Una volta i figli erano considerati una ricchezza non solo nelle famiglie borghesi, ma anche in quelle contadine ed operaie. I figli rappresentavano per i genitori non solo una “forza lavoro” ed una fonte di reddito, ma anche un’assicurazione per la vecchiaia perché essi, diventati vecchi o infermi e quindi non più in grado di lavorare, potevano contare sui figli.
Con il progresso economico e sociale il
compito di mantenimento ed assistenza è stato assunto dallo Stato ed
in particolare dagli Enti di previdenza ed assistenza che
ridistribuiscono ai pensionati quanto hanno versato (se lo hanno
fatto) durante la loro vita lavorativa ed anche i contributi delle
nuove generazioni.
Con la denatalità e l’allungamento
della vita il sistema non funziona più e va in crisi. Questa crisi
ha la sua causale nella perdita della consapevolezza dell’importanza
che aveva ed ha il legame solidale ed economico tra le generazioni.
E’ stata persa sciaguratamente, per
miope egoismo sociale, la consapevolezza che i figli oltre ad essere
un costo per i genitori, sono soprattutto una ricchezza per loro e
per la società.
Infatti, la gente, si è abituata a
considerare l’assistenza e previdenza nel rapporto tra il cittadino
e lo Stato, scordandosi dell’originario legame esistente tra
genitori e figli che, di fatto restava determinante. I partiti e la
cultura di sinistra ha in tutti i modi incoraggiato l’egoismo più
miope della gente rivendicandolo come libertà individuale, e questo
con il divorzio, l’aborto, la contraccezione che hanno distrutto la
famiglia e la natalità.
Il welfare, verificatosi dopo la
ricostruzione ed il miracolo economico, ha fatto sì che le
generazioni hanno anteposto la carriera, l’acquisizione di beni
materiali al bene “figli” che sono stati visti più come una
fonte di spesa che una ricchezza materiale oltre che spirituale.
Tale atteggiamento egoistico
individuale è stato alimentato e sfruttato dai politici e dalla
cultura della sinistra che ha incoraggiato il controllo delle
nascite, l’aborto, e ogni norma contro l’unità della famiglia.
Ma la sinistra, ora, ha scoperto che gli immigrati, clandestini e
non, rappresentano una ricchezza per il paese.
Ma i figli degli italiani non
rappresentavano e non rappresentano anch’essi una ricchezza per il
Paese?
La famiglia, al di la di ogni
considerazione religiosa, non è forse ancora quella che i Romani
chiamavano il seminarium rei publicae? I Romani affermando
questo prescindevano da ogni considerazione etica, e tanto meno
cristiana, ma da bravi laici avevano ben presente l’interesse dello
Stato, come anche ora dovrebbe fare qualsiasi laico che si rispetti,
nella politica e nella società.
Ma allora perché attaccare di nuovo la
cellula fondamentale dello Stato con il riconoscimento degli sterili
rapporti come quelli omosessuali e quelli delle coppie di fatto che
ne rappresentano un evidente e subdola anticipazione?
Le coppie di fatto (parlando ancora di
quelle eterosessuali) non vogliono o non possono assumere i diritti e
gli obblighi che nascono dal contratto di matrimonio sia civile che
religioso.
Nessuno li obbliga a non sposarsi e
nessuno gli impedisce, in base al diritto civile, di regolare i loro
rapporti economici liberamente come vogliono, ma allora perché
vogliono pubblicizzare il loro rapporto? E’ evidente: solo per
approfittare ed acquisire dei benefici accordati giustamente dallo
Stato o dagli Enti pubblici alle famiglie regolari con le normative
assistenziali, sulla casa, sulla successione, sulla reversibilità
della pensione ecc.. Tutti benefici che sono concessi alla famiglia
regolare perché essa rappresenta, appunto, un valore per lo Stato,
perché la famiglia è, ancora, il seminarium rei publicae.
Questi “benefici” costano ed incidono nei bilanci dello Stato e
degli altri Enti Pubblici.
Ora non si vede, da un punto di vista
prettamente laico, quale interesse possa avere lo Stato (che ha
sempre risorse limitate) a concedere benefici, a scapito delle vere
famiglie, a soggetti che non sono e non hanno voglia di costituire
una famiglia regolare.
Non si vede la necessità e l’urgenza
di regolare, ai fini che abbiamo visto, un tale fenomeno sociale (tra
l’altro limitato) che andrebbe a scapito delle vere famiglie, se
non nell’ottica di delle solite bene individuate forze politiche
che mirano chiaramente ad introdurre il “matrimonio” tra
omosessuali per una manciata di voti e non certo, come abbiamo visto,
nel vero interesse dello Stato laico.
Ma le forze politiche della sinistra
non hanno mai avuto il vero senso dello Stato laicamente inteso
perché questo è stato sempre subordinato e confuso con il partito e
l’interesse del suo potere sulla società.
Pesaro 5 febbraio 2006.
Paolo Emilio Comandini
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