia Comandini e i militari inglesi nella stessa casa …
ma com’era questa convivenza? Si legge a p.35 che l’orto, prima della guerra proibito
ai bambini “ora … era completamente accessibile a noi dato che il cancello era stato
abbattuto e l’area resa accessibile alle truppe britanniche e a noi bambini. Si aprivano
spazi più ampi e nuovi per i nostri giochi e avventure.” Un inizio di una positiva
collaborazione! Guardo le foto a p.45: l’Avvocato con le sue 2 sorelle … e guardo i
visi ... tutti ridono o sorridono e trapela un’atmosfera serena – i due soldati sarebbero
potuto essere gli zii! A p.52 viene descritto Jimmy: “il più bellino dei nostri amici
inglesi.” (mia sottolineatura). Jimmy insegna al bambino Paolo a collegare i fili del
telefono da campo (gli farà più tardi anche uno scherzo dandogli una leggera scossa
… come un fratello maggiore … ma poi gli regala lo stesso telefono.)
Simpatica è la storia della chiave inglese che Paolo rubò per dare a suo papà.
Confessando il furto poi al sacerdote questo disse (p.59) che non doveva preoccuparsi
molto di questo peccato dato che “gli inglesi avevano da parte loro rubato parecchio”
!
Paolo impara che cosa è la “Boogie Woogie” – musica e ballo scatenati. Racconta
con stupore la prima volta che vede un albero di Natale decorato dagli inglesi (p.94).
Curioso è il riferimento ad uno “scambio culturale culinario”. Paolo bambino non
amava quello che chiamava “la polvere da sparo” (nelle sue parole disgustosa e
immangiabile) che non era altro che una polvere per fare la zuppa (p.86). Ma d’altra
parte descrive il buon odore proveniente dalla cucina degli inglesi (cosa strana
direte!) e ricorda: “Una volta venimmo fermati dal cuoco che ci diede un involtino
fritto fatto con pasta sfoglia ripiena di Corned Beef.” A seguito la mamma di Paolo
provò a cucinarli!
Dal libro esce il quadro di una convivenza civile e rispettosa, nella sua diversità
stimolante in modo positivo per un bambino curioso e socievole com’era Paolo
Emilio.
Sia Arthur che William (soprannominato “Solletichino”) scriveranno alla famiglia
Comandini poco dopo la loro partenza da Pesaro. Arthur espresse il desiderio di
“rivedersi” (p.96) e William affermò che lui e i suoi amici avrebbero voluto anche
loro tornare a Pesaro. Questo desiderio è frutto di un chiaro riconoscimento
dell’accoglienza che i Pesaresi hanno offerto ai soldati inglesi.
Commuove la fotografia dell’estate del 1951 a p.101 che ritrae “Solletichino” in
visita alla famiglia Comandini – testimonianza di un rapporto di affetto creato da
entrambe le parti.
Mi è rimasta alla fine della lettura di questo libro l’immagine forte del lato umano
delle persone che hanno vissuto la guerra e che cercavano di tornare ad una vita
normale. Sotto la divisa i soldati conosciuti da Paolo si rivelavano per quello che
erano: uomini affaticati dalla sofferenza e dagli stenti della guerra e della lontananza
dalla loro patria e dalle loro famiglie. Chi sa quanto conforto avranno trovato nella
famiglia Comandini, quanto affetto e tenerezza avranno suscitato in loro Paolo
Emilio bambino e le sue sorelle.
Stasera ho parato solo dalla parte del libro che riguarda la vita con gli inglesi,
tralasciando la parte documentaria meticolosamente registrata dall’Avvocato. Sullo
sfondo della vita dei Pesaresi nel 1945 ci stavano le insicurezze, la paura di altre
guerre e della bomba atomica, l’incertezza della situazione politica. Paolo dice a p.14,
“La guerra era sempre un dato cui tutti direttamente ed indirettamente ogni argomenti
si riferiva.”
Ma nonostante questa ombra, nel libro “La polvere da sparo” capiamo la resilienza
dei bambini (e non solo loro!) con la loro curiosità, la loro voglia di conoscere, il loro
bisogno di affetto, la loro fantasia, la loro capacità di adattamento. Integrazione e
accoglienza sono alla base della convivenza della famiglia Comandini e i soldati
inglesi. Mi torna in mente la frase che ho menzionato prima e cioè non “straniere da
temere” ma “uomini da aiutare”. E’ questo quello che è successo da entrambe le parti
… inglesi con gli italiani e italiani con gli inglesi. In questo momento l’Europa deve
affrontare proprio questi temi “integrazione ed accoglienza” con sullo sfondo un’altra
guerra e la minaccia delle armi atomiche proprio in Europa dopo più di 70 anni di
pace.
Sarebbe bello portare questo libro alle lezioni di storia nelle nostre scuole per far
capire ai ragazzi che si può convivere in pace e con serenità con persone non
conosciute e familiari di diverse lingue e culture. “La polvere da sparo” è storia, ma è
anche una storia nella storia che appartiene alla città di Pesaro e alle future
generazioni.La polvere da sparo ovvero La Vita con gli inglesi
Di Paolo Emilio Comandini
Intervento di Rowena Coles alla presentazione del libro
Ho conosciuto l’Avv. Paolo Emilio Comandini in occasione della presentazione del
suo libro “68 DUX” dopo una richiesta da parte del Consolato Britannico di Milano
di rappresentarlo all’evento. Così imparai una storia a me del tutto sconosciuto della
fuga di 3 importanti generali inglesi dopo l’armistizio del 1943 e il loro tentativo di
raggiungere l’esercito britannico ancora sotto la Linea Gotica. Il libro descrive storie
di eroismo da parte di tanti italiani disposti a nascondere i generali e altri soldati
inglesi a rischio della propria vita e senza alcun ritorno per sé. Questo eroi italiani
consideravano i generali (e cito l’Avvocato) “uomini da aiutare” e non “stranieri da
temere”. Dopo un paio di anni l’Avvocato mi chiese di scrivere l’introduzione al suo
nuovo libro “La Polvere da sparo ovvero La vita con gli inglesi” che racconta la vita
nell’immediato dopo-guerra nella città di Pesaro e direttamente vissuta dall’Avvocato
allora un bambino di 7 anni.
Io sono nata in Inghilterra del dopo-guerra e quindi in confronto all’Avvocato la mia
esperienza di guerra si limita a ricordi di “ration books” (tessera per le razioni
alimentari) e poi a qualche raro racconto di mio padre,soldato in Africa, e poi del mio
patrigno che invece sbarcò con gli alleati in Sicilia e salì fino a Milano dove vide i
corpi di Mussolini e la Petracci in Piazzale Loreto. I pochi racconti erano sempre
divertenti (le uova che si friggevano sul cofano della macchina nel deserto, le gomme
che ‘sparivano’ dai veicoli di notte in Sicilia, il campo di calcio trasformato in campo
da cricket a Perugia). D’altra parte cosa si poteva raccontare a una bambina?
Quindi accettai molto volentieri l’invito dell’Avvocato spinta anche dalla curiosità di
imparare un aspetto della storia che non avevo mai preso in considerazione … e cioè
gli inglesi come forza liberante ma anche occupante in Italia.
Dopo un primo sussulto provocato dal titolo “la polvere da sparo” (che
fortunatamente l’Avvocato mi ha subito chiarito) ho letto il sottotitolo “ovvero La
vita con gli inglesi”. Mi colpì la parola “con” … la vita con gli inglese e non degli
inglesi”! Mi chiedevo subito “ma come erano questi inglesi? Questi uomini/soldati
che parlavano una lingua per lo più sconosciuta allora, che avevano usanze e
tradizioni diverse, che venivano da un’altra cultura?” Rocordavo la fortissima
commozione che avevo provato a leggere nel “68 DUX” dei montanari, dei contadini,
dei semplici cittadini italiani che avevano aiutato i generali inglesi e altri soldati
britannici svolgendo generosamente e coraggiosamente un ruolo essenziale nella loro
salvezza. E in questo libro, come si comportava gli inglesi ora in una posizione di
vantaggio e di potere? Le carte ora si erano rovesciate.
Il primo incontro dell’Avvocato e della sua famiglia con gli inglesi è così descritto a
p.29: “Il comando inglese finalmente ci permetteva di tornare alla nostra villa al mare
… Gli inglesi (…) continuavano ad occupare nella villa l’appartamento al primo,
quello al 2° piano e metà di quello al pian terreno.” La famiglia Comandini stava
nella metà dell’appartamento al piano terra (2 stanze da letto, la cucina, il bagno e un
piccolo salotto). Quindi la famiglia Comandini e i militari inglesi nella stessa casa …
ma com’era questa convivenza? Si legge a p.35 che l’orto, prima della guerra proibito
ai bambini “ora … era completamente accessibile a noi dato che il cancello era stato
abbattuto e l’area resa accessibile alle truppe britanniche e a noi bambini. Si aprivano
spazi più ampi e nuovi per i nostri giochi e avventure.” Un inizio di una positiva
collaborazione! Guardo le foto a p.45: l’Avvocato con le sue 2 sorelle … e guardo i
visi ... tutti ridono o sorridono e trapela un’atmosfera serena – i due soldati sarebbero
potuto essere gli zii! A p.52 viene descritto Jimmy: “il più bellino dei nostri amici
inglesi.” (mia sottolineatura). Jimmy insegna al bambino Paolo a collegare i fili del
telefono da campo (gli farà più tardi anche uno scherzo dandogli una leggera scossa
… come un fratello maggiore … ma poi gli regala lo stesso telefono.)
Simpatica è la storia della chiave inglese che Paolo rubò per dare a suo papà.
Confessando il furto poi al sacerdote questo disse (p.59) che non doveva preoccuparsi
molto di questo peccato dato che “gli inglesi avevano da parte loro rubato parecchio”
!
Paolo impara che cosa è la “Boogie Woogie” – musica e ballo scatenati. Racconta
con stupore la prima volta che vede un albero di Natale decorato dagli inglesi (p.94).
Curioso è il riferimento ad uno “scambio culturale culinario”. Paolo bambino non
amava quello che chiamava “la polvere da sparo” (nelle sue parole disgustosa e
immangiabile) che non era altro che una polvere per fare la zuppa (p.86). Ma d’altra
parte descrive il buon odore proveniente dalla cucina degli inglesi (cosa strana
direte!) e ricorda: “Una volta venimmo fermati dal cuoco che ci diede un involtino
fritto fatto con pasta sfoglia ripiena di Corned Beef.” A seguito la mamma di Paolo
provò a cucinarli!
Dal libro esce il quadro di una convivenza civile e rispettosa, nella sua diversità
stimolante in modo positivo per un bambino curioso e socievole com’era Paolo
Emilio.
Sia Arthur che William (soprannominato “Solletichino”) scriveranno alla famiglia
Comandini poco dopo la loro partenza da Pesaro. Arthur espresse il desiderio di
“rivedersi” (p.96) e William affermò che lui e i suoi amici avrebbero voluto anche
loro tornare a Pesaro. Questo desiderio è frutto di un chiaro riconoscimento
dell’accoglienza che i Pesaresi hanno offerto ai soldati inglesi.
Commuove la fotografia dell’estate del 1951 a p.101 che ritrae “Solletichino” in
visita alla famiglia Comandini – testimonianza di un rapporto di affetto creato da
entrambe le parti.
Mi è rimasta alla fine della lettura di questo libro l’immagine forte del lato umano
delle persone che hanno vissuto la guerra e che cercavano di tornare ad una vita
normale. Sotto la divisa i soldati conosciuti da Paolo si rivelavano per quello che
erano: uomini affaticati dalla sofferenza e dagli stenti della guerra e della lontananza
dalla loro patria e dalle loro famiglie. Chi sa quanto conforto avranno trovato nella
famiglia Comandini, quanto affetto e tenerezza avranno suscitato in loro Paolo
Emilio bambino e le sue sorelle.
Stasera ho parato solo dalla parte del libro che riguarda la vita con gli inglesi,
tralasciando la parte documentaria meticolosamente registrata dall’Avvocato. Sullo
sfondo della vita dei Pesaresi nel 1945 ci stavano le insicurezze, la paura di altre
guerre e della bomba atomica, l’incertezza della situazione politica. Paolo dice a p.14,
“La guerra era sempre un dato cui tutti direttamente ed indirettamente ogni argomenti
si riferiva.”
Ma nonostante questa ombra, nel libro “La polvere da sparo” capiamo la resilienza
dei bambini (e non solo loro!) con la loro curiosità, la loro voglia di conoscere, il loro
bisogno di affetto, la loro fantasia, la loro capacità di adattamento. Integrazione e
accoglienza sono alla base della convivenza della famiglia Comandini e i soldati
inglesi. Mi torna in mente la frase che ho menzionato prima e cioè non “straniere da
temere” ma “uomini da aiutare”. E’ questo quello che è successo da entrambe le parti
… inglesi con gli italiani e italiani con gli inglesi. In questo momento l’Europa deve
affrontare proprio questi temi “integrazione ed accoglienza” con sullo sfondo un’altra
guerra e la minaccia delle armi atomiche proprio in Europa dopo più di 70 anni di
pace.
Sarebbe bello portare questo libro alle lezioni di storia nelle nostre scuole per far
capire ai ragazzi che si può convivere in pace e con serenità con persone non
conosciute e familiari di diverse lingue e culture. “La polvere da sparo” è storia, ma è
anche una storia nella storia che appartiene alla città di Pesaro e alle future
generazioni.
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