Stasera
ho l’onore di portare i saluti dell’Ambasciata Britannica in
Italia, del Pro Console Marcello Marconi del Consolato Generale di
Milano e di esprimere l’apprezzamento da parte dell’Ambasciata e
il mio personale per la presentazione del libro “68 DUX”
dell’Avvocato Paolo Emilio Comandini.
Ringrazio
l’Avvocato, la Professoressa Simonetta Romagna della Biblioteca
“Bobbato” e il Professor Riccardo Paolo Uguccioni, Presidente
della Società Pesarese di Studi Storici dell’invito a questo
evento che mette ancora insieme stasera protagonisti italiani e
inglesi come una specie di proseguo della storia di “68 DUX” che
è, come dice il sottotitolo, “la
storia della cattura, prigionia e fuga di tre generali inglesi nel
racconto dei protagonisti”.
Come
spiega l’Avvocato Comandino, quando riprende le parole di uno dei
protagonisti – il Priore dell’Eremo di Camaldoli – “68 DUX”
è “una
storia interessantissima”.
Dal punto di vista strettamente storico senza dubbio lo è. Ma come
cittadina sia britannica che italiana, vorrei fare delle riflessioni
su questa storia dal punto di vista umano – o più semplicemente
parlare degli uomini e delle donne di questa storia – i
protagonisti. Allora la storia “interessantissima”
diventa anche una storia di solidarietà, di sacrificio personale ed
di esemplare rispetto dell’altro.
Per
comprendere fino in fondo tutte le implicazioni, devo richiamare la
vostra attenzione ai tre generali inglesi. Chi erano? Nella Premessa
si legge che erano generali “del
massimo grado”-
rimo:
General Philip Neame nel 1940 comandava le truppe britanniche in
Palestina, Transgiordania e Cipro e al momento della cattura in Nord
Africa era Comandante in Capo e Governatore della Cirenaica. Nella
Prima Guerra Mondiale era stato decorato con la “Victoria Cross”
– la più alta onorificenza militare britannica.
Il secondo: General Richard
O’Connor venne descritto da Winston Churchill come “il
migliore dei nostri comandanti del deserto”
e stava per essere incaricato dal comando britannico per affrontare
Rommel in Nord Africa al momento della cattura.
Il Terzo: General Owen Tudor Boyd
stava viaggiando verso l’Egitto per prendere il Comando in Capo
della Royal Air Force (RAF) in Medio Oriente quando fu costretto ad
atterrare da un gruppo di aerei italiani sopra la Sicilia.
Ho voluto soffermarmi sui
particolari gradi di massimo comando dei 3 generali perché solo così
possiamo capire fino in fondo il rischio corso dalle tante persone
che li hanno aiutati a nascondersi e a fuggire per poi alla fine
raggiungere l’esercito inglese che stava salendo l’Italia. Un
rischio enorme. Eppure il libro narra dei tanti italiani del nostro
territorio, fra Camaldoli., La Verna, il villaggio di Seghettina e
più vicino a noi – da Milano Marittima, e Cervia a Riccione,
Cattolica , lo stesso Pesaro – tanti italiani della nostra terra
che ,come afferma l’Avvocato Comandino, “senza
alcun tornaconto e senza nessuna motivazione politica particolare
hanno rischiato la loro vita per aiutare i fuggiaschi inglesi”.
La storia “interessantissima”
così diventa una storia di una travolgente umanità dove poveri
montanari aiutano soldati cresciuti nelle famiglie aristocratiche e
nelle migliori college inglesi, dove i fratelli dell’Ordine dei
Camaldolesi di fede cattolica ospitano soldati di fede anglicana,
dove persone di una cultura, di una lingua diverse, di una nazione
sconosciuta vengono visti solo come “uomini da aiutare ” e non
come “stranieri da temere”.
Vorrei leggere un episodio che mi
è rimasto particolarmente impresso. L’episodio è raccontato da
Guido Canestrari, incaricato da Ruggero Cagnazzo a prelevare i
fuggitivi.
Quando arrivano al luogo
dell’appuntamento, è notte fonda. Nel buio, Guido riesce a
scorgere una chiesetta vuota, con la porta aperta ed una luce di una
casa non lontana. Mentre gli ufficiali si pongono al riparo
all’interno della chiesetta, lui raggiunge la casa, da cui viene,
sommesso, il coro di un rosario. Come bussa alla porta si fa
immediato il silenzio. Poi si leva una voce maschile: “Voglio
sapere chi siete e che cosa volete”. Canestrari, prima di dire il
suo nome dice: “Sono un evaso dal campo di concentramento tedesco.
E sono tutto bagnato: ho dovuto passare a guado dei fiumi. Non
sopravvivo alla notte qui fuori, col freddo che fa.” “No, non
possiamo aprirti. Ci sono i tedeschi! Stanno cercando dei prigionieri
alleati … se vuoi salvarti, scappa. Va via! …” “Avete visto
Padre Leone?” gli chiede. “Padre Leone deve incontrarsi con me.”
“Padre Leone dovrebbe essere a cinquanta metri da qui, nell’altra
casa! A quest’ora starà già ad aspettarvi.” In seguito a questa
informazione chiama fuori tutti gli ufficiali e tutti insieme,
all’altra casa. Canestrari bussa alla porta e gli altri restano a
distanza. La porta si schiude. Ma la risposta è ancora “no”., un
altro rifiuto. A un tratto però, mentre sta ancora sulla soglia a
implorare una vecchina seduta accanto al fuoco, mi vede e si alza di
scatto. “Apri, fa entrare quel poveretto! Grida all’uomo che gli
sta di fronte. “Lo vedi in che stato è? Se resta fuori stanotte,
quello muore. Non abbiamo figli anche noi, in giro per il mondo? Ti
piacerebbe vederli trattai così?”
Il
Canestrari si fa coraggio, entra e va a sedere al camino. Dopo un
istante la vecchina si accorge che non è solo e che fuori, nelle
stesse sue condizioni ci sono altri in attesa. A tale vista, di
nuovo, la vecchina insorge e fa entrare tutti. Si accomodano tutti
intorno al fuoco, rincuorati, ad asciugarsi (p.
48-9)
La
“vecchina” ha aperto la porta, ha accolto, non ha pensato al
pericolo che correva. Il libro è pieno di episodi simili. Il lettore
non smette mai di stupirsi davanti a tanti atti di coraggio.
I
nostri ragazzi – italiani ed inglesi – leggono libri di storia a
scuola che raccontano i fatti storici della II Guerra Mondiale … ma
quanto potrebbero anche imparare da libri come 68 DUX – esempi di
vita e di sacrificio che , come scrive l’Avvocato Comandino, sono
rimasti sconosciuti e non meritatamente compensati. Storie di piccoli
grandi uomini che, grazie all’Avvocato, ora rimarranno vive.
Ormai
sono pochissime le persone che erano vive durante la II Guerra
Mondiale e che possono “raccontare dal vivo” le loro esperienze.
I figli ancora possono ricordare i loro racconti, come ha fatto
l’Avvocato Comandini che racconta suo stesso zio nel libro. Per
strana coincidenza, anche io posso raccontare qualche cosa che parla
di ufficiali britannici in Nord Africa e in Italia. Mio padre, Leslie
Frederick Coles, era Capitano nella Royal Ordinance Survey Corps
(RAOC) e ha servito in Nord Africa proprio sotto il General Neame.
Mio patrigno, Hubert John Wright, è salito dalla Sicilia fino a
Milano con la Ottava Armata nella liberazione d’Italia. Ma solo se
ci sono persone come l’Avvocato Comandino che prendono penna e
scrivono, possono sopravvivere nella memoria dell’uomo le storie
“interessantissime”
di persone “normali”
che non sono registrate nei testi di storia.
Oggigiorno
l’unità dell’Europa è in crisi – fra meno di un mese si terrà
un referendum nel Regno Unito dove i cittadini decideranno se
rimanere o uscire dall’Unione Europea. (remainers or exiteers). I
confini si stanno chiudendo. Dobbiamo sempre, in questi giorni di
paura e di tensione, ricordare il sacrificio e il coraggio degli
uomini che hanno portato la pace in Europa. “68 DUX” ci deve
servire come libro guida per un’Europa unita dove i cittadini
possono vivere in pace rispettando le diversità e sorvolando sulle
differenze con coraggio e solidarietà.
L’Ambasciata
Britannica in Italia ha sempre lavorato in questa direzione e
ringrazia ancora una volta l’Avvocato Comandino, la Società
Pesarese di Studi Storici e la Biblioteca “Bobbato” per il
prezioso contributo all’amicizia e alla fratellanza fra i nostri
due paesi.
Pesaro
li 31 maggio 2016.
Prof.
Rowena Coles
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