C'ERA UNA FESTA
Annotavo, un
paio di post fa,
come chi si nutre di menzogna spesso si trasforma nell'opposto di chi
credeva di essere.
Un piccolo esempio può essere quello della
Festa della Donna. Sì, l'8 marzo appena trascorso.
Se chiedete in
giro, la maggior parte delle persone vi dirà che in essa si
ricordano delle operaie bruciate vive nel rogo della loro
fabbrica.
E' una balla. Lo
si sa da un pezzo.
Nessun rogo; narrazione inventata dai partiti comunisti del secolo
scorso per portare avanti la loro agenda; presa per buona anche dalle
nostre parti, perché l'unione sovietica era il paradiso delle donne
lavoratrici, no?
La festa doveva rappresentare la rivalsa delle donne oppresse dal capitalismo; passata poi a rivendicazione del femminismo, "io sono mia"; e infine approdata ai lidi attuali. Dove diventa commercialmente obbligatorio il dono della mimosa; dove, per sentirsi libere, le donne vanno in branco ad assistere a spogliarelli maschili. Riproducendo così, dalla parte opposta, lo stesso rendere l'altro sesso un oggetto che tanto si biasimava. Hanno scelto di assomigliare al'uomo prendendone la parte peggiore.
I tempi cambiano. Quella sinistra che le aveva esaltate ormai le ha abbandonate per altri interessi. Nell'era del gender, essere femmine è riprovevole quasi quanto esser di sesso maschile. Così le atlete si ritrovano a concorrere con maschi che affermano di essere donne, senza possibilità di vincere per l'oggettiva differenza fisica, o chiuse fuori dalla protezione che spetterebbe loro. Volere essere uguali ha come conseguenza che non è più possibile chiedere di essere diversi.
Le donne meritano di meglio.
Pesaro li 11.03.2021.
Massimo Tonucci
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