COMITATI DI PROTESTA E
PREZZI:
Nel gennaio del 2004 a Pesaro
Da che mondo é mondo
dell’aumento dei prezzi, della rarefazione o scomparsa delle merci
dal mercato, dell’accaparramento e d’ogni forma di speculazione
sono stati accusati i commercianti o il governo. Ai tempi dell’antica
Grecia, Lisia, tuonava contro, i commercianti di grano che erano
additati come nemici del popolo. Non parliamo poi degli interventi
autoritari sui prezzi: basta pensare all'assalto del “Forno delle
Grucce” di manzoniana memoria e a tanti altri episodi, anche
recenti, di controllo forzoso dei prezzi presi solo per populismo
perché essi non hanno mai risolto nulla, anzi hanno aggravato le
cose, perché non riconoscono le vere cause del fenomeno.
Gli effetti negativi
prodotti dall’introduzione dell’Euro sono certamente temporanei.
Lo stesso fenomeno si è verificato quando, fatta l’unità
d’Italia, la Lira sostituì tutte le precedenti monete in vigore
nei vari stati italiani.
Tenuto conto dell’effetto
Euro, le cause principali dell’aumento dei prezzi, sono da
ricercare in tutto ciò che rende il “libero mercato” vischioso,
non trasparente e quindi non concorrenziale. Sotto quest’aspetto la
città di Pesaro (che costituisce di per se un mercato) non ha i
requisiti ideali.
L’ offerta degli
ipermercati non è comunicante tra loro né con gli altri esercizi
commerciali e viceversa. Non esiste un vero mercato centralizzato del
pesce e dei prodotti ittici, non esiste un vero mercato centrale
della frutta e verdura. Esiste solo una frammentazione poco
trasparente e poco comunicante di tanti negozi. Il mercato è
efficiente e svolge la sua funzione solo quando costituisce un punto
il più ristretto possibile dove l'offerta e la domanda, vale a dire
i compratori e venditori possono entrare e ritirasi liberamente.
I due mercati del
centro della città sono stati deliberatamente svuotati e non esiste
quindi un centro commerciale che può costituire punto di riferimento
della domanda e offerta dei beni. L’assessorato al Commercio sembra
che non esista come non esiste una politica commerciale del Comune di
Pesaro.
Non solo non esiste
quindi una vera politica commerciale del Comune di Pesaro, ma
soltanto la buona volontà degli operatori del settore che non sono
affatto aiutati nell'esercizio delle loro attività. Il mercato della
verdura del San Domenico è in uno stato indecente e gli operatori
non solo non sono invogliati a parteciparvi, ma quelli che ancora
resistono vivono nell’incertezza più assoluta per cui è loro
inibita ogni possibilità d’iniziativa ed investimento e sono
sempre con la paura di qualche idea balzana di qualche assessore
illuminato. Privi di certezze gli operatori del settore non appena
possibile, se ne vanno. Il mercato del pesce è stato in pratica
abolito perché non si può considerare “mercato” l’esistenza
di due operatori in un locale angusto che non può permettere
l’ingresso di altri operatori.
Quello che era una
volta il centro commerciale è stato completamente svuotato, reso
difficilmente accessibile. Ma non solo, qualsiasi iniziativa
commerciale non viene aiutata, ma spesse volte boicottata ed
ostacolata come è avvenuto con il negozio dell’Eurofrutta che ha
permesso in questi anni a migliaia di pesaresi di acquistare la
frutta e la verdura ad un prezzo basso ed accessibile e che è stato
quasi quotidianamente visitato dai vigili urbani.
Ora i DS, scordandosi di
essere loro al governo della città da sessantanni e di avere un
Assessore al Commercio, iniziano la solita sceneggiata per distrarre
l’opinione pubblica da quelle che sono le loro responsabilità per
attribuirle al solito governo Berlusconi. E’ lo stesso copione
adottato per i problema finanziario. La Regione sperpera, ma quando è
costretta a sperperare di meno ad aumentare le tasse, la colpa è del
solito “governo ladro”.
Pesaro 18 gennaio 2004.
Paolo Emilio Comandini
Responsabile Problematiche
Urbane
Di Forza Italia
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