Mi
colpiscono i visi: un seguito sterminato di visi, nella folla che
percorre il decumano, l’immensa via dritta che attraversa lo spazio
dell’Expo. Altra gente si muove per le vie laterali, entra nei
padiglioni o rimane pazientemente in fila anche per molte ore per
entrare in quelli più gettonati, come Italia e Giappone. Visi
inediti di gente sconosciuta scorrono come ondate di un largo fiume:
chiari, aperti, espressivi; o vuoti, assenti, rassegnati; larghi e
piatti, tirati e trascurati; belli e limpidi o sbilenchi e incavati,
sproporzionati o composti; leccati e tirati oppure appassiti e
scarni, gentili o sgraziati. Italiani, europei, asiatici, cinesi
tondi e giapponesi sottili… Quanti aggettivi si possono usare per
descrivere visi che, quando esprimono l’anima, diventano
volti. Donne e uomini, bianchi e negri o gialli, anziani, persone in
difficoltà e in carrozzina, bambini docili o saltellanti, ragazzi a
gruppetti interessati alle loro trame. Come nella migliore
agricoltura, variamente segnalata nei padiglioni, non trattata a
monocultura, ma con semine diversificate, per la diversità di piante
e cibi. Lungo le vie dell’Expo la nostra veloce passeggiata ci
conduce ad annusare profumi di sementi, piante e cibi, mentre
commentiamo le meraviglie architettoniche di costruzioni a vela o in
legno o in vetro. Un mondo pervarso dall'incontro fertile e
vivace di uomini di ogni terra, che si intrecciano,
conoscono, imparano,
lavorano, progettano, inventano, producono piante, animali, macchine,
in tutte le aree, in tutte le condizioni di acqua, terra e sotto
terra. Sterminata potenza e duttilità dell’immenso pianeta creato
e tutt’ora in gestazione, creatura che deve ancora esprimere il
meglio di sé, capace di alimentare miliardi e miliardi di uomini.
Siamo tutti entusiasti perché su Marte c'è acqua, e potrebbe
esserci la vita. Ma qui, sulla Terra, la vita c'è e a nessuno
importa; tanto che qualcuno dice che distruggerla è un diritto. Un
insetto, un microbo, un qualsiasi microrganismo marziano, davvero
sarebbe più importante di un uomo? Non dovremmo avere la stessa
gioia e rispetto per uno e per l'altro, e per la nostra stessa
vita? Qualcuno
osserva: «Manca un qualsiasi segno religioso». Né è possibile
dire che il grande albero della vita, posto alla confluenza tra cardo
e decumano, ne rappresenti un richiamo: troppo mutevole e
fantasmagorico, quasi simbolo carnevalesco. Improvvisamente eccoci
davanti ad uno slargo quasi
nascosto, ma imponente, la statua d’oro della Madonnina del Duomo
di Milano brilla alla luce del tramonto. Ecco il volto che trattiene
e riconsegna, trasfigurati di bellezza,tutti i volti.
Massimo
Tonucci
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