L'11 settembre 1860 la giovanetta
quattordicenne Emilia Gessi che abitava nel palazzo del Corso di
Pesaro di proprietà del padre Luigi Gessi (che il venne
nominato Sindaco di Pesaro il 30.10.1866 da S. Altezza Reale
Vittorio Emanuele II di Savoia) vedeva sfilare lungo il il Corso,
scortati dai soldati del Generale Cialdini, i militari papalini che
avevano difeso le mura cittadine, per essere condotti in prigione a
Rocca Costanza, dileggiati da molti pesaresi muniti di coccarde
tricolori. Il Corso, allora, era percorso, senza i moderni divieti,
da carri e carrozze condotte da cavalli che sull'acciottolato
facevano un gran frastuono con le loro ruote cerchiate di ferro e gli
zoccoli dei cavalli che lasciavano spesso deiezioni poco profumate
sulla carreggiata. Percorrevano il Corso anche carretti a mano e
spesse volte anche la utilissima “scalaporta” che era un grosso
carro con sopra una serie di scale che si potevano innestare tra loro
fino a raggiungere notevoli altezze come quelle dei pompieri di oggi.
Le carrozze ed i cavalli non sostavano sul corso come le auto perché
dovevano trovare sistemazione in locali adibiti a rimesse e stalle.
La situazione del Corso, passato il
fronte e ricostruiti i palazzi distrutti dalle mine dei tedeschi in
ritirata compreso quello che era stato di Emilia Gessi chi rimaneva
immutato e percorso da carri e carrozze e rare automobili.
Lungo il Corso alle 13 precise passava
immancabilmente, evitando il loggiato e rasentando il lato opposto,
la elegante figura con cappello e veletta della Signora Giovagnoli
che si recava a prendere l'aperitivo al Bar Capobianchi.
Era la moglie dell'ing. Giovagnoli che
aveva progettato la urbanizzazione della zona mare e che aveva
perduto in guerra il figlio, disperso in Russia.
Il Corso, negli anni successivi
rimaneva immutato in un centro sempre più depauperato di gran
parte delle sue attività commerciali, professionali e
culturali ed anemizzato per i limiti posti alla libera circolazione
dell'isola pedonale.
Il decadimento del Centro denunciato in
questi decenni con articoli sui giornali to, da varie associazioni
come quella “Salviamo il Centro storico” sembravano realizzarsi
per merito del nuovo sindaco Ricci le cui dichiarazioni
programmatiche appoggiate da ingenti risorse finanziarie sembravano
dare una speranza concreta dato che si può dare atto a suo
merito l'avere salvato Fosso Seiore dalla cementificazione, e e
manifestato una visione dei problemi della città di Pesaro
solidale con Fano ed Urbino avvicinandosi alla visione di una
Metropoli nel verde auspicata in un articolo pubblicato ne La Sveglia
Democratica molti anni fa. Ma un conto sono le dichiarazioni
programmatiche e le intenzioni ed altro i provvedimenti e le
realizzazioni pratiche che possono e debbono essere criticabili in
quanto errate o inadeguate allo scopo prefisso.
La riqualificazione del Centro con la
ordinaria e straordinaria manutenzione delle strade va nella
direzione giusta ed è doverosa, ma sono ben criticabili la
demolizione della antica pavimentazione del loggiato del Corso che
poteva integrarsi con la nuova esterna ad essa e la sistemazione di
palle di cemento che non c'entrano con lo stile dei palazzi e della
loro storia. Il lavoro non piacerebbe certo alla Emilia Gessi né
al suo padre Luigi né ai loro successori Luisa Belli e Mario
Comandini.
Peraltro per fortuna, le palle e gli
alberi in vasi potranno, re melius perpensa, essere rimossi
facilmente come è stato fatto con i vasi di cemento messi anni
fa in viale Trieste.
Ma non si capisce perché gli
incarichi di questo genere non vengano affidati a professionisti
pesaresi. Ma cosa sa della storia di Pesaro un architetto di Savona?
Ma forse per le palle si sarà ispirato alle palle di cannone
sparate da Cialdini che si trovano sistemate ancora su la Porta Rimi?
e in viale Trieste alcuni anni fa.
Pesaro li 26 agosto 2017.
Paolo Emilio Comandini.