mercoledì 17 settembre 2014

I LAICI, LA FAMIGLIA E L’ITERESSE DELLO STATO




Una volta i figli erano considerati una ricchezza non solo nelle famiglie borghesi, ma anche in quelle contadine ed operaie. I figli rappresentavano per i genitori non solo una “forza lavoro” ed una fonte di reddito, ma anche un’assicurazione per la vecchiaia perché essi, diventati vecchi o infermi e quindi non più in grado di lavorare, potevano contare sui figli.

Con il progresso economico e sociale il compito di mantenimento ed assistenza è stato assunto dallo Stato ed in particolare dagli Enti di previdenza ed assistenza che ridistribuiscono ai pensionati quanto hanno versato (se lo hanno fatto) durante la loro vita lavorativa ed anche i contributi delle nuove generazioni.

Con la denatalità e l’allungamento della vita il sistema non funziona più e va in crisi. Questa crisi ha la sua causale nella perdita della consapevolezza dell’importanza che aveva ed ha il legame solidale ed economico tra le generazioni.
E’ stata persa sciaguratamente, per miope egoismo sociale, la consapevolezza che i figli oltre ad essere un costo per i genitori, sono soprattutto una ricchezza per loro e per la società.
Infatti, la gente, si è abituata a considerare l’assistenza e previdenza nel rapporto tra il cittadino e lo Stato, scordandosi dell’originario legame esistente tra genitori e figli che, di fatto restava determinante. I partiti e la cultura di sinistra ha in tutti i modi incoraggiato l’egoismo più miope della gente rivendicandolo come libertà individuale, e questo con il divorzio, l’aborto, la contraccezione che hanno distrutto la famiglia e la natalità.

Il welfare, verificatosi dopo la ricostruzione ed il miracolo economico, ha fatto sì che le generazioni hanno anteposto la carriera, l’acquisizione di beni materiali al bene “figli” che sono stati visti più come una fonte di spesa che una ricchezza materiale oltre che spirituale.

Tale atteggiamento egoistico individuale è stato alimentato e sfruttato dai politici e dalla cultura della sinistra che ha incoraggiato il controllo delle nascite, l’aborto, e ogni norma contro l’unità della famiglia. Ma la sinistra, ora, ha scoperto che gli immigrati, clandestini e non, rappresentano una ricchezza per il paese.
Ma i figli degli italiani non rappresentavano e non rappresentano anch’essi una ricchezza per il Paese?
La famiglia, al di la di ogni considerazione religiosa, non è forse ancora quella che i Romani chiamavano il seminarium rei publicae? I Romani affermando questo prescindevano da ogni considerazione etica, e tanto meno cristiana, ma da bravi laici avevano ben presente l’interesse dello Stato, come anche ora dovrebbe fare qualsiasi laico che si rispetti, nella politica e nella società.
Ma allora perché attaccare di nuovo la cellula fondamentale dello Stato con il riconoscimento degli sterili rapporti come quelli omosessuali e quelli delle coppie di fatto che ne rappresentano un evidente e subdola anticipazione?

Le coppie di fatto (parlando ancora di quelle eterosessuali) non vogliono o non possono assumere i diritti e gli obblighi che nascono dal contratto di matrimonio sia civile che religioso.
Nessuno li obbliga a non sposarsi e nessuno gli impedisce, in base al diritto civile, di regolare i loro rapporti economici liberamente come vogliono, ma allora perché vogliono pubblicizzare il loro rapporto? E’ evidente: solo per approfittare ed acquisire dei benefici accordati giustamente dallo Stato o dagli Enti pubblici alle famiglie regolari con le normative assistenziali, sulla casa, sulla successione, sulla reversibilità della pensione ecc.. Tutti benefici che sono concessi alla famiglia regolare perché essa rappresenta, appunto, un valore per lo Stato, perché la famiglia è, ancora, il seminarium rei publicae. Questi “benefici” costano ed incidono nei bilanci dello Stato e degli altri Enti Pubblici.
Ora non si vede, da un punto di vista prettamente laico, quale interesse possa avere lo Stato (che ha sempre risorse limitate) a concedere benefici, a scapito delle vere famiglie, a soggetti che non sono e non hanno voglia di costituire una famiglia regolare.
Non si vede la necessità e l’urgenza di regolare, ai fini che abbiamo visto, un tale fenomeno sociale (tra l’altro limitato) che andrebbe a scapito delle vere famiglie, se non nell’ottica di delle solite bene individuate forze politiche che mirano chiaramente ad introdurre il “matrimonio” tra omosessuali per una manciata di voti e non certo, come abbiamo visto, nel vero interesse dello Stato laico.
Ma le forze politiche della sinistra non hanno mai avuto il vero senso dello Stato laicamente inteso perché questo è stato sempre subordinato e confuso con il partito e l’interesse del suo potere sulla società.
Pesaro 5 febbraio 2006.


Paolo Emilio Comandini

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