Mio nonno Pietro, medico chirurgo, a 60 anni venne preso da una vena poetica per cui cominciò a scrivere poesie in italiano ed in dialetto romagnolo. Alcune sue poesie sono state già pubblicate in questo Blog. Per parare le critiche che gli venivano rivolte il nonno scrisse la seguente poesia che si adatta bene anche al sottoscritto sol che si cambi due o tre parole:
L’è
ora ad fnila
Mo
parchè mo vuit ch’ a si (dutur) avuchet
a
vnì a rubé l’ amstir a i (leterè) jiurnalist,
u
m’ geva un dè, tri quatar prufessur;
...mo
no v’ dasì da gli erii: lassé andé ?!
A
n’ n’ avì mo abastenza di dulor,
dal
noj par vostar cont, dal gatt da plé!
St’
rasunament m’avea inciudé int’e’ mur
e
me a s’ o armast a lè cm’ un insasé!
Mo
za ‘st’ sunett fruleva int’e’ zarvel!
e
dài e pecia; e frola, frola, frola
la
truvè un bus: l’ha fatt al mi zuvnoti
l’istess
che d’int’e’ bozl’ al pavajoti:
andé
mo a dì! De’ rest l’è naturel,
quand
scapa quèl!.. bisogna dei la mola!!
Pietro
Comandini
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E’
ORA DI FINIRLA: - Ma perchè voialtri che siete medici - venite
a rubare il mestiere ai letterati, - mi dicevano, un giorno, tre o
quattro professori; - ma non datevi delle arie: lasciate andare?! -
Non ne avete abbastanza dei dolori, - delle noie per conto vostro,
delle gatte da pelare! - Questo ragionamento mi aveva inchiodato al
muro - ed io sono rimasto lì come un insensato! - Ma già
questo sonetto girava nel cervello - e dagli e batti e frulla,
frulla, frulla - ha trovato un buco: ha fatto giovanotte mie - come
dal bozzolo le farfalle - Andate mo a dire! del resto è
naturale, - quando scappa qualche cosa... bisogna lasciarla andare!!
Pesaro li 2 gennaio 2017.