martedì 6 ottobre 2015

EXPO 2015 di Massimo Tonucci

Mi colpiscono i visi: un seguito sterminato di visi, nella folla che percorre il decumano, l’immensa via dritta che attraversa lo spazio dell’Expo. Altra gente si muove per le vie laterali, entra nei padiglioni o rimane pazientemente in fila anche per molte ore per entrare in quelli più gettonati, come Italia e Giappone. Visi inediti di gente sconosciuta scorrono come ondate di un largo fiume: chiari, aperti, espressivi; o vuoti, assenti, rassegnati; larghi e piatti, tirati e trascurati; belli e limpidi o sbilenchi e incavati, sproporzionati o composti; leccati e tirati oppure appassiti e scarni, gentili o sgraziati. Italiani, europei, asiatici, cinesi tondi e giapponesi sottili… Quanti aggettivi si possono usare per descrivere visi che, quando esprimono l’anima, diventano volti. Donne e uomini, bianchi e negri o gialli, anziani, persone in difficoltà e in carrozzina, bambini docili o saltellanti, ragazzi a gruppetti interessati alle loro trame.  Come nella migliore agricoltura, variamente segnalata nei padiglioni, non trattata a monocultura, ma con semine diversificate, per la diversità di piante e cibi. Lungo le vie dell’Expo la nostra veloce passeggiata ci conduce ad annusare profumi di sementi, piante e cibi, mentre commentiamo le meraviglie architettoniche di costruzioni a vela o in legno o in vetro. Un mondo pervarso dall'incontro fertile e vivace di uomini di ogni terra, che si intrecciano, conoscono, imparano, lavorano, progettano, inventano, producono piante, animali, macchine, in tutte le aree, in tutte le condizioni di acqua, terra e sotto terra. Sterminata potenza e duttilità dell’immenso pianeta creato e tutt’ora in gestazione, creatura che deve ancora esprimere il meglio di sé, capace di alimentare miliardi e miliardi di uomini. Siamo tutti entusiasti perché su Marte c'è acqua, e potrebbe esserci la vita. Ma qui, sulla Terra, la vita c'è e a nessuno importa; tanto che qualcuno dice che distruggerla è un diritto. Un insetto, un microbo, un qualsiasi microrganismo marziano, davvero sarebbe più importante di un uomo? Non dovremmo avere la stessa gioia e rispetto per uno e per l'altro, e per la nostra stessa vita? Qualcuno osserva: «Manca un qualsiasi segno religioso». Né è possibile dire che il grande albero della vita, posto alla confluenza tra cardo e decumano, ne rappresenti un richiamo: troppo mutevole e fantasmagorico, quasi simbolo carnevalesco. Improvvisamente eccoci davanti ad uno slargo quasi nascosto, ma imponente, la statua d’oro della Madonnina del Duomo di Milano brilla alla luce del tramonto. Ecco il volto che trattiene e riconsegna, trasfigurati di bellezza,tutti i volti.
Massimo Tonucci

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