martedì 10 dicembre 2019

GUARDA UN PO' COSA HO TROVATO


COMITATI DI PROTESTA E PREZZI: 
 Nel gennaio del 2004 a Pesaro

Da che mondo é mondo dell’aumento dei prezzi, della rarefazione o scomparsa delle merci dal mercato, dell’accaparramento e d’ogni forma di speculazione sono stati accusati i commercianti o il governo. Ai tempi dell’antica Grecia, Lisia, tuonava contro, i commercianti di grano che erano additati come nemici del popolo. Non parliamo poi degli interventi autoritari sui prezzi: basta pensare all'assalto del “Forno delle Grucce” di manzoniana memoria e a tanti altri episodi, anche recenti, di controllo forzoso dei prezzi presi solo per populismo perché essi non hanno mai risolto nulla, anzi hanno aggravato le cose, perché non riconoscono le vere cause del fenomeno.
Gli effetti negativi prodotti dall’introduzione dell’Euro sono certamente temporanei. Lo stesso fenomeno si è verificato quando, fatta l’unità d’Italia, la Lira sostituì tutte le precedenti monete in vigore nei vari stati italiani.
Tenuto conto dell’effetto Euro, le cause principali dell’aumento dei prezzi, sono da ricercare in tutto ciò che rende il “libero mercato” vischioso, non trasparente e quindi non concorrenziale. Sotto quest’aspetto la città di Pesaro (che costituisce di per se un mercato) non ha i requisiti ideali.
L’ offerta degli ipermercati non è comunicante tra loro né con gli altri esercizi commerciali e viceversa. Non esiste un vero mercato centralizzato del pesce e dei prodotti ittici, non esiste un vero mercato centrale della frutta e verdura. Esiste solo una frammentazione poco trasparente e poco comunicante di tanti negozi. Il mercato è efficiente e svolge la sua funzione solo quando costituisce un punto il più ristretto possibile dove l'offerta e la domanda, vale a dire i compratori e venditori possono entrare e ritirasi liberamente.
I due mercati del centro della città sono stati deliberatamente svuotati e non esiste quindi un centro commerciale che può costituire punto di riferimento della domanda e offerta dei beni. L’assessorato al Commercio sembra che non esista come non esiste una politica commerciale del Comune di Pesaro.
Non solo non esiste quindi una vera politica commerciale del Comune di Pesaro, ma soltanto la buona volontà degli operatori del settore che non sono affatto aiutati nell'esercizio delle loro attività. Il mercato della verdura del San Domenico è in uno stato indecente e gli operatori non solo non sono invogliati a parteciparvi, ma quelli che ancora resistono vivono nell’incertezza più assoluta per cui è loro inibita ogni possibilità d’iniziativa ed investimento e sono sempre con la paura di qualche idea balzana di qualche assessore illuminato. Privi di certezze gli operatori del settore non appena possibile, se ne vanno. Il mercato del pesce è stato in pratica abolito perché non si può considerare “mercato” l’esistenza di due operatori in un locale angusto che non può permettere l’ingresso di altri operatori.
Quello che era una volta il centro commerciale è stato completamente svuotato, reso difficilmente accessibile. Ma non solo, qualsiasi iniziativa commerciale non viene aiutata, ma spesse volte boicottata ed ostacolata come è avvenuto con il negozio dell’Eurofrutta che ha permesso in questi anni a migliaia di pesaresi di acquistare la frutta e la verdura ad un prezzo basso ed accessibile e che è stato quasi quotidianamente visitato dai vigili urbani.
Ora i DS, scordandosi di essere loro al governo della città da sessantanni e di avere un Assessore al Commercio, iniziano la solita sceneggiata per distrarre l’opinione pubblica da quelle che sono le loro responsabilità per attribuirle al solito governo Berlusconi. E’ lo stesso copione adottato per i problema finanziario. La Regione sperpera, ma quando è costretta a sperperare di meno ad aumentare le tasse, la colpa è del solito “governo ladro”.
Pesaro 18 gennaio 2004.

Paolo Emilio Comandini
Responsabile Problematiche Urbane
Di Forza Italia

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